Conte, nuovo appello all'unità

Conte, nuovo appello all'unità

Conte, nuovo appello all'unità


Perentoria la risposta di Giorgia Meloni (Fdi): “No a esecutivi di solidarietà nazionale". Sulla stessa linea Salvini (Lega). Fi apre. Tensioni intanto nella maggioranza

Il momento in cui l'Aula della Camera applaude in maniera convinta è quando Conte cita il presidente della Repubblica Mattarella e la necessità della coesione. "E' il momento di stare uniti", dice il presidente del Consiglio nell'informativa urgente in Parlamento sul Dpcm varato il 24 ottobre scorso. E il premier disegna il quadro della situazione, la pressione sul servizio sanitario, spiega che la necessità di chiudere quelle attività non è legata al fatto che non vengono considerate essenziali ma per ridurre le occasioni di contati sociali e raffreddare la curva, e anche perché "risulta ormai difficoltoso, per gli operatori, tracciare in modo completo le catene di trasmissione". Bar, ristoranti, piscine non hanno quindi colpe, la serrata non è stata causata dal mancato rispetto delle regole, "noi siamo sensibili alle manifestazioni dei cittadini e delle categorie". Il fatto è che occorreva agire subito: "La diffusione subdola e repentina del virus è una seconda sfida, non meno minacciosa della prima. In questo momento di grande incertezza e insicurezza il governo ce la metterà tutta per mettere in sicurezza il Paese". Conte ricorda che "le misure adottate si pongono in continuità sul piano di metodo e di merito rispetto al passato, non abbiamo mai sottovalutato la pandemia. Non abbiamo mai affermato di essere fuori dal pericolo. Ora, d'intesa con gli scienziati, si è compiuto un passo più deciso ma non abbiamo agito secondo criteri arbitrari o gerarchiche. Si tratta di scelte, come quella sulla didattica a distanza nelle scuole e della chiusura dei cinema e teatri, che ci sono costate molto”.

L'invito

Il premier si appella al Parlamento e considera positive le posizioni di alcune forze politiche come FI che hanno teso la mano. "Voglio ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto i nostri sforzi e tutti coloro che, pur nella legittima dialettica politica che caratterizza e deve caratterizzare una moderna democrazia, offrono e vogliono - sottolinea - continuare a offrire un contributo costruttivo a questi nostri sforzi protesi al bene e all'interesse del Paese. La battaglia contro il coronavirus non va combattuta solo all'interno dei confini nazionali. Serve una risposta coordinata dell'Europa, è necessaria una risposta globale perché nessuno Stato si salva da solo". Infine, la citazione di Einstein: "Siamo qui non per noi, ma per gli altri uomini. Anzitutto per coloro dal cui sorriso e dal cui benessere dipende la nostra felicità, ma anche per quella moltitudine di sconosciuti alla cui sorte ci incatena un vincolo di simpatia”.

Rimpasto in arrivo?

Tutto quando ha destato "sorpresa" la presa di posizione del presidente Pd a Palazzo Madama che si è spinto a chiedere al presidente del Consiglio una verifica di governo. Ma oltre al contenuto, a fare sobbalzare i senatori democratici, e tutto lo stato maggiore del Pd con loro, è stata la scelta del tempo e del luogo: l'Aula di Palazzo Madama, nel momento in cui il presidente del Consiglio riferisce sulle misure per fermare l'aumento di morti da Covid-19. "Il Presidente Conte valuti se i singoli ministri sono adeguati all'emergenza, apra la verifica, abbiamo bisogno di una maggioranza coesa", sono state le parole di Marcucci che hanno fatto tremare il partito. 'Verifica dei ministri' che, nel lessico da Prima Repubblica potrebbe tradursi in 'rimpasto'. Un assist per le opposizioni che, quasi in coro, hanno cominciato a parlare di governo senza maggioranza, chiedendo le dimissioni di Giuseppe Conte. "Conte faccia il rimpastino, o si dimetta", dicono da Fratelli d'Italia. E Salvini: "La bocciatura nei suoi confronti non arriva dalle opposizioni ma dalla sua maggioranza che le chiede un rimpasto di governo. Questo è allarmante". Subito dopo l'intervento di Marcucci, però, dai senatori del Partito Democratico viene espresso "sconcerto": nella riunione che ha preceduto l'informativa di Conte, spiegano, "nessuno ha parlato di verifica, né tantomeno di rimpasto". Ma i fedelissimi del capogruppo sottolineano che "Marcucci ha anticipato il tono del suo intervento". Fatto sta che il vice capogruppo Franco Mirabelli dirama subito dopo un comunicato al vetriolo: "In una fase tanto grave per il Paese, in cui ogni sforzo va dedicato a sconfiggere il virus e la crisi, parlare di rimpasti appare una cosa fuori dal mondo. Gli italiani hanno bisogno di avere la certezza che il governo e la maggioranza si stanno occupando di tutelare la loro salute e l'economia. il Pd si è assunto questa responsabilità, chi pensa ad altro sbaglia". All'accusa di Mirabelli si uniscono, poi, i sospetti di chi ricorda che "Marcucci è un renziano di ferro, altro che ex", e sottolineano la "strana coincidenza fra la scelta di tempi del capogruppo e l'intervista con cui Renzi è tornato oggi a picconare il premier”. Alla fine è lo stesso leader Zingaretti che cerca di spegnere le polemiche, affermando “il sostegno pieno e totale al governo e ai suoi ministri”.


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