Suicidio assistito, morta a Perugia la giornalista Laura Santi. "Nessun altro può decidere per noi"

Suicidio assistito, morta a Perugia la giornalista Laura Santi. "Nessun altro può decidere per noi" Photo Credit: X @marcocappato
22 luglio 2025, ore 15:00
Era affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla. Il via libera alla procedura era arrivato lo scorso novembre. Le ultime parole affidate ad una lettera
"Quando leggerete queste righe io non ci sarò più, perché avrò scelto di smettere di soffrire": ha scritto così, in una lettera affidata all'Associazione Luca Coscioni, Laura Santi, che si è auto-somministrata un farmaco che ha messo fine alla sua vita. Cinquant'anni, giornalista, aveva scoperto di avere la sclerosi multipla nel duemila. Una forma progressiva e avanzata, che l'aveva costretta sulla sedia a rotelle, tetraplegica, con spasmi dolorosi, come aveva raccontato in un'intervista. Fino all'epilogo di questa mattina, nella sua casa di Perugia, accanto al marito Stefano e a personale medico e infermieristico volontario.
IL VIA LIBERA DELL'ASL DI PERUGIA
Il via libera al suicidio medicalmente assistito era arrivato per lei lo scorso novembre dall'Asl di Perugia, dopo un lungo iter giudiziario, iniziato due anni e mezzo prima. Fino al riconoscimento dei requisiti di legge stabiliti dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso Dj Fabo: accertato che Santi fosse in grado di autodeterminarsi, affetta da una malattia irreversibile e fonte di gravi sofferenze e che dipendesse da sostegni vitali.
"NOI A DECIDERE E NESSUN ALTRO"
"La vita è degna di essere vissuta, se uno lo vuole, anche fino a 100 anni e nelle condizioni più feroci" ha sottolineato Santi nella sua lettera "ma dobbiamo essere noi che viviamo questa sofferenza estrema a decidere e nessun altro”. Poi il ricordo degli ultimi anni, di come sia maturata la decisione di morire, nell'impossibilità di "riuscire a compiere il minimo gesto, non più godere della vita, non più godere delle relazioni sociali. Che è quello che fa per me una vita dignitosa". Il grazie agli affetti, all'Associazione Luca Coscioni di cui è stata attivista e consigliera. Infine l'appello perché sul fine vita arrivi "una buona legge, che rispetti i malati e i loro bisogni". Una legge che, al momento, non c'è. Al Senato è in discussione un testo, che però ha già sollevato alcuni dubbi, per esempio sulla volontà di impedire al servizio sanitario nazionale di erogare la prestazione.Argomenti
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