John Lasseter e lo scandalo Weinstein

John Lasseter e lo scandalo Weinstein

John Lasseter e lo scandalo Weinstein


Guai per il numero 1 e papà della Pixar, nonché dei Disney Studios

L'addio (momentaneo) di John Lasseter, N.1 e papà della Pixar, nonché dei Disney Studios, in seguito all'inarrestabile ondata emotiva dello scandalo Weinstein, mi ha colpito come un maglio. Provo a spiegare perché: Lasseter ha rappresentato per milioni di persone - anche se moltissimi, in realtà, neppure sanno chi sia - il custode di sogni bellissimi. Emozioni fanciullesche di incredibile pulizia e profondità, sviluppate in film che hanno riformulato il concetto stesso di animazione cinematografica e donato nuova vita a un genere. Vale la pena ricordare che, nelle mani della sola Disney anni '90, i cartoon stavano ripetendo stancamente se stessi. Lasseter è il ragazzo che, totalmente squattrinato, trovò in un certo Steve Jobs l'uomo del destino. Cacciato pochi anni prima da Apple, Jobs investì su di lui e intravide nella Pixar il futuro dei cartoons. Ancora una volta, aveva visto giusto e Lasseter non l'ha mai dimenticato, negli anni del successo, della fama e della gloria. Questa, però, è un'altra storia, mentre oggi ci troviamo di fronte a un quasi-addio, a delle simil-dimissioni, determinate da atteggiamenti borderline, di cui il capo della Pixar si è autoaccusato. In particolare, 'abbracci non graditi' a collaboratori e dipendenti, come riportato dallo stesso Lasseter nel comunicato, con cui si è autosospeso per 6 mesi. Oltre gli abbracci, si intuisce, deve essere avvenuto dell'altro: parole fuori luogo e altre azioni, di cui oggi il genio dell'animazione si pente. Amaramente.
A questo punto, non posso non fare alcune considerazioni: si tratterà di sincero pentimento o di inevitabile mossa tattica, tesa ad anticipare la marea montante in arrivo? Poi, stabiliremo prima o poi un confine, fra comportamenti disdicevoli e vere e proprie molestie? Ancora, come possiamo gestire l'uomo (o la donna) e l'artista? Non sfugge a nessuno, che non sia animato da atteggiamenti messianici, il rischio a cui stiamo andando incontro. Macchiare l'arte e il genio, con le debolezze umane. La lista di grandi del passato, piccolissimi nella vita privata, è sconfinata. Mi chiedo se non si rischi di riscrivere la storia della musica, delle lettere e delle scienze, alla luce di atteggiamenti oggi improponibili e magari ieri comunemente accettati. I maschi devono finirla con certi atteggiamenti, ma deve essere un'evoluzione sociale, non l'effimero effetto di una polemica mondiale.Siamo abbastanza sicuri di ritrovare John Lasseter al suo posto, infatti, passata la tempesta mediatica. Se così sarà, di tutto avremo parlato, meno che di dignità femminile. E avremo perso tutti.


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