
Dazi, Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida: “Il mercato Usa è irrinunciabile, l’accordo al 15% per noi è abbastanza sostenibile”
08 settembre 2025, ore 10:07 , agg. alle 11:39
Il Ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida è intervenuto nel corso di "Non Stop News" su RTL 102.5, con Enrico Galletti, Giusi Legrenzi, Massimo Lo Nigro e Ludovica Marafini
Situazione dazi
«Per un Paese esportatore come il nostro, i dazi in uscita non sono una buona notizia e quindi non li apprezziamo particolarmente, anche se in gran parte ricadono sui cittadini americani. Per questo non comprendiamo fino in fondo le scelte del presidente Trump. Dopodiché, per quanto riguarda i rapporti fra Europa e Stati Uniti, noi li riteniamo fondamentali a prescindere da chi governa i singoli Stati, perché sono due blocchi democratici e il rapporto di crescita di entrambi permette alla popolazione di godere della prosperità che merita. Se questo rapporto dovesse entrare in crisi e, magari, vedessimo Paesi autocratici viaggiare a velocità diverse, come sta accadendo a est del mondo, ciò potrebbe rappresentare un problema ben più grave. Ciononostante, il mercato americano per noi è irrinunciabile e l’accordo del 15% lo riteniamo abbastanza sostenibile: in alcuni settori non incide, perché ad esempio su alcuni formaggi i dazi erano già previsti. Continueremo a lavorare in questi mesi per cercare di ottenere delle esenzioni sugli asset strategici per il nostro export agroalimentare. Non è detto che ci si arrivi e, nel caso in cui dovessero verificarsi contrazioni delle esportazioni verso gli USA, interverremo in sostegno delle imprese per quanto necessario. Nel frattempo, lavoriamo e apriremo nuovi mercati per offrire la possibilità di nuovi insediamenti in termini di sbocchi commerciali, così da far crescere il nostro export».
Mercosur
«Dall’inizio abbiamo sempre sostenuto che aprire nuovi mercati sia una scelta corretta, però le regole devono valere per tutti. Noi non possiamo imporre ai nostri imprenditori, agricoltori e pescatori regole rigidissime e poi accettare che arrivino, senza alcun tipo di compensazione, merci che fanno concorrenza a chi invece le regole le rispetta. Per questo abbiamo chiesto delle garanzie, che sono state aggiunte all’accordo, anche se con un modello unilaterale: cioè l’Europa aumenterà i controlli sulle merci importate. Qualora venisse approvato in via definitiva il Mercosur, ci sarà la possibilità — nel caso di un crollo dei prezzi in alcuni settori coinvolti in questo tipo di accordi — di tornare ai dazi precedenti. Inoltre, è previsto un fondo che supera i 6 miliardi di euro, destinato a compensare eventuali aree economiche danneggiate da un’esportazione non regolata. Questo, ovviamente, è un risultato che l’Italia può rivendicare in gran parte, perché se non avessimo condizionato il nostro sì all’aggiunta di regole in grado di permettere ai nostri produttori di continuare a svolgere la propria attività, avremmo rischiato problemi ben più gravi. Ora stiamo aspettando di capire ciò che emergerà dagli impegni dell’Unione Europea. Abbiamo sempre detto che il Mercosur poteva rappresentare una grande occasione per buona parte della nostra economia, ma il nostro obiettivo rimane quello di salvaguardare tutta l’economia nazionale».
Legge di bilancio
«Il governo Meloni è quello che ha investito più di tutti, nella storia repubblicana, nell’agricoltura. Continueremo a farlo con la nuova legge di bilancio, nella quale verranno confermati gli stanziamenti già previsti, abbiamo raggiunto i 12 miliardi in tre anni. L’ultimo provvedimento, Coltivitalia, è un intervento strategico che riguarda tutti i settori più importanti della nostra economia e ci mette nelle condizioni di poter salvaguardare le imprese che dovessero trovarsi in difficoltà a causa di effetti contingenti, climatici o legati a questioni geopolitiche e geoeconomiche».
Il settore del vino
«Lo scorso anno siamo tornati a essere la prima economia agricola d’Europa, superando Francia e Germania. Nel settore del vino abbiamo raggiunto il record di 8 miliardi, un risultato mai ottenuto prima. Nel settore dell’olio siamo cresciuti del 41,5% in termini di valore; nel settore dei formaggi abbiamo superato la Germania; nell’ortofrutta primeggiamo nel mercato europeo per crescita. Complessivamente, quasi tutti i nostri settori dell’agroalimentare stanno viaggiando a velocità molto elevata. Esistono però anche delle criticità, come quella del settore cerealicolo, sul quale stiamo già intervenendo».
Cucina italiana patrimonio dell’umanità
«Abbiamo una grande cucina, lo sappiamo noi e lo riconosce tutto il pianeta. Non è un caso che il numero dei ristoranti italiani sia enorme, vere ambasciate di qualità, frutto di tremila anni di contaminazioni culturali. La nostra piccola Italia è stata toccata, direttamente e indirettamente, da tutte le culture del mondo. Attraverso la nostra cucina si entra nelle nostre culture, nelle nostre tradizioni: è il modo migliore per raccontarci. È un elemento di grande importanza. Nel 2023 abbiamo avuto la giusta intuizione di candidare la cucina italiana a patrimonio dell’UNESCO. Ad oggi esistono quattro cucine già riconosciute come patrimonio dell’umanità: quella francese, coreana, giapponese e messicana. Sarebbe stato paradossale che mancasse quella italiana».
“Vai Italia”: l’inno di Al Bano e Mogol per la candidatura Unesco della cucina italiana
«Il 21 settembre sarà una giornata speciale perché, insieme all’Associazione Nazionale dei Comuni, in tantissime città italiane verrà rappresentata la cucina italiana con cuochi, scuole, personalità e protagonisti della cultura e dello sport, che insieme racconteranno la nostra tradizione culinaria. Ci sarà anche una diretta RAI che permetterà a un vasto pubblico di apprezzare le diverse tipologie di tradizione e, soprattutto, la convivialità dello stare a tavola. Sono previsti momenti importanti: Mogol ha scritto una canzone, “Vai Italia”, dedicata alla cucina italiana che sarà interpretata da Al Bano insieme ai ragazzi dell’Antoniano e al coro di Caivano. Vogliamo dare l’idea di una partecipazione corale a un evento che rappresenta un riconoscimento mondiale del nostro stile di vita, che desideriamo proteggere. Per noi significa orgoglio, ma anche consapevolezza del valore del Made in Italy, che nel mondo vuol dire bello, buono, di qualità, da acquistare. E noi vogliamo venderlo, per creare quella ricchezza che ci consente di avere uno Stato solido e giusto, in grado di garantire alle imprese la possibilità di continuare a fare il proprio lavoro».