Governo, stretta di Natale e verifica sul tavolo, ancora 48 ore per trattare e raggiungere l'accordo

Governo, stretta di Natale e verifica sul tavolo, ancora 48 ore per trattare e raggiungere l'accordo

Governo, stretta di Natale e verifica sul tavolo, ancora 48 ore per trattare e raggiungere l'accordo


A Palazzo Chigi susseguirsi di riunioni cruciali per nuove misure natalizie anti-Covid e per il futuro dell’esecutivo. Intanto l’opposizione si ricompatta e chiude al dialogo

Provvedimenti più rigidi sono necessari, ma è pur vero che mentre in Germania, che ha decretato il lockdown nazionale per le festività di Natale, la curva epidemiologica sale, in Italia abbiamo una curva finalmente discendente, seppur il calo proceda lentamente. Questa, in estrema sintesi, la posizione espressa dal Comitato tecnico scientifico nella riunione col premier Giuseppe Conte, i capi delegazione delle forze di maggioranza e il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, sul tavolo la questione del lockdown nazionale in vista delle festività. L'ipotesi è quella di decretare l'Italia in zona rossa nei festivi e prefestivi, dunque 24-25-26 dicembre, 31 dicembre e primo gennaio, 5 e 6 gennaio. Ad essere convinti della necessità di un nuovo lockdown, con negozi e ristoranti chiusi e impossibilità di spostarsi, i ministri Dario Franceschini, Francesco Boccia e Roberto Speranza. Ma non tutti nel governo sono sulla stessa posizione, complice l'esposizione del Cts, che chiede sì misure più rigide - "è inevitabile e ne siamo tutti convinti" - spiega uno dei ministri al tavolo - ma non necessariamente una 'zona rossa' per l'Italia intera. Altro nodo da sciogliere è quello dei ristori, inevitabili se si procederà con la chiusura delle attività, ma con non pochi problemi dal punto di vista economico. il governo tornerà ad aggiornarsi nelle prossime ore per decidere. Intanto il braccio di ferro è in atto. La dead-line per la scelta finale dovrebbe essere quella di mercoledì o giovedì mattina quando il ministro Boccia incontrerà le Regioni.


La verifica di governo

Il presidente del Consiglio intanto ha aperto la partita sulla verifica. In 24 ore vede M5S (capigruppo e Bonafede, Crimi, Di Maio, Patuanello), Pd (Zingaretti, Franceschini e i capigruppo, Orlando e D'Elia), Italia viva e Leu (entrambi domani). Annunciata la presenza anche di Matteo Renzi che ha minacciato mani libere qualora il governo non dovesse rivedere l'impianto sul Recovery plan. "Conte non può gestire in maniera autonoma 209 miliardi come se fossero i soldi di un salvadanaio", la posizione dei renziani. Dunque 'consultazioni' al via ma nessuno intende pronunciare la parola 'rimpasto'. "Credo che in questo momento, parlare di rimpasto non sia una cosa molto utile per il Paese", dice il sottosegretario Buffagni. "La politica dovrebbe dare l'esempio e non alimentare incertezza con uno sterile balletto su una crisi di governo con annesso rimpasto che qualcuno smentisce a giorni alterni", osserva Fornaro di Leu. "Il tema non è il rimpasto. Italia viva non sta lavorando per una crisi di governo", dice Rosato di Iv. "No al rimpasto. Parola orribile. A conclusione del processo politico, il premier deciderà se adeguare gli assetti del governo. Questo per noi non è un tabù", sottolinea il Pd Bettini. I Dem chiedono di 'parlamentarizzare' il processo dei fondi europei e di coinvolgere, oltre le Camere, anche l'opposizione. I 5S, al pari dei Dem, garantiscono l'appoggio al presidente del Consiglio. Insomma per i pentastellati le tensioni nel governo sono generate dagli appetiti di Italia Viva, eppure il sospetto è che siano generate anche del Pd, per caselle considerate strategiche nell'esecutivo. Ma la prospettiva di una crisi pilotata o di un 'Conte ter' è più lontana. Così come sembra difficile - osserva un esponente dem - anche la strada di due vice premier (servirebbe modificare la legge) o della sostituzione di ministri importanti. Però il premier dovrà far fronte alle rivendicazioni dei partiti. "Così non si può andare avanti, serve uscire dall'impasse", continuano ad insistere i Dem, invocando pure un cambio di passo sulle riforme. I Dem insomma insistono per una vera ripartenza, "basta rinvii su tutti i dossier". Il punto di caduta per mettere fine alle fibrillazioni nella maggioranza passa soprattutto attraverso il 'Recovery'. Il ministro Gualtieri ribadisce: il governo presenterà un "piano molto ambizioso" con 60 grandi progetti, serve "una cabina di regia". "In nessun caso questa struttura sarà sovraordinata o sovrapposta ai passaggi istituzionali", la rassicurazione del premier Conte.


L’opposizione e l’unità ritrovata

Il centrodestra nel frattempo ripropone l'immagine di una coalizione unita e solida, al lavoro per avanzare "proposte concrete" nell'ottica di una nuova collaborazione, aperta anche alle forze di maggioranza. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani presentano, insieme con i più 'piccoli' - NcI, Udc e Cambiamo -, le proposte che confluiranno in emendamenti alla legge di bilancio: due miliardi per azzerare i versamenti a carico di partite Iva, autonomi, artigiani e professionisti, fondi e proposte in vista della riapertura delle scuole e tutela delle associazioni di volontariato. L'obiettivo è di presentarsi uniti, come alternativa credibile a una "maggioranza sempre più litigiosa e divisa", spiegano. Dopo i chiarimenti chiesti dalla Meloni, quindi, Salvini si 'corregge' sulla proposta, fatta nei giorni scorsi, di un governo 'ponte' che traghetti verso le politiche anticipate. 

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