“11 Miglia”, un viaggio tra elementi paranormali, orrore ma anche emozioni: andiamo alla scoperta del libro con i loro autori, il PIT, Paranormal Investigation Team

“11 Miglia”, un viaggio tra elementi paranormali, orrore ma anche emozioni: andiamo alla scoperta del libro con i loro autori, il PIT, Paranormal Investigation Team

“11 Miglia”, un viaggio tra elementi paranormali, orrore ma anche emozioni: andiamo alla scoperta del libro con i loro autori, il PIT, Paranormal Investigation Team Photo Credit: “11 miglia” del PIT, Sperling & Kupfer


Un rituale, undici miglia da percorrere accettando una sfida potenzialmente devastante: un viaggio dalla forte componente psicologica che tiene con il fiato sospeso fino alla fine

L’esordio di ogni nuovo fine settimana, ormai è tradizione, rappresenta il ritorno per i lettori del portale online di RTL 102.5 di un appuntamento fisso, quello con il mondo dell’editoria.

È il frangente in cui andiamo alla scoperta delle novità più interessanti approdate sugli scaffali sul fronte dei libri. Qualcosa che approfondiamo ogni domenica e che, per fare un esempio, la settimana scorsa ci ha permesso di saperne di più di volumi come “Pensaci ancora”, “Moxyland, o giochi o muori”, “Il gioco di Artemisia” e “Il cinema itinerante di Mr. Saito”.

Il sabato è un giorno che dedichiamo sì ai libri, ma in una modalità differente. È quel momento in cui la “lo zoom” punta a ingrandire ogni singolo aspetto delle storie poste sotto la lente. E come farlo meglio se non attraverso le voci di autori e autrici che quelle storie le hanno pensate e poi scritte? Qualcosa che oggi ci permette di confrontarci con i PIT, content creator – il loro canale Youtube conta oltre 900mila iscritti – e autori di “11 miglia”, edito da Sperling & Kupfer.


ALLA SCOPERTA DI “11 MIGLIA”

Le presentazioni sono d'obbligo: chi sono i PIT e di cosa parla "11 Miglia"?

“Noi siamo il PIT, ovvero Paolo e Debby, una coppia nella vita e nel lavoro. Da sempre abbiamo deciso di unire la nostra passione per il videomaking a quella verso il mondo del paranormale, dell’ignoto e del brivido. Il nostro progetto nasce proprio da qui: dalla voglia di raccontare il mistero attraverso le emozioni, creando esperienze immersive che vanno oltre il semplice intrattenimento. In questi anni ci siamo fatti conoscere con le nostre indagini sul campo, i documentari e i contenuti che realizziamo sui social e su YouTube, sempre con lo stesso obiettivo: portare chi ci segue a vivere in prima persona emozioni vere, che si tratti di paura, stupore, commozione o divertimento. "11 Miglia" è il nostro primo romanzo, ma è perfettamente allineato a ciò che siamo e facciamo ogni giorno. È ispirato a una leggenda metropolitana affascinante e inquietante, il famoso rituale delle 11 Miglia. Racconta di un viaggio ai confini della realtà, dove il protagonista si trova ad affrontare prove sempre più pericolose, non solo contro il paranormale, ma soprattutto contro i propri fantasmi interiori. È un horror, certo, ma anche una storia di scelte, traumi, legami e crescita personale. Un viaggio che parla all’anima, non solo alla paura.”


Nella narrazione si nota il grande spazio dato - oltre che alla componente "horror" - alla componente emotiva. Quanto è importante che ci sia questo elemento in una storia che punta a innescare terrore nel lettore?

“Per noi è fondamentale, non solo nella scrittura ma anche nei nostri video e in tutto quello che facciamo. Chi ci segue lo sa bene: il mondo del PIT non è costruito solo sulla paura. Certo, il paranormale e l’horror sono il nostro punto di partenza, ma il cuore di tutto resta l’emozione. Noi raccontiamo storie vere, esperienze che attraversano tutte le sfumature emotive possibili: paura, tristezza, rabbia, amore, malinconia, stupore. È qualcosa che ci ha sempre contraddistinto. Non ci interessa soltanto far saltare lo spettatore sulla sedia o terrorizzarlo, vogliamo che chi ci segue viva un’esperienza completa, a 360 gradi.” Con noi puoi piangere dalla paura, dalla commozione, dalla gioia, e questo vale anche per il libro. "11 Miglia" non è semplicemente un racconto spaventoso: è una storia che parla di scelte, di rimpianti, di legami. È questo che rende il terrore più autentico: quando si mescola a tutto il resto.



UNA DOPPIA SFIDA, TRA NARRATIVA E CREAZIONE DI CONTENUTI MULTIMEDIALI

Quella che usate di solito nel vostro lavoro è una tipologia di narrazione che vive di multimedialità. Com'è stato switchare passando al racconto, un tipo di lavoro che si sviluppa e prova a suscitare emozioni con il solo ausilio delle parole?

