Trump impone dazi del 25% sulle auto straniere, tensioni con Unione Europea e Canada, mercati in calo

Trump impone dazi del 25% sulle auto straniere, tensioni con Unione Europea e Canada, mercati in calo

Trump impone dazi del 25% sulle auto straniere, tensioni con Unione Europea e Canada, mercati in calo Photo Credit: https://agenziafotogramma.it/


La Casa Bianca introduce tariffe sulle auto importate dal 2 aprile. Bruxelles e Ottawa reagiscono, mentre i mercati crollano. "Mi rammarico profondamente per la decisione degli Stati Uniti" ha detto Ursula von Der Lyen

I NUOVI DAZI

Donald Trump ha deciso di imporre una tassa del 25% sulle auto straniere importate negli Stati Uniti, una misura che entrerà in vigore il 2 aprile e che il presidente ha definito il giorno della "liberazione dell'America". Questa decisione coinvolgerà anche 15 Paesi con cui gli USA hanno forti squilibri commerciali, avviando una nuova fase di tensioni economiche a livello globale. Secondo Trump, il provvedimento servirà a rilanciare la produzione automobilistica nazionale, ma potrebbe avere conseguenze pesanti per le aziende del settore, che si basano su catene di approvvigionamento internazionali. Il rischio è quello di un aumento dei costi per i consumatori americani. I mercati finanziari hanno reagito con preoccupazione: Wall Street ha chiuso in perdita già prima dell’annuncio ufficiale, mentre le azioni delle principali case automobilistiche, tra cui General Motors e Stellantis, hanno registrato un calo tra il 2% e il 3%.

LE TENSIONI COMMERCIALI CON L'UE E IL CANADA

La decisione della Casa Bianca potrebbe inoltre aggravare le tensioni commerciali con l’Unione Europea, oltre che con il Giappone e la Corea del Sud. Attualmente, quasi la metà dei veicoli venduti negli Stati Uniti proviene dall’estero e circa il 60% delle componenti utilizzate nelle auto assemblate in loco è di importazione. Bruxelles ha reagito con fermezza attraverso la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che si è detta "profondamente rammaricata" per la scelta americana, sottolineando che i dazi sono dannosi sia per le imprese che per i consumatori di entrambe le sponde dell’Atlantico. Ha anche avvertito Washington che l’Europa è pronta a difendere i propri interessi economici. Anche il Canada ha espresso forte preoccupazione. Il premier Mark Carney ha definito la mossa di Trump un "attacco diretto" all’industria automobilistica canadese, che rischia di subire pesanti ripercussioni.  

TRUMP NON MOLLA SULLE NUOVE TARIFFE

Trump, tuttavia, si è detto certo che le nuove tariffe porteranno le aziende automobilistiche a rilocalizzare la produzione negli Stati Uniti. Ha negato che la misura sia un favore per Elon Musk, il cui marchio Tesla produce già sul suolo americano, affermando che il miliardario non gli avrebbe mai chiesto nulla in merito. Non è ancora chiaro se i pezzi di ricambio saranno esclusi dai dazi, ma il presidente ha ribadito che la tassa del 25% sarà permanente e si sommerà a quelle già esistenti. Il 2 aprile segnerà anche l’introduzione di tariffe reciproche nei confronti dei cosiddetti "dirty 15", i Paesi con cui gli Stati Uniti hanno il maggiore disavanzo commerciale.Trump sostiene che questi provvedimenti porteranno nelle casse statunitensi tra 600 miliardi e un trilione di dollari in due anni. Ha lasciato intendere una possibile riduzione delle misure nei confronti della Cina, se si troverà un accordo su TikTok, ma ha escluso concessioni all’Europa, che ha accusato di aver trattato male gli USA, definendo i Paesi del blocco "parassiti".

LA RISPOSTA EUROPEA

La Commissione Europea prevede che le nuove tariffe si aggireranno intorno al 20% e colpiranno tutti e 27 i Paesi membri. Il commissario al Commercio Maros Sefcovic ha avvertito che una misura di questo tipo potrebbe avere effetti devastanti sull’economia europea. In risposta, Bruxelles ha già preparato un pacchetto di dazi da 26 miliardi di euro, che entreranno in vigore dal 12 aprile. Alcune tariffe, come quella del 50% sul bourbon americano, sono state posticipate per evitare una reazione ancora più aggressiva da parte di Washington. La Francia, in particolare, ha spinto per il rinvio dopo che Trump aveva minacciato di colpire champagne e vino con tariffe del 200%. Il rischio di un'escalation commerciale tra Stati Uniti ed Europa è quindi sempre più concreto.


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