Mostra del Cinema di Venezia 2025, Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch: trama e recensione del film in Concorso

Mostra del Cinema di Venezia 2025, Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch: trama e recensione del film in Concorso
31 agosto 2025, ore 19:30 , agg. alle 20:01
Si muove con la grazia di una poesia sussurrata, morbido, intimo, eppure capace di toccare corde profonde
Con Father Mother Sister Brother, Jim Jarmusch porta a Venezia un film che celebra la quotidianità attraverso il filtro intimo e delicato dei rapporti familiari. In un’epoca in cui le storie spesso si costruiscono attorno a eventi straordinari, Jarmusch sceglie di raccontare la bellezza nascosta nelle dinamiche familiari, quelle fatte di sguardi non pronunciati, di silenzi e piccoli gesti che, pur nel loro apparente disinteresse, definiscono chi siamo.
FATHER MOTHER SISTER BROTHER, LA TRAMA
Father Mother Sister Brother è un lungometraggio, seppur attentamente costruito in forma di trittico. Tre storie che raccontano le relazioni tra figli adulti e genitori piuttosto distanti, e tra fratelli. Ognuna delle tre parti è ambientata nel presente e ciascuna si svolge in un paese diverso. Father è ambientato nel nord-est degli Stati Uniti, Mother a Dublino, e Sister Brother a Parigi. Una serie di ritratti intimi, osservati senza esprimere giudizi, in cui la commedia è attraversata da sottili momenti di malinconia.
FATHER MOTHER SISTER BROTHER, LA RECENSIONE
Jim Jarmusch si fa osservatore attento della vita che scorre silenziosa, fatta di piccoli gesti, frammenti di routine che, sebbene apparentemente insignificanti, sono in realtà quelli che definiscono il nostro mondo. Si muove con la grazia di una poesia sussurrata, morbido, intimo, eppure capace di toccare corde profonde. Un’opera pacata e di rara eleganza, dove l’essenza del racconto non è nel dramma, ma nelle sfumature sottili di una vita che si svolge in silenzio, nel quotidiano. Jim Jarmusch, in questo caso, ci offre un film che parla più con i dettagli che con le parole, costruendo un mondo intimo fatto di piccoli gesti, di oggetti che raccontano storie. Un bicchiere di acqua, un pasticcino, un tè: sono questi gli atti quotidiani che diventano il cuore pulsante di un film che si distingue per la sua bellezza delicata e il suo ritmo pacato.
Composto da tre episodi distinti ma complementari, Father Mother Sister Brother intreccia storie che, pur non essendo direttamente collegate, fanno rima tra loro. Ogni segmento è un piccolo mondo che si muove intorno a un nucleo di semplicità. Tre episodi, tre visioni della vita che, seppur separati, si uniscono nell’essenza di ciò che è universale e umano: le relazioni familiari, i legami non sempre esplicitati, le tensioni invisibili che scorrono tra le persone, ma anche le gioie impercettibili che si nascondono nei momenti di quiete. La forza di questo film sta nel suo approccio minimalista, in un racconto che non ha bisogno di grandi gesti o svolte drammatiche per arrivare al cuore dello spettatore. Ogni scena è un’osservazione silenziosa della vita, una riflessione che si fa più profonda proprio perché non afferra mai la realtà con forza, ma la lascia respirare, immergendosi nei suoi piccoli, inusitati momenti. È un film che ci invita a fermarci, a notare ciò che solitamente scivola via sotto il nostro sguardo distratto: la carezza di una mano, lo sfiorare di un oggetto, il sapore di un pasto semplice condiviso in silenzio. Jarmusch sa come trattare i dettagli. Ogni oggetto, ogni gesto, ha un peso simbolico che si accumula nel corso del film. Non è mai tanto l’azione in sé a colpire, ma il modo in cui viene osservata, presentata. L’acqua che scorre in un bicchiere, il dolce che viene appoggiato su un piatto, il profumo di un tè che riempie l’aria: ogni scena è un piccolo universo che, nel suo respiro tranquillo, dice più di quanto una lunga conversazione potrebbe mai fare. Il film trasforma il banale in qualcosa di straordinario, rendendo ogni dettaglio fondamentale, ogni azione, ogni sguardo un pezzo di una narrazione che si svela senza fretta, come un mosaico che si compone lentamente. Non ci sono urgenze, in Father Mother Sister Brother, solo una calma che lascia spazio a ciò che è importante. La famiglia, le emozioni non espresse, il desiderio di connessione che non sempre si traduce in parole, ma che si percepisce nei silenzi, negli spazi tra le frasi. È un film che invita a riflettere sulla bellezza della quotidianità, che rende speciale ciò che di solito consideriamo insignificante, che ci fa vedere il mondo attraverso occhi più attenti, più pazienti. In questa sorta di inno alla semplicità, con il fulcro del racconto sulle relazioni di famiglia, Jarmusch non cerca di forzare mai la mano, ma lascia che i suoi personaggi si muovano con grazia, senza troppa enfasi. È come se, in un mondo che corre veloce, avesse deciso di fermarsi per un attimo e osservare ciò che davvero conta. Il film è composto da una dolcezza rara, che non ha bisogno di una trama incalzante o di una grande rivelazione finale per lasciare il segno. È godibile proprio nella sua pacatezza, nella sua capacità di farci vedere il mondo in modo diverso, più lento, più attento.
É una riflessione sulla bellezza che si nasconde nel quotidiano, sulla forza dei piccoli momenti che costituiscono la vita. È un film che, pur nella sua apparente semplicità, ci invita a fermarci e ad ascoltare il silenzio che ci circonda, a trovare la poesia nei dettagli che quotidianamente trascuriamo. Un’opera che celebra la vita attraverso ciò che è semplice, ma che, proprio per questo, si fa indimenticabile.