Sci, è scontro tra Roma e Vienna, il Governo italiano vuole gli impianti europei chiusi, ma l'Austria non ci sta

Sci, è scontro tra Roma e Vienna, il Governo italiano vuole gli impianti europei chiusi, ma l'Austria non ci sta

Sci, è scontro tra Roma e Vienna, il Governo italiano vuole gli impianti europei chiusi, ma l'Austria non ci sta


Conte e Von der Leyen concordano sull’esigenza di un coordinamento di Bruxelles sulle misure anti-Covid per il Natale. Però c’è l’ostacolo austriaco.

Il presidente del Consiglio lo aveva annunciato ieri: serve un coordinamento europeo sulle misure per fronteggiare l'epidemia. L'esempio portato da Giuseppe Conte riguardava il tema di giornata, la chiusura degli impianti sciistici: come si fa a garantire che, con gli impianti italiani chiusi, i nostri connazionali non vadano a sciare in Francia o in Austria per poi tornare contribuendo così ad un nuovo innalzamento della curva del contagio? Questa la domanda che si pone il premier. E oggi Conte dà seguito a questo proposito affrontando il tema con la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen. Uno scambio di vedute che Conte ha sintetizzato così su Twitter: "Ottimo scambio di vedute oggi con Von der Leyen su Global Health Summit in collegamento con il G20, coordinamento europeo delle misure sanitarie sul Covid-19 in occasione del periodo natalizio, un'azione europea più efficace sul tema migrazione con i Paesi extra-UE, e su Brexit". Il primo step per arrivare al coordinamento europeo potrebbe essere, dunque, il G20 della salute annunciato pochi giorni fa dal presidente del consiglio e che si terrà nel 2021, durante la presidenza italiana del G20. Ma a Vienna non piace l’idea di un Natale senza vacanze sulla neve, proposto da Roma. E in caso lo stop allo sci dovesse essere imposto da Bruxelles, il ministro austriaco alle Finanze Gernot Bluemel e la ministra per il Turismo Elisabeth Koestinger chiedono un ristoro dell’Ue. “Non posso condividere l’iniziativa italiana. In Austria ci sarà di certo un turismo invernale”, ha detto Koestinger. “I nostri operatori turistici si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza, l’apres ski per esempio non sarà consentito”.


Il nodo delle riforme

Subito dopo la telefonata con la numero uno della Commissione, il presidente del Consiglio ha riunito i capi delegazione dei partiti di governo per aggiornarli e fare il punto sulle prossime mosse. Il clima all'interno della maggioranza è, infatti, tornato incandescente nelle ultime ore, soprattutto dopo lo stop al percorso di riforme che sembrava ormai avviato con la convocazione del tavolo di maggioranza. Il Partito Democratico ha espresso la sua preoccupazione per il rischio di vedere il governo impantanarsi. Per i Democratici spetta a Conte imprimere una accelerazione al lavoro nella maggioranza ed esercitare il suo ruolo di garante del patto di governo. I Cinque Stelle, incassato il taglio dei parlamentari, non intendono "stravolgere" la Carta Costituzionale con riforme che, ritengono, non siano comprese nel patto. Diametralmente opposta è la linea di Italia Viva che sottolinea la necessità di non accontentarsi di piccole modifiche regolamentari e punta alla riforma del Titolo V, nuovo cavallo di battaglia del leader Matteo Renzi. Una posizione che, è il sospetto in ambienti parlamentari del Pd, nasconde il timore di una legge elettorale con soglia di sbarramento troppo alta. A parte questo, però, su una cosa Partito Democratico e Italia Viva sono d'accordo in questo momento: non si può rimanere fermi, occorre dare un impulso all'azione di governo per scongiurare il rischio della palude.


Il dilemma del Mes

Il nodo principale nella maggioranza rimane, tuttavia, il Mes, con il Pd e Iv che insistono sul sì all'utilizzo del fondo Salva-Stati mentre il Movimento 5 stelle continua a frenare. Lunedì se ne discuterà anche all'Ecofin, dove sarà presente il ministro Roberto Gualtieri. E alla fine proprio il ministro dell'Economia si confronterà con il Parlamento prima dell'Ecofin. Sulla riforma del Mes il Pd, con Iv, preme per il via libera, anche alla luce del fatto che l'Italia si assumerebbe la responsabilità di bloccare la riforma al centro da mesi del lavoro dell'Ue. Il M5s chiede però il coinvolgimento del Parlamento. Di qui la mediazione raggiunta sul passaggio che Gualtieri dovrebbe fare con le commissioni Affari Ue e Finanze. 

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