Cassazione: sulle carte d'identità dei minori torna la dicitura 'genitori', via 'padre' e 'madre'

Cassazione: sulle carte d'identità dei minori torna la dicitura 'genitori', via 'padre' e 'madre' Photo Credit: agenziafotogramma.it
09 aprile 2025, ore 17:00
La Cassazione ha respinto il ricorso del ministero dell'Interno contro la decisione della Corte d'Appello di Roma di disapplicare il decreto ministeriale che, nel 2019, aveva cancellato la dicitura 'genitori'
Via la doppia dicitura 'padre' e 'madre' sulla Carta d’Identità dei minori, torna la dicitura 'genitori'. La decisione della Corte di Cassazione di respingere il ricorso del Ministero dell’Interno contro il verdetto della Corte d’Appello di Roma che aveva disapplicato il decreto ministeriale del 31 gennaio del 2019 con il quale era stato eliminato il termine ‘genitori’ per sostituirlo con ‘genitori’.
Decreto del 2019, discriminatorio per i supremi giudici
Facendo un piccolo passo indietro, il decreto del 2019 era stato emesso durante il governo cosiddetto giallo-verde,nato dalla coalizione di Lega e Movimento Cinque Stelle, era stato voluto in particolare dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Così, sui documenti riguardanti i minori era sparito il termine generico di «genitori» in favore di «padre e «madre». Ma era stato il Tribunale di Roma a intervenire in seguito, sollecitato dal ricorso di due madri (una naturale e una d’adozione) che chiedevano di applicare la dicitura sulla carta d’identità del figlio. Il tribunale quindi aveva "disposto di indicare solo 'genitore' nella carta d'identità elettronica del bimbo”. Per i giudici di piazzale Clodio si trattava di una scelta obbligata affinché il documento, "valido per l'espatrio, desse una rappresentazione corrispondente allo stato civile del piccolo, che aveva il diritto ad ottenere una carta d'identità, utile anche per i viaggi all'estero, che rappresentasse la sua reale situazione familiare. Un diritto che il modello Cie, predisposto dal Viminale - veniva spiegato dai giudici romani - non garantisce perché non rappresenta tutte 'le legittime conformazioni dei nuclei familiari e dei correlati rapporti di filiazione'.
Le ragioni della Cassazione
Per la Cassazione, in sostanza, "è irragionevole e discriminatorio". Il decreto ministeriale del 2019 lo ricordiamo, prevedeva che la carta elettronica, "consentiva di indicare in maniera appropriata solo una delle due madri 'e imponeva all'altra di veder classificata la propria relazione di parentela secondo una modalità ('padre') non consona al suo genere'".