“È stato un passaggio stimolante, ma anche molto naturale per noi. Alla fine, tutto quello che facciamo parte sempre da una storia. Nei video possiamo giocare con le immagini, con la musica, con le atmosfere, ma dietro ogni nostro lavoro c’è sempre una narrazione forte, costruita parola dopo parola. Con il libro abbiamo dovuto spogliare tutto, tornare all’essenziale: la parola scritta e l’immaginazione. Non avevamo effetti visivi o suoni per creare l’ansia o l’emozione. Solo la scrittura. Ed è stato bellissimo, perché ci ha ricordato quanto il racconto puro abbia ancora oggi un potere enorme. Quanto possa scavare dentro chi legge in modo più intimo e profondo rispetto a un video. È un modo diverso di entrare in contatto con le persone, ma il legame che si crea è altrettanto forte, forse anche più duraturo.”


Secondo la vostra esperienza, maturata in entrambi campi, è più difficile trasmettere emozioni attraverso i contenuti multimediali o attraverso la scrittura?

“Sono difficoltà diverse, ma alla fine il nostro obiettivo è sempre lo stesso: toccare qualcosa di vero nelle persone. Con i video puoi lavorare su tanti livelli: immagini, suoni, musica, ritmo. Puoi costruire l’ansia, suggerire emozioni. Ma devi anche fare i conti con un pubblico che oggi è abituato a scrollare via tutto in pochi secondi. Con la scrittura non hai nessuno di questi strumenti. Hai solo le parole e la mente di chi legge. Devi riuscire a costruire nella testa del lettore tutto quello che normalmente affideresti a suoni e immagini. È una sfida più sottile e rischiosa: se sbagli anche solo il tono, perdi tutto. Ma quando riesci a colpire nel segno, l’effetto è potentissimo e resta a lungo. Con il video spaventi il corpo, con la scrittura arrivi dritto nella testa e nel cuore.”


Sfide a confronto: raccontateci una difficoltà/complessità che avete dovuto affrontare nella vostra carriera nell'ambito della multimedialità (come content creator) e una che invece vi ha tenuto sulle spine nella creazione del libro.

“Nel mondo del content le sfide sono quotidiane: lavoriamo con il paranormale e questo ci porta a confrontarci con luoghi complicati, permessi difficili da ottenere, attrezzature che si inceppano proprio nei momenti peggiori e notti intere in location dove il confine tra suggestione e realtà si fa sottilissimo. Anche il confronto con il pubblico è una sfida continua, perché devi evolverti senza mai perdere la tua identità. Nella scrittura la difficoltà è stata diversa: qui non potevamo contare sull’impatto visivo o sonoro. Ogni parola aveva un peso enorme. Abbiamo dovuto scavare molto più a fondo dentro noi stessi per costruire una storia che non fosse solo inquietante, ma anche umana, credibile, emotiva. La sfida è stata creare un viaggio che, pagina dopo pagina, non ti permettesse più di tornare indietro. E poi, inutile nasconderlo, abbiamo anche affrontato la paura più “umana” di tutte: quella di mettersi in gioco in un ambito nuovo.”


Ormai, possiamo dirlo, vi muovete su più livelli del mondo delle narrazioni. Quali sono i progetti futuri, tra i PIT content creator e i PIT che troviamo in libreria?

“Il nostro futuro continuerà a camminare su più strade, perché ogni linguaggio per noi è un modo per raccontare e coinvolgere chi ci segue. Continueremo con le indagini, i documentari e i video che sono il cuore pulsante del progetto PIT. Ma proseguiremo anche nel mondo della scrittura: "11 Miglia" è solo il primo tassello di un disegno più grande. Ci sono nuove storie che stanno già prendendo forma e che ci permetteranno di esplorare ancora di più il lato oscuro delle emozioni umane.

Ma la vera novità di quest’anno è che tutto questo lo porteremo dal vivo, a teatro. Si chiama “Lo Spettacolo Maledetto” ed è qualcosa di unico: uno spettacolo paranormale, interattivo, fuori da ogni schema. Non sarà il classico spettacolo da guardare seduti e in silenzio. Sarà qualcosa che coinvolge, inquieta e trascina dentro la storia. E non saremo soli sul palco: porteremo con noi gli oggetti maledetti che abbiamo raccolto nei luoghi più infestati del mondo. Saranno lì, dal vivo. Non è solo uno spettacolo, è un’esperienza che resta addosso. Abbiamo già in calendario due città che amano il mistero: il 30 ottobre a Torino, Teatro Gioiello, il 31 ottobre Milano ( già sold-out) e il 1 novembre, sempre a Milano, Teatro San Babila. Chi ci segue lo sa: il nostro obiettivo è trasformare la paura in emozione, la curiosità in esperienza.”



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