Spazio, tracce di vita sul pianeta K2-18b. Gli scienziati: “Mondo alieno potenzialmente abitato”

Spazio, tracce di vita sul pianeta K2-18b. Gli scienziati: “Mondo alieno potenzialmente abitato” Photo Credit: agenziafotogramma.it
17 aprile 2025, ore 10:59
Uno studio ha rilevato la presenza di gas prodotti da organismi viventi
Presenza di acqua e un’atmosfera ricca di idrogeno e altri gas normalmente emessi da organismi viventi semplici. Gli elementi ci sono tutti per validare l’ipotesi avanzata dall’Istituto di Astronomia dell’Università di Cambridge: sul pianeta K2-18b, a 124 anni luce dalla Terra, potrebbero esserci forme di vita! Esseri molto semplici, come le alghe, che però potrebbero rappresentare una storica scoperta per il mondo dell’astrofisica.
Il pianeta
Per condurre la ricerca sono state fondamentali le rilevazioni svolte attraverso James Webb, il potente telescopio spaziale per l'astronomia a raggi infrarossi, messo in orbita il 25 dicembre 2021 grazie alla collaborazione internazionale tra l'Agenzia spaziale statunitense (NASA), l'Agenzia spaziale europea (ESA) e l'Agenzia spaziale canadese (CSA). Questo incredibile “cannocchiale” ha permesso al team che ha condotto lo studio di osservare da vicino K2-18b, un pianeta che orbita attorno a una nana rossa a 124 anni luce dalla Terra e di ottenere dati sorprendenti. Sulla superficie è stato avvistato un oceano di acqua liquida, collocato sotto un’atmosfera ricca di idrogeno e altri gas (come il dimetil solfuro (Dms) e il dimetil disolfuro (Dmds)), normalmente generati da organismi viventi semplici.
L’ottimismo degli scienziati
Sul nostro pianeta, le sostanze osservate vengono di solito prodotte da forme di vita microbiotica come il fitoplancton marino o le alghe. Ecco, dunque, che gli scienziati – pur mantenendo sobrietà ed evitando di annunciare la scoperta di veri e propri organismi viventi – si rivelano entusiasti e si dicono molto ottimisti circa la possibilità che su K2-18b ci sia un habitat ricco, quantomeno, di microbi.
La presenza di questi gas diventa quindi indicatore di un processo biologico definibile come una possibile “biofirma” che, seppure con la dovuta cautela e le necessarie ulteriori osservazioni, lascia ben sperare.
A rivelare grande ottimismo è l’astrofisico Nikku Madhusudhan, dell’Istituto di Astronomia dell’Università di Cambridge, autore principale dello studio pubblicato sull’Astrophysical Journal Letters: “Questi – racconta lo scienziato – sono i primi indizi di un mondo alieno potenzialmente abitato”. D’altronde, anche sulla Terra la vita è cominciata da forme di vita così elementari. Chissà che in futuro K2-18b non si riveli davvero un habitat eccellente anche per organismi più complessi come gli esseri umani.