In Egitto decisa la scarcerazione di Patrik Zaki, ma per lo studente non c'è ancora l'assoluzione definitiva

In Egitto decisa la scarcerazione di Patrik Zaki, ma per lo studente non c'è ancora l'assoluzione definitiva

In Egitto decisa la scarcerazione di Patrik Zaki, ma per lo studente non c'è ancora l'assoluzione definitiva


Lo studente egiziano, iscritto all'Università di Bologna, era in carcere da quasi due anni; tra poco potrà tornare a casa, anche se la storia non è ancora finita, il processo prosegue. Soddisfazione dalla politica italiana, gratitudine verso il nostro paese espressa dalla famiglia di Patrik Zaki

L'ANNUNCIO TANTO ATTESO 

L’incubo è stato lungo, e la vicenda non può ancora dirsi risolta. Ma quello di oggi è un passo in avanti molto importante. Patrik Zaki sarà scarcerato, anche se non è stato assolto dalle accuse, almeno per il momento. La decisione è stata presa oggi dal tribunale di Mansura, in Egitto, che per tante volte in passato aveva respinto le richieste di scarcerazione. Ora la situazione è cambiata, probabilmente ha avuto un peso il pressing esercitato sul governo egiziano dalle autorità italiane e dalle associazioni internazionali. Urla di gioia da parte della famiglia e degli attivisti hanno accolto l'annuncio della scarcerazione; all’esterno dell'aula del tribunale c'erano in attesa il padre, la madre, la sorella, gli amici e alcuni attivisti. L’imputato non era in aula al momento dell'annuncio.


PROCESSO NON FINITO

Patrick Zaki potrebbe essere liberato già nelle prossime ore, anche se al momento non si hanno certezze su tempi e modalità della scarcerazione. Lo sostiene una legale dello studente egiziano precisando che il giovane sarà prima trasferito da Mansura al carcere egiziano di Tora. A Zaki, secondo quanto si apprende, non è stato imposto l'obbligo di firma in vista della prossima udienza, fissata il primo febbraio. Il processo dunque prosegue, e l’assoluzione non è affatto scontata. Ma intanto quello di oggi è un punto a favore, che restituisce un po’ serenità. Lo studente egiziano, iscritto all’Università di Bologna, era stato arrestato il 7 febbraio 2020: è dunque rimasto in carcere per un anno e nove mesi: 668 giorni di torturante prigionia, in cui non sono mancate botte e sevizie. Senza aver commesso nulla di grave. Cadute le accuse più gravi di incitamento al “rovesciamento del regime”, l’accusa nei suoi confronti ora è di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” riferita ad alcune frasi scritte sui social in difesa della minoranza copta. Per usare un eufemismo, il governo egiziano non ha gradito.


LA GRATITUDINE DELLA FAMIGLIA

Subito dopo l'annuncio della scarcerazione del figlio, il padre di Patrick Zaki ha abbracciato anche i due diplomatici italiani presenti a Mansura e li ha ringraziati per l'impegno profuso dall'Italia al fine di ottenere questo risultato :"Vi siamo molto grati per tutto quello che avete fatto", ha detto George Zaki secondo quanto riferito da una persona che era vicina ai due durante i concitati minuti seguiti all'annuncio. Sono numerosi i messaggi di soddisfazione dal mondo della politica, soprattutto dal centrosinistra. Il premier Mario Draghi, in una nota diffusa da Palazzo Chigi, ha espresso soddisfazione per la notizia e ha garantito che il Governo Italiano continuerà a seguire la vicenda con la massima attenzione. Il ministro degli esteri Luigi Di Maio è in costante contatto con l’ambasciatore italiano al Cairo. Dalla Farnesina fanno sapere che il primo obiettivo è stato raggiunto, ma bisogna ancora continuare il lavoro. Amnesty International fa notare che la vittoria ci sarà soltanto con l’assoluzione definitiva dello studente, e ha invitato tutti a mantenere alta l’attenzione su questa vicenda.



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