Svizzera, domenica 7 marzo referendum per vietare burqa e niqab; nel 2009 il popolo disse no ai minareti

Svizzera, domenica 7 marzo referendum per vietare burqa e niqab; nel 2009 il popolo disse no ai minareti

Svizzera, domenica 7 marzo referendum per vietare burqa e niqab; nel 2009 il popolo disse no ai minareti


Dodici anni dopo la votazione sul divieto dei minareti, gli abitanti della Confederazione elvetica sono chiamati alle urne domenica prossima, 7 marzo, per decidere sul divieto di indossare il velo integrale in pubblico

A dodici anni dal referendum che vietò la costruzione dei minareti in Svizzera, gli abitanti della Confederazione elvetica, domenica 7 marzo, saranno chiamati ad esprimersi sulla possibilità di indossare in pubblico burqa e niqab. Il quesito sulla scheda in realtà riguarderà il divieto di indossare il velo integrale in pubblico, ma l’iniziativa popolare che prende il nome di ”Sì al divieto di nascondere il proprio viso” e prende di mira l’Islam, invitando a fermare l’estremismo, come si legge nello slogan dei manifesti che sono stati affissi in tutti i Cantoni (ovvero gli Stati che compongono la Confederazione) e che ritraggono una donna che indossa il niqab.


Un tema controverso

L'iniziativa ha ottenuto il pieno appoggio del partito della destra conservatrice UDC, che è anche la prima formazione politica del Paese, mentre il governo e la maggioranza delle forze del Parlamento osteggiano, invece il referendum. Il tema è controverso e il Paese appare fortemente diviso sula questione tra favorevoli e contrari a destra e a sinistra, ma anche tra le donne e i gli stessi musulmani. Secondo un sondaggio effettuato lo scorso mese di gennaio, i Sì erano in vantaggio, mentre trenta giorni dopo, i sostenitori dell’iniziativa erano al 49%, secondo un'indagine realizzata dall'istituto gfs.bern. A lanciare l’iniziativa è stato lo stesso comitato che era all’origine del referendum anti minareti, Egerkingen, formato principalmente da esponenti della destra conservatrice.


Il burqa un simbolo politico

Secondo i promotori del referendum, il velo integrale rappresenta un simbolo dell'islam politico, della sua volontà di proselitismo ma soprattutto è espressione della sottomissione della donna. L’intenzione è quella di chiedere ai cittadini di introdurre una modifica della Costituzione che vieti di nascondere il viso in pubblico. L’iniziativa è stata depositata nel 2017 con oltre 105.000 firme a sostegno.


Il governo contrario a questa iniziativa

Il governo federale e gli oppositori del partito della destra conservatrice UDC, sono contro un referendum che è stato definito eccessivo e ritengono quello del velo integrale, un un fenomeno marginale in Svizzera, sottolineando che a portare il niqab in pubblico sono sovente solo le turiste provenienti dai Paesi del Golfo che soggiornano per breve periodo nella Confederazione Elvetica. Contro questa iniziativa, esecutivo e parlamento hanno adottato un controprogetto che introduce l'obbligo di mostrare il proprio viso ai rappresentanti delle autorità per essere identificati. La proposta entrerà in vigore solo se il referendum verrà respinto.

Alcuni dei cantoni svizzeri hanno già introdotto misure per vietare di nascondere il volto in pubblico, come San Gallo e Ticino, mentre altri cantoni come Zurigo, Svitto o Glarona si sono detti contrari a questa misura. In Europa sono cinque i Paesi che non permettono l'uso del burqa e del niqab negli uffici pubblici: Francia, Belgio, Austria, Bulgaria e Danimarca.

Paradossalmente la votazione di domenica prossima si svolgerà in piena pandemia e con l'obbligo di indossare mascherine facciali in tutti i luoghi pubblici e questa è l’unica eccezione (sanitaria) prevista dal testo che sarà al centro del quesito del prossimo sette marzo.



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