Giro d’Italia: le bellezze dei paesaggi marchigiani tra natura e ricostruzione

Giro d’Italia: le bellezze dei paesaggi marchigiani tra natura e ricostruzione

Giro d’Italia: le bellezze dei paesaggi marchigiani tra natura e ricostruzione


La tappa numero otto si muove tra le curve delle colline tra Abruzzo e Marche. Lo sguardo si ferma sulle zone ferite dal terremoto del 2016

Il tracciato dell’ottava tappa del Giro d’Italia si snoda nelle zone dove nel 2016 il terremoto si accanní su borghi paesi e città. Le protagoniste sono le gru.

LE GRU COME COLLI DI GIRAFFE

Come colli di giraffa curvati sulle fronde degli alberi, le gru piegate su edifici rimediano ai danni provocati dal terremoto. Dopo il sisma, molte delle località della zona hanno cicatrici non ancora rimarginate e tanti scrigni d’arte sono tutt’oggi impraticabili e pericolanti. I paranchi ristrutturano, mentre le architetture antiche si avvalgono di sostegni in acciaio per continuare a puntate al cielo. Ma queste cicatrici ancora dolgono, per i tempi infiniti dei lavori, per la precarietà delle vestigia, per il ricordo che aleggia ad ogni sguardo su quelli che furono i testimoni della distruzione e oggi ne sono la prova, non solo dell’evento, ma anche della supremazia della natura sull’uomo, che soccombe. Ascoli Piceno e anche Amandola, Sarnano, Bolognola, Fiastra, Muccia, Pieve Torina, Sefro, Pioraco, hanno avuto danni gravissimi e l’intero centro storico di Camerino è ancora inagibile.

LE MORBIDEZZE DEL PAESAGGIO

Colline morbide e arrotondate rispetto agli spigoli aspri degli Appennini attraversati ieri, sono lo sfondo della tappa odierna, che è partita da Giulianova, in Abruzzo e ha raggiunto Castelraimondo nelle Marche. Fazzolettoni squadrati di campi coltivati adagiati sulle linee bozzate del territorio, delimitati da filari di cespugli. Le infinite gradazioni del verde vanno dal più brillante al marrone dei campi a grano. Spuntano, di tanto in tanto, monasteri su ermi colli, di leopardiana memoria, che, non distante da qui, ostruivano lo sguardo. I monti Azzurri, come il poeta chiamava i Sibillini, agitano il percorso con curve, gomiti, tornanti e saliscendi. I ciclisti spingono sui pedali. Il traguardo di tappa è vicino.


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