Governo, Draghi ed Erdogan ad Ankara: “Italia e Turchia sono unite al fianco di Kiev e della pace”

Governo, Draghi ed Erdogan ad Ankara: “Italia e Turchia sono unite al fianco di Kiev e della pace”

Governo, Draghi ed Erdogan ad Ankara: “Italia e Turchia sono unite al fianco di Kiev e della pace”


Il gas, la guerra in Ucraina, la situazione in Libia, e la questione dei migranti: sono stati i temi principali al centro del vertice intergovernativo italo-turco, a dieci anni dall’ultimo che fu ospitato a Roma nel maggio 2012. Firmati nove accordi

Il premier Draghi in Turchia con 5 ministri, il presidente Mattarella in Mozambico (e domani nello Zambia): entrambi al lavoro per disimpegnarsi dalla Russia. L’obbiettivo insomma è costruire nuovi ponti sul gas e continuare a tessere la tela energetica.


Il vertice

La guerra in Ucraina, la situazione in Libia, e la questione dei migranti: sono stati i temi al centro del vertice intergovernativo italo-turco, a dieci anni dall’ultimo che fu ospitato a Roma nel maggio 2012. L’incontro è arrivato dopo il gelo dell’aprile dell’anno scorso, quando Draghi definì Erdogan un dittatore. Insieme al presidente del Consiglio i ministri Di Maio, Guerini, Lamorgese, Giorgetti e Cingolani, che hanno firmato 9 accordi e protocolli di intesa in materia di affari esteri, sostegno delle piccole e medie imprese e sviluppo sostenibile.


Draghi

“C’è la volontà comune di rafforzare la collaborazione: Italia e Turchia sono partner, amici alleati". Così il premier Mario Draghi al termine dell'incontro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. E il capo dell’esecutivo ha poi aggiunto così sul conflitto ucraino: “Sul grano Al G7 di Elamu ho riportato le parole del segretario delle nazioni unite. Si tratta di un piano incoraggiante non occorre sminare i porti sono stati individuati uno o più corridoi sicuri. Il gruppo di lavoro in cui la Turchia ha un ruolo centrale deve garantire che non ci siano attacchi russi e che le navi non portino armi. Le tre parti Onu, nazione Unite e Ucraina ci sono, si sta aspettando l'adesione del Cremlino”. Infine, sulla vicenda immigrazione ha concluso: “"La gestione dell'immigrazione deve essere umana, equa ed efficace. Noi cerchiamo di salvare vite umane. Ma occorre anche capire che un paese che accoglie non ce la fa più. E' un problema che il ministro Lamorgese ha posto in Europa, lo ha detto qui e lo diremo alla Grecia quando la incontreremo. Forse noi siamo il paese meno discriminante e aperto, ma anche noi abbiamo limiti e ora ci siamo arrivati".


Il M5S

"Oggi fermi come i sassi". Il leader del M5S Giuseppe Conte riunirà il Consiglio nazionale 'allargato' solo domani, in tarda mattinata, a una manciata di ore dall'incontro col premier Mario Draghi, fissato alle ore 16.30. Dopo il faccia a faccia tra i due, il presidente dei pentastellati dovrebbe riferire, in serata, all'assemblea congiunta di deputati e senatori M5S, riferiscono fonti del Movimento.


Le crepe

Nel frattempo si aprono crepe nella maggioranza e volano stracci, a poche ore dall'incontro chiarificatore tra Draghi e Conte. A mandare in fibrillazione i partiti - in particolar modo Lega, Iv, Fi ma anche i dimaiani di Ipf- la scelta del governo di non mettere per ora la fiducia al dl aiuti, il decreto che, tra le altre cose, contiene la norma sull'inceneritore a Roma. L'importante per il governo, che tende così la mano al M5S, è che l'approvazione sia rapida -la deadline è il 16 luglio per il disco verde di Montecitorio- perché famiglie e imprese, viene rimarcato, attendono le risorse contenute nel dl, ben 23 miliardi di euro.


L’apertura

Un'apertura, quella concessa al M5S, che viene vista con fumo negli occhi da gran parte della maggioranza, tanto da indurre in molti a chiamare Palazzo Chigi per invertire la rotta, riportano diverse fonti. Anche perché, viene spiegato, solo Fdi e M5S avevano emendamenti pronti per l'Aula alla scadenza -fissate alle 12 di ieri-, il resto delle forze politiche erano sprovviste di proposte di modifica avendo data per scontata la fiducia. E così ora il rischio è che i 5 Stelle vedano passare l'emendamento finalizzato a 'oliare' gli ingranaggi del superbonus, mentre le altre forze di maggioranza si ritroverebbero a bocca asciutta. Da qui il pressing su Palazzo Chigi, anche perché, accusano all'unisono gli 'scontenti', si aprirebbe un caso senza precedenti. "A noi certi favoritismi non sono mai stati concessi, quindi si creerebbe una questione politica gravissima", sentenziano dalla Lega. Dove è in primis il segretario Matteo Salvini a voler battagliare sulla questione.


La Lega

La Lega non rinuncia ad avere un atteggiamento di responsabilità ma non rinuncia neanche ai suoi punti di riferimento, a partire dai temi della pace fiscale e dal maggior controllo dei confini. Matteo Salvini, parlando ai senatori ed ai deputati del suo partito rilancia sulle richieste del partito di via Bellerio al governo con un avvertimento: non si può dare più agibilità politica a Conte, facendo un passo indietro sulla fiducia al dl aiuti, per esempio, e dire sempre no agli altri. Il segretario ne fa ormai una questione di principio, racconta chi ha preso parte alle due riunioni, senza nascondere una certa "irritazione" per il principio dei "due pesi due misure" all'interno della maggioranza. I senatori hanno risposto lamentando le loro difficoltà a restare in questa coalizione . Tutti hanno rimarcato il valore dell'unità di partito, come aveva fatto ieri a Milano la ministra Erika Stefani, che oggi - anch'essa presente alle riunioni - ha chiesto un impegno personale di tutti affinché non sia sempre e solo Matteo Salvini a metterci la faccia. Da qui la richiesta dei senatori di "far sentire" la voce del partito sui temi bandiera per poi, a settembre, rivendicare a Pontida i risultati raggiunti. Questo atteggiamento critico nei confronto dell'esecutivo è stato registrato anche alla Camera con molti deputati che hanno espresso il loro "malessere" nello stare al governo.



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