Zelensky a Berlino rilancia la pace: cessate il fuoco, garanzie Usa e braccio di ferro con Mosca
Zelensky a Berlino rilancia la pace: cessate il fuoco, garanzie Usa e braccio di ferro con Mosca Photo Credit: EPA/Guido Bergmann
15 dicembre 2025, ore 11:07
Il presidente ucraino incontra gli inviati americani e gli alleati europei: apertura su Nato e confini, ma Kiev rifiuta una pace che somigli a una resa
L'INCONTRO DI IERI A BERLINO
Nel cuore di Berlino, lontano dalle trincee ma non dalla pressione della guerra, l’Ucraina ha giocato una delle sue partite diplomatiche più delicate. Volodymyr Zelensky ha scelto la capitale tedesca per rilanciare il dialogo con Washington in un momento in cui i margini di manovra sembrano restringersi e la stanchezza internazionale per il conflitto si fa sempre più evidente. L’obiettivo del presidente ucraino è chiaro: evitare che la pace si trasformi in una capitolazione e riportare gli Stati Uniti su posizioni meno indulgenti verso le richieste di Mosca.
LA PROPOSTA DI ZELENSKY
Nel colloquio con gli inviati americani Steve Witkoff e Jared Kushner, Zelensky ha avanzato una proposta che punta al pragmatismo più che alla retorica. Kiev si dice pronta a valutare un cessate il fuoco basato sull’attuale disposizione delle forze sul terreno, respingendo però l’idea russa di un’annessione formale dell’intero Donbass. Congelare la linea del fronte, secondo l’Ucraina, permetterebbe di fermare le ostilità senza sancire nuove conquiste territoriali e di trasferire il confronto su un piano politico e diplomatico. Il leader ucraino ha anche mostrato una disponibilità inedita sul tema della Nato, tradizionale linea rossa del Cremlino. L’ingresso pieno nell’Alleanza atlantica potrebbe essere accantonato, a patto di ottenere solide garanzie di sicurezza. Zelensky chiede impegni vincolanti da parte degli Stati Uniti, ispirati al meccanismo di difesa collettiva dell’Articolo 5, affiancati da accordi analoghi con i principali Paesi europei e con partner come Canada e Giappone. Una formula che, nelle intenzioni di Kiev, compenserebbe la rinuncia all’ombrello Nato e ridurrebbe il rischio di una nuova aggressione russa. Accanto a Zelensky, nel saluto iniziale agli interlocutori, c’era il cancelliere tedesco Friedrich Merz, simbolo di un’Europa che tenta di ritrovare compattezza e peso politico. Berlino si propone come snodo del confronto, pronta a riunire attorno allo stesso tavolo leader e istituzioni per sostenere la posizione ucraina. Nelle stesse ore, infatti, è previsto un incontro ristretto tra i principali capi di governo europei, con la partecipazione dei vertici dell’Unione e della Nato, per coordinare una linea comune.
LA PRESSIONE DI TRUMP PER CHIUDERE LA GUERRA IN UCRAINA E IL VIAGGIO DI ZELENSKY
Il viaggio di Zelensky avviene in un contesto complesso. Donald Trump, tornato al centro della scena internazionale, appare sempre più impaziente di chiudere il dossier ucraino e incline ad accettare diverse condizioni poste da Mosca pur di arrivare a un accordo rapido. Da qui l’insistenza del presidente ucraino nel ribadire la propria disponibilità al dialogo, ma senza arretrare su punti considerati vitali per la sovranità del Paese. Uno dei nodi più controversi riguarda la proposta americana di creare una zona cuscinetto demilitarizzata. Kiev contesta l’asimmetria di questa ipotesi: se alle forze ucraine venisse chiesto di arretrare, sostiene Zelensky, lo stesso dovrebbe valere per l’esercito russo nei territori occupati. In assenza di reciprocità, il rischio sarebbe quello di congelare una situazione di vantaggio per Mosca.
LA RUSSIA OSSERVA, MA I PRIMI COLLOQUI NON SONO STATI SEMPLICI
Mentre a Berlino si discute, la Russia osserva con freddezza. Il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov ha minimizzato l’attivismo ucraino ed europeo, avvertendo che eventuali modifiche sostanziali alla bozza americana incontrerebbero una forte opposizione russa. Anche l’apertura di Zelensky a nuove elezioni è stata liquidata da Mosca come una manovra tattica, utile solo a guadagnare tempo. Secondo indiscrezioni raccolte dai media statunitensi, i primi colloqui sono stati tutt’altro che semplici. Washington spinge per una soluzione rapida, mentre Kiev e i partner europei insistono sulla necessità di chiarire in modo inequivocabile sia la questione territoriale sia quella delle garanzie di sicurezza. Il risultato è un braccio di ferro diplomatico che si consuma anche senza la Russia al tavolo, ma che potrebbe determinare il futuro assetto dell’Europa orientale.
