Occhio bionico, per 5 non vedenti recupero parziale della vista

Occhio bionico, per 5 non vedenti recupero parziale della vista

Occhio bionico, per 5 non vedenti recupero parziale della vista


L'impianto consiste in un microchip che riceve le immagini da una telecamera fissata su speciali occhiali e le traduce in impulsi nervosi

Grazie a un occhio bionico, cinque persone non vedenti a causa di una forma ormai terminale di maculopatia, malattia retinica molto diffusa negli anziani, hanno riacquistato, anche se solo ancora parzialmente la vista, riguadagnando un minimo di autonomia (riescono a vedere caratteri molto grandi e anche sequenze di lettere). Sono risultati del progetto PRIMA, i primi a 12 mesi dall'impianto dell'occhio bionico che consiste in un microchip retinico che riceve le immagini da una telecamera fissata su speciali occhiali e le traduce in impulsi nervosi che attraverso il nervo ottico arrivano al cervello consentendo la visione. Annunciati la scorsa settimana dalla società francese Pixium Vision, si tratta di risultati incoraggianti, commenta in un'intervista all'ANSA Andrea Cusumano, ricercatore in oftalmologia presso l'Università di Tor Vergata e consulente medico scientifico del progetto PRIMA. “L’occhio bionico - spiega Cusumano - funziona grazie a un microchip costituito da 378 'fotodiodi' miniaturizzati, con dimensioni totali di soli 2 millimetri di lunghezza e larghezza. Impiantato sotto la retina, è in grado di sostituire i 'fotorecettori' retinici mancanti nei pazienti con degenerazione maculare legata all'etaà (AMD) di tipo atrofico allo stadio terminale di malattia, restituendo in parte la funzionalità visiva persa e, con essa, un maggiore grado di indipendenza e autonomia". "Grazie agli straordinari risultati - sottolinea ancora Cusumano - la FDA ha già autorizzato la prosecuzione dello studio negli USA dove stanno per essere impiantati altri 5 pazienti presso l'Università di Pittsburgh e il Bascom Palmer di Miami. Se i risultati saranno confermati - conclude - speriamo di iniziare quanto prima uno studio multicentrico più ampio, cui dovrebbe partecipare anche l'Italia, finalizzato a ottenere per PRIMA il marchio CE, che significherebbe poter offrire a milioni di persone la possibilità di un recupero di un certa funzionalità visiva fino a poco fa nemmeno ipotizzabile".


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