Mi fanno male i capelli, un cortocircuito metatestuale dove il cinema diventa memoria

Mi fanno male i capelli, un cortocircuito metatestuale dove il cinema diventa memoria

Mi fanno male i capelli, un cortocircuito metatestuale dove il cinema diventa memoria Photo Credit: Fotogramma.it


Il film di Roberta Torre è stato presentato in concorso alla Festa del cinema di Roma e uscirà nelle sale oggi 20 ottobre

Le donne alla regia continuano a costellare il concorso della 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Dopo l'apertura della kermesse affidata all'opera prima di Paola Cortellesi "C'è ancora domani", ieri è toccato a Roberta Torre e al suo "Mi fanno male i capelli". Lei, regista con alle spalle già diverse partecipazioni a festival prestigiosi (Cannes e Venezia), stavolta si cimenta con una pellicola dai toni inediti, soprattutto per il nostro paese. Un omaggio delicato ma profondo al cinema di Monica Vitti.

LA TRAMA DEL FILM

È la storia di una donna di nome Monica (Alba Rohrwacher), che perde la memoria e le vien diagnosticata la sindrome di Korsakoff. La donna ritrova un senso nella sua vita solamente identificandosi nei personaggi interpretati da Monica Vitti. Inizia vestirsi come l'attrice e a imitarla, riproponendo le scene dei suoi film

Accanto a lei c'è Edoardo (Filippo Timi), l'uomo che l'ama così immensamente da sperare che questa sua immedesimazione la salvi, così tanto da permettere che entri a far parte della loro quotidianità. La loro esistenza si alterna così a visioni de La notte, L'eclisse, Deserto rosso, Teresa la ladra, Amore mio aiutami, Polvere di stelle, mentre Monica viaggia tra ricordi e illusioni, conversando con uno schermo e confondendo il cinema con la realtà. Nel frattempo Edoardo è sempre lì, intento a cercare di trattenerla nel nostro mondo.

TRA CINEMA, VERITÀ E MEMORIA

Un gioco di campi e controcampi, tra realtà e finzione, tra vita e cinema, due facce della stessa medaglia che dialogano tra loro insistentemente per tutto l'arco narrativo. Nel film di Roberta Torre sembra come se il cinema smettesse di essere soltanto un simulacro per diventare una traccia reale e tangibile di una memoria passata. Le pellicole che hanno costellato la storia del nostro cinema, come strumento per colmare un trauma e per ricostruire un'identità smarrita.

Mi fanno male i capelli propone un cortocircuito metalinguistico, con una messa in scena ambiziosa e soluzioni visive di grande impatto. Una buonissima idea che però non viene sfruttata fino in fondo. La storia resta ferma sulle sue intenzioni di partenza, non evolve e finisce per rimanere statica. Ci si aspettava qualche guizzo in più, soprattutto nel finale. Ma tutto sommato siamo difronte ad un’opera inedita per il nostro cinema, un progetto da difendere per l'audacia e per l'abilità di trattare il tema della perdita della memoria attraverso l'uso della settima arte.


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