Occhiali neri, l’abilità creativa di Dario Argento non basta!

Occhiali neri, l’abilità creativa di Dario Argento non basta!

Occhiali neri, l’abilità creativa di Dario Argento non basta!


È uscita nelle sale italiane l'ultima pellicola del maestro dell'horror con Ilenia Pastorelli e Asia Argento

LA TRAMA DEL FILM

Roma. La pellicola si apre nel quartiere dell’EUR, dove assistiamo ad una inquietante eclissi che oscura il sole. L’oscurità avvolge anche Diana (Ilenia Pastorelli), giovane ragazza che si guadagna da vivere facendo la escort, fino a quando un pericoloso serial killer la sceglie come prossima preda. La ragazza, per sfuggire al suo aggressore, va a schiantarsi contro una macchina, perdendo la vista. Nell’incidente sopravvive anche Chin, un bambino cinese che, avendo perso i genitori nello scontro, decide di vivere con Diana per aiutarla a vivere e per assicurarsi un’alternativa alla Casa Famiglia. Ma l’assassino è ancora in circolazione ed è assetato dalla sete di porre fine alla vita della protagonista.

UN’OCCASIONE PERSA

Parliamoci chiaro! “Occhiali neri” aveva realmente le carte in regola per essere un piccolo gioiellino. Il maestro Dario Argento torna con il suo tocco creativo ed inquietante, confezionando una storia semplice ma ben orchestrata, con una regia impeccabile e poetica, che rispecchia in tutto e per tutto la sua tradizione cinematografica. Nell'era degli intrecci narrativi complessi, che cercano a tutti i costi il colpo di scena, il regista romano risponde con una storia lineare e classica, insegnandoci come a volte per fare un bel film basti anche una trama semplice e chiara. L’uso della musica è veramente magistrale e riesce a creare un alone di mistero e paura per tutto l’arco narrativo. Un incubo realistico che si diverte senza prendersi troppo sul serio, ma regalando uno spettacolo cinematografico sano e degno di questo nome.
E allora? Cosa è andato storto? Il cast non è all'altezza e finisce per spezzare l’incantesimo. Ilenia Pastorelli, su cui ruota tutto il film, è veramente imbarazzante. Svogliata, piatta, finta, a tratti persino fastidiosa. La sua performance riesce a rovinare tutta l'atmosfera quasi dechirichiana costruita dall'autore. Per altro, per buona parte della pellicola, è accompagnata da Chin, il ragazzino cinese che, a causa della sua giovanissima età, non è in grado di reggere il film. Si salva solo Asia Argento, a cui purtroppo è riservato un ruolo minore che non riesce a essere risolutivo.

UN FURGONE MOLTO INQUIETANTE

Complice una qualità non sempre altissima, forse dettata da un budget un poco risicato, alcune sequenze del film sembrano riportarci alla mente le serie televisive crime americane di seconda mano che non hanno l’epica e la qualità che si vorrebbe dal grande schermo. Però non mancano alcune trovate veramente degne di nota: ottima, ad esempio, l’idea di associare il cattivo ad un furgone bianco senza inquadrare colui che lo guida che, oltre a creare un velo di mistero, riesce ad essere molto inquietante. Sembra fare rima con l’espediente narrativo usato molti anni fa da Steven Spielberg nel suo primo lungometraggio Duel, dove l’antagonista è un enorme Camion a cui ci viene negata la figura umana al volante. Purtroppo, però, contrariamente all’opera spielberghiana, Dario Argento non mantiene l’intuizione dall’inizio alla fine. Infatti questo stratagemma si perde nel momento stesso in cui ci viene rivelato il volto dell’assassino, andando a perdere tutto il climax creato durante il film.
Ad ogni modo credo che il film non sia tutto da buttare. Bisognerebbe andarlo a vedere anche solo per il rispetto che un maestro del calibro di Dario Argento merita.



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