Black Panther, non il solito action movie

Black Panther: non il solito action movie

Black Panther: non il solito action movie


Tripudio di effetti speciali, splendida colonna sonora e più di un messaggio sociale

Black Panther è un supereroe. Nato dalla mente e dalla matita di Stan Lee e Jack Kirby, Il suo debutto risale al 1966 nel numero 52 dei Fantastici 4. Il suo vero nome è T’Challa il quale, dopo la morte del padre, diventa sovrano e protettore del Regno di Wakanda. La nazione africana anticamente è stata colpita da un meteorite carico di “vibranium”, una risorsa talmente potente e abbondante da trasformare la fantomatica nazione africana in un luogo rigoglioso, tecnologicamente all’avanguardia e in grado, grazie alla speciale specie a cuore dei fiori nati dal vibranio, di mutare il giovane e valoroso T’Challa nel supereroe Black Panther. Wakanda è un luogo dove la tecnologia avveniristica convive pacificamente e rispettosamente con le tradizioni tribali della comunità, ma si nasconde al resto del mondo per timore di perdere il proprio idilliaco habitat o che il prezioso e raro metallo finisca nelle mani sbagliate. 
Questo riporta al dilemma sul quale ruota tutta la storia: condividere questa preziosa risorsa per aiutare gli altri o continuare ad impedirne l’accesso? La trama della pellicola si muove anche fuori dalla reclusione di Wakanda, dove i bisogni della gente sono impellenti ma gli interessi economici sono spesso più forti dell’umanità. Come per l’omonimo movimento politico afro-americano della fine anni degli anni ‘60, i Black Panthers (senza spoilerare eccessivamente, ma ad un certo punto i supereroi sono due) intendono da una parte proteggere il proprio popolo e dall’altra guidarlo in una rivoluzione. Un film che appassiona, incanta con i suoi effetti speciali, eppure all’azione più sfrenata sovente si contrappone un lento rituale tribale. La musica in sottofondo sottolinea ogni aspetto delle scene, dai sincopati ritmi africani, ai bassi pompati per le strade di Oakland con il rap di Too Short (“In Da Trunk” all’inizio del film); dalle atmosfere r&b di The Weeknd che risuonano in un casino’ della Corea del Sud (“Pray For Me”), alla presentazione del cast nei primi titoli di coda con il curatore dell’intero soundtrack: Kendrick Lamar feat. SZA “All the stars”. Black Panther è puro entertainment, certo, ma più o meno velatamente ci riporta alcuni interrogativi della realtà quotidiana, dell’integrazione, del potere, del razzismo. E se dopo averlo visto non potrete più fare a meno di lui, vi farà piacere sapere che Black Panther tornerà in “Avengers Infinity war”.


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