3° mandato, il Cdm impugna la legge della Provincia di Trento. L’opposizione attacca ma Salvini: “Questioni locali"

3° mandato, il Cdm impugna la legge della Provincia di Trento. L’opposizione attacca ma Salvini: “Questioni locali"

3° mandato, il Cdm impugna la legge della Provincia di Trento. L’opposizione attacca ma Salvini: “Questioni locali" Photo Credit: Agenzia Fotogramma


La Lega contraria. Il Segretario aveva difeso la normativa, assicurando che il governo non l'avrebbe impugnata. Ma ora frena. Boccia (Partito Democratico): «Sancita la crisi della maggioranza». Il ministro Giuli: la decisione ha solo «una valenza tecnica»

Il Consiglio dei ministri ha impugnato di fronte alla Corte costituzionale la legge della Provincia autonoma di Trento che ha innalzato da due a tre il limite dei mandati consecutivi possibili per il presidente dell'ente. La Lega ha precisato, attraverso i suoi ministri, la posizione contraria all'impugnativa, ma non c'è stato un voto contrario. «Un atto istituzionale molto pesante contro le prerogative dell'autonomia trentina, con una chiara valenza politica», ha sostenuto il governatore trentino Maurizio Fugatti. Mentre Mirko Bisesti, capogruppo della Lega in Provincia di Trento, evidenzia così: «Per noi avere una impugnativa a fronte di una competenza esclusiva, forte di pareri giuridici altrettanto forti, è un attacco, una messa in discussione della nostra autonomia speciale. E anche nei confronti della Lega».

Meloni

Dal suo canto la premier Giorgia Meloni ha sempre affermato la sua netta contrarietà al terzo mandato per i governatori. Tanto da aver già bloccato le ambizioni di Vincenzo De Luca in Campania. E dalla sua, la presidente del consiglio ha l’appoggio di Forza Italia. Il duello è però con la Lega, che invece spinge per il terzo mandato. Di Maurizio Fugatti, che aspira al tris nel 2028, in primo luogo: ma in prospettiva c'è anche la poltrona di Massimiliano Fedriga in Friuli Venezia Giulia. Altra Regione a statuto speciale, dove è in corso una crisi politica dopo che gli assessori di Lega, Fi e lista Fedriga hanno rimesso le deleghe.

La legge trentina

La legge trentina impugnata oggi dal Consiglio dei ministri, è stata approvata il 9 aprile dal Consiglio provinciale del Trentino Alto Adige. Presentato dal capogruppo della Lega Bisesti, il testo, passato con 19 sì e 16 voti contrari, cambia la legge elettorale provinciale del 2003 e si compone di un unico articolo, che introduce la possibilità per il presidente della Provincia di svolgere un terzo mandato. Grazie alla sua approvazione, il leghista Maurizio Fugatti potrebbe, nel 2028, ricandidarsi per la terza volta consecutiva alla presidenza della Provincia autonoma, possibilità vietata dalla legge nazionale che, nel 2004, ha introdotto il limite di due mandati consecutivi per i governatori. L'approvazione della legge trentina ha provocato una spaccatura interna alla maggioranza e all'interno del gruppo locale di Fratelli d'Italia.

De Luca

E la decisione del Consiglio provinciale di Trento è stata presa nello stesso giorno in cui la Corte costituzionale ha ritenuto incostituzionale la legge della Campania che avrebbe consentito al presidente della Regione Vincenzo De Luca, del Partito Democratico, di candidarsi per un terzo mandato consecutivo. Era stato il Consiglio dei ministri a impugnare di fronte alla Corte la legge regionale della Campania, che era stata approvata lo scorso novembre con l'intento di consentire la terza candidatura di De Luca nel 2025, nonostante la legge ne preveda al massimo due consecutivi. Ora la Consulta dovrà pronunciarsi anche sul caso del Trentino-Alto Adige, che è a statuto speciale e, a differenza di quelle a statuto ordinario come la Campania, gode di diverse forme di autonomia su come può governarsi. In Consiglio dei ministri si è ripetuto più o meno lo stesso schieramento politico avvenuto in Trentino: i ministri leghisti Roberto Calderoli, per gli Affari Regionali, e Matteo Salvini, Trasporti, hanno sostenuto l'idea di lasciare alle regioni l'autonomia di legiferare su questa materia, mentre il ministro Francesco Lollobrigida (Fdl) e Antonio Tajani (Fi) si sono detti favorevoli all'impugnativa: alla fine del confronto è stata la premier Giorgia Meloni a dare il via libera alla decisione.

 


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