
Due decessi in poche ore con l'utilizzo del taser, indagati i carabinieri che gli hanno usati per gli arresti Photo Credit: ANSA/GIUSEPPE LAMI
18 agosto 2025, ore 18:30
E' successo nei pressi Genova e precedentemente ad Olbia, dove il morto era un soggetto cardiopatico, accertamenti in corso per tutti e due i casi
Un 47enne di origini albanesi è morto nella serata di domenica dopo essere stato colpito con il taser da due carabinieri (che sono stati indagati) a Sant'Olcese, sulle alture di Genova. I colpi, secondo gli inquirenti,e secondo i primi accertamenti potrebbero aver provocato nell'uomo un arresto cardiaco. L'iscrizione nel registro degli indagati dei due militari è un atto dovuto per consentire loro di partecipare agli accertamenti tecnici con i propri consulenti. La pm Paola Calleri nelle prossime ore aprirà un fascicolo per omicidio colposo e disporrà l'autopsia.
La dinamica del decesso
i carabinieri, secondo la prima ricostruzione, sono stati chiamati dai vicini dell'uomo, che avevano sentito urla e forti rumori provenire dall'appartamento. Sul posto sono arrivate due pattuglie che hanno trovato il 47enne in forte stato di agitazione, probabilmente ubriaco. A quel punto uno dei militari ha sparato un colpo col taser che ha raggiunto di striscio sia l'uomo sia un collega. É stato dunque sparato un secondo colpo, ma anche questo non avrebbe avuto effetto. Sempre secondo le prime ricostruzioni, la pistola elettrica sarebbe a quel punto passata nelle mani di un secondo carabiniere, che ha colpito l'uomo. Quando il personale del 118, chiamato immediatamente, è arrivato, non ha potuto fare altro che constatare il decesso.
Un decesso che segue quello di un 57enne di Olbia, stroncato da un malore durante il trasporto in ospedale nella notte tra sabato e domenica dopo essere stato fermato con il taser. I due carabinieri intervenuti ad Olbia sono ora indagati per omicidio colposo. Fermato con il taser, Gianpaolo Demartis, 57 anni, originario di Bultei e residente tra Sassari e Olbia, è morto per arresto cardiaco nell'ambulanza verso l'ospedale. L'iscrizione sul registro degli indagati da parte del procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, è un atto dovuto dopo l'apertura del fascicolo e la decisione di procedere con l'autopsia sul corpo della vittima. I carabinieri indagati sono il capo pattuglia e il militare che materialmente ha usato il taser per bloccare Demartis. L'inchiesta della Procura si muove su un doppio binario: da una parte accertare con esattezza le cause esatte del decesso - i familiari hanno confermato che la vittima era cardiopatica -, dall'altra ricostruire nei dettagli la dinamica dei fatti.
"Spiace per il tragico evento, ma il teaser resta lo strumento più sicuro a disposizione delle forze dell'ordine", è il commento di Stefano Paoloni, segretario generale del Sap. "Ogni 10 interventi, per almeno 7 volte, vi è resistenza e nessun contatto fisico. Con gli sfollagente o addirittura l'arma di servizio, i nostri interventi sono più rischiosi. Nessuno strumentalizzi il taser che sta dando ottimi risultati".
"Uno strumento indispensabile", per il segretario generale del Siap
"Il taser – aggiunge Giuseppe Tiani, segretario generale del Siap - non è un capriccio o una dotazione abusiva, è uno strumento indispensabile per evitare il contatto fisico e l’uso della forza, permettendo di neutralizzare soggetti pericolosi e violenti senza ricorrere a misure letali. I benefici dell’uso sono ampiamente documentati anche sul piano internazionale - spiega il sindacalista - tanto da essere utilizzato negli Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito, Francia, Germania, Grecia, Finlandia. Le critiche che dipingono il taser come uno strumento di repressione sono infondate, strumentali e offensive verso chi indossa l’uniforme e rischia ogni giorno la propria incolumità per proteggere la collettività, perché la sicurezza dei cittadini è il primo presidio di legalità di una democrazia".