Oggi si celebra la Giornata Mondiale contro l'Omofobia: da 30 anni, l'omosessualità non è più una malattia mentale

Oggi si celebra la Giornata Mondiale contro l'Omofobia: da 30 anni, l'omosessualità non è più una malattia mentale

Oggi si celebra la Giornata Mondiale contro l'Omofobia: da 30 anni, l'omosessualità non è più una malattia mentale


La IDAHO, (letteralmente International Day Against Homofobia) si celebra ogni 17 maggio

Amare una persona dello stesso stesso è considerata una “variante naturale del comportamento umano”, con queste parole l'OMS definisce l'omosessualità, eliminandola così dalla lista delle malattie mentali; una decisione che nel 1990 segna un cambio di passo fondamentale nella lotta alle discriminazioni per l'orientamento sessuale; nel 2004, viene celebrata la prima IDAHO (International Day Against Homophobia), nata su ispirazione di Louis George Tin, attivista francese nella lotta per i diritti degli omosessuali e curatore del Dictionnaire de l'homophobie. ​Nel 2007 l'Unione Europea riconosce l'evento e lo ufficializza, in seguito poi anche l'ONU deciderà in modo analogo. Oggi la Giornata Mondiale contro l'Omofobia viene celebrata in 130 Paesi. Dal 2004 in poi, nella dicitura originaria sono state incluse anche la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, ampliando così il raggio della lotta alle discriminazioni che subiscono le persone per le scelte relative al loro orientamento sessuale. Nel 2009, tema portante dell'IDAHO è stato proprio la transfobia, in particolare gli atti di violenza contro le persone transgender. Il nome ufficiale della ricorrenza diventerà perciò Giornata Internazionale contro l'omofobia e la transfobia (letteralmente International Day Against Homophobia and Transphobia) e nel 2015 la campagna si è allargata con l'inclusione della bifobia.


La lotta contro l'omofobia è più che mai attuale

Nonostante sia cresciuto il riconoscimento dei diritti LGBT, in molti Paesi del mondo, soprattutto in Africa e Asia, l’omosessualità è ritenuta un crimine e viene punita con pene anche capitali. D'altronde, anche in molti Paesi europei le unioni tra persone dello stesso sesso, legalmente riconosciute, sono ancora un obiettivo lontano. I Paesi dell'Europa orientale sono ancora in ritardo nel riconoscimento di questi diritti, l’area mediterranea (Italia, Grecia, Croazia) si muove più timidamente mentre il Nord Europa è decisamente più avanti. In Italia, nel mese di giugno 2016, è entrata in vigore la legge Cirinnà, sulle unioni civili, che, tra l'altro, riconosce una parte dei diritti acquisiti attraverso il matrimonio anche alle coppie omosessuali. Dalle statistiche di Arcigay, associazione per la tutela dei diritti del mondo LGBT, tuttavia emerge che ogni anno in Italia si verificano più di 100 casi di discriminazione legati all’orientamento sessuale. E l’Agenzia per i Diritti Fondamentali (FRA) della Unione Europea, nel continuo monitoraggio che svolge sull'omofobia e le discriminazioni sessuali, rileva che la salute e la carriera di quasi quattro milioni di persone in Europa sono discriminate a causa del loro orientamento sessuale. Inoltre nella Unione Europea, gli LGBT che non rivelano mai la loro natura sono il 30%, in Italia il 36%. In particolare Michael O'Flaherty, direttore della FRA ha affermato che troppe persone LGBT continuano a vivere nell'ombra, temendo di essere ridicolizzate, discriminate o addirittura attaccate. Il 60% delle coppie LGBT non si tiene in mano pubblicamente, ed il 43% ha subito discriminazione.

Rischio bullismo ed esclusione nelle scuole

Per i più giovani poi la situazione non è certamente migliore: secondo diverse ricerche effettuate nelle scuole, emerge che il dichiarare il proprio orientamento omosessuale può far diventare vittima di bullismo. Per un giovane essere vittima di bullismo omofobico, significa essere oggetto di insulti, minacce, intimidazioni sia verbali che fisiche, a causa delle propria identità sessuale. Diverse ricerche condotte sulla platea scolastica italiana mostrano che il bullismo omofobico è purtroppo molto diffuso. Un recente sondaggio di Save the Children che ha interessato 2 mila studenti italiani ha rivelato che tre ragazzi su cinque sono stati vittime di bullismo e tra le motivazioni principali di un atteggiamento discriminatorio c'è l'omosessualità. Sempre secondo l'Agenzia europea per i Diritti Fondamentali, che ha realizzato un sondaggio su un campione rappresentativo di oltre 1500 studenti, oltre il 34% degli intervistati pensa che l’omosessualità sia sbagliata ed il 10% pensa sia una malattia mentre il 27% degli studenti non vuole un compagno di banco gay. Per le associazioni che lottano per la tutela dei diritti degli omosessuali, anche in Italia è necessaria una legge in materia, che istituisca il reato di omofobia e preveda per le vittime di atti violenti e discriminatori assistenza e rifugio presso case famiglia, nei casi più gravi.​ Anche perché solo assicurando tutela alle persone LGBT si può contrastare la tendenza purtroppo diffusa a non denunciare le discriminazioni e a nascondere abusi e violenze, specie tra i più giovani.


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