“Sono fiero di te”, il coraggio di abbracciare i propri sogni: i dietro le quinte del libro con l’autore, Maestro Gabriele

“Sono fiero di te”, il coraggio di abbracciare i propri sogni: i dietro le quinte del libro con l’autore, Maestro Gabriele

“Sono fiero di te”, il coraggio di abbracciare i propri sogni: i dietro le quinte del libro con l’autore, Maestro Gabriele Photo Credit: "Sono fiero di te" di Maestro Gabriele, Rizzoli


“Coraggio, lasciare tutto indietro e andare, partire per ricominciare” recita una strofa di una canzone di Cesare Cremonini: una canzone che descrive alla perfezione il viaggio di Gabriele Camelo

Torniamo nuovamente a immergerci nei dietro le quinte dei libri arrivati nelle ultime settimane sugli scaffali delle librerie. Si rinnova l’appuntamento con lo spazio che ci mette a confronto con gli autori, i cui sforzi permettono di avere a disposizione letture in grado di stuzzicare una platea di lettori molto eterogenea.

Un frangente che, nelle scorse volte, ci ha permesso di saperne di più de “La verità quando arriva è una tempesta” di Flavia Gasperetti, “Il giudice dei dannati” di Daniele Soffiati o ancora “Uccidi i ricchi” di Sandrone Dazieri.

Oggi possiamo dire a tutti gli effetti che si cambia registro, con il volume che finisce sotto i riflettori che ci porta a confronto con narrazioni relative a vita vissuta. Con “Sono fiero di te” di Maestro Gabriele, edito da Rizzoli, si ripercorrono alcuni dei momenti salienti della vita professionale dell’autore, che ha intrapreso una vera e propria “missione” nell’ambito della pedagogia e della didattica. Ne abbiamo parlato proprio con Gabriele Camelo, alias Maestro Gabriele, che ci ha svelato alcuni interessanti retroscena.


SONO FIERO DI TE, IL CORAGGIO DI AFFRONTARE UNA NUOVA AVVENTURA

Ciao Gabriele, normalmente partirei con una domanda specifica per rompere il ghiaccio, ossia "di cosa parla "Sono fiero di te"?", il tuo libro. Oggi voglio mischiare un po' le carte e partire dal "Come è nato "Sono fiero di te"?

“Un pomeriggio, mentre correggevo i compiti dei miei bimbi, ho scelto di fare una foto del mio soggiorno-cucina pieno di quaderni, e dei piccoli messaggi motivazionali che scrivevo sui quaderni stessi. Ciclicamente mi porto i quaderni a casa e scrivo nella prima pagina libera dopo gli esercizi una piccola “letterina”-feedback rivolta al bambino sul suo andamento.

Queste foto sono diventate super-virali sui miei canali social e i mass-media hanno posto un’ampia attenzione su di me.

Ho capito ancora meglio che il mio approccio pedagogico era qualcosa che “dal di fuori” risultava nuovo ed anche un po’ rivoluzionario, anche se dal di dentro – nella classe – tutto quello che faccio e facciamo è la nostra normalità.

Intorno a me si è scatenato un putiferio d’interviste e domande e ho capito che ero chiamato a dare risposte e spiegazioni sul mio metodo, in cui credo molto. Diverse case editrici mi hanno contattato ed alla fine è nato questo accordo con Rizzoli, che ha creduto in me e mi ha sostenuto.”

La tua è stata una scommessa importante: lasciare tutto quello che avevi costruito (professionalmente) fino a quel momento e abbracciare una vera e propria missione. Quali sono stati i sentimenti che hai sentito scatenarsi dentro di te?

“Ho abbandonato la vita che avevo per recarmi dagli studi televisivi di Roma/Milano a fare il maestro in un quartiere popolare di Palermo. Tutto questo seguendo un istinto.

Quindi devo dire che i miei vissuti sono stati: prima coraggio, nel seguire il mio istinto, poi paura, perché dopo che a cose fatte ho dovuto affrontare il trasloco ed il trasferimento ho realizzato che mi stavo tuffando verso una vita nuova che non conoscevo.

Ma quando ho messo piede nella terra siciliana e poi la prima volta che sono entrato in classe ho capito che finalmente avevo ottenuto tutto quello che avevo sempre cercato. Un senso di appartenenza, di casa. Insomma ho abbandonato la mia “casa” fisica ed il lavoro che avevo sempre avuto per poi trovare casa nelle strade di Palermo ed in classe coi bambini, sentendo ciò come case nel cuore.”



INSEGNAMENTI PER TUTTE LE ETÀ

⁠È un libro che parla di scuola, ma che è applicabile a qualsiasi situazione (ed età) della vita, o sbaglio? Perché, alla fine fine (per fare un esempio) due adulti che litigano sono solo due bambini con un vissuto personale irrisolto... E gli "esercizi" che indichi di volta in volta possono fare bene tanto ai bambini quanto agli adulti.

“Che bella questa domanda. Chi ha letto il libro mi ha riferito di aver percorso un viaggio personale, e di averlo trovato