Naufragio in Calabria, il racconto dei sopravvissuti. Al Palasport le bare delle vittime

Naufragio in Calabria, il racconto dei sopravvissuti. Al Palasport le bare delle vittime

Naufragio in Calabria, il racconto dei sopravvissuti. Al Palasport le bare delle vittime Photo Credit: AgenziaFotogramma.it


In programma domani mattina l'udienza di convalida del fermo per i presunti scafisti, mentre continuano le ricerche e le indagini, anche grazie al racconto dei superstiti

Una vicina all’altra, sormontate da fiori, raccolte sul campo del Palamilone di Crotone. Sono le sessantaquattro bare delle vittime del naufragio di Cutro, di cui solo 23 sono state identificate. Intanto le ricerche dei dispersi continuano, così come le indagini e in serata vengono recuperati altri due corpi. In programma per domani mattina l'udienza di convalida del fermo dei tre presunti scafisti. La posizione di uno degli indagati, che ha dichiarato di avere 17 anni, potrebbe essere analizzata dal tribunale dei minorenni di Catanzaro. Un altro uomo è ricercato.

IL RACCONTO DEI SUPERSTITI

Intanto si cerca di ricostruire quanto accaduto, anche grazie alle testimonianze dei superstiti, ascoltati nel Cara di Capo Rizzuto. Il racconto di un viaggio lunghissimo iniziato in Turchia e che già dopo poche ore si era dimostrato drammatico. L'imbarcazione su cui erano partiti era in avaria. Così, raccontano, era arrivata una seconda barca, in legno, senza sedili, fatiscente, affollata. Molti migranti avrebbero anche chiesto di potersi spostare, perché "c'erano pozze di carburante del tipo gasolio, il motore perdeva e quando la barca si muoveva di lato, le persone si bagnavano di gasolio" si legge nei verbali degli investigatori, visionati da Adnkronos.

GLI SCAFISTI

A guidarla, secondo i racconti, almeno 4 scafisti, che disponevano di un apparecchio per inibire i segnali dei telefoni cellulari e al cui capo ci sarebbe stato un uomo di nazionalità turca. Scafisti che avrebbero ignorato le richieste di chiamare soccorsi dei migranti, spaventati dal mare grosso. E non sarebbe stata lasciata al caso neanche la data scelta per effettuare la traversata. "Gli accordi erano che ci avrebbero fatto sbarcare in sicurezza sulla terraferma in Italia e per tale necessità avrebbero atteso il giorno 26 febbraio, in quanto essendo domenica e le previsioni erano di mare mosso, sarebbe stato improbabile incontrare controlli di motovedette italiane". Un'ora prima dello schianto ai migranti era stato chiesto di preparare i bagagli per scendere. Ma all'improvviso il motore aveva iniziato a fare fumo. Poi la barca si era spezzata. Gli scafisti scappati su un gommone.


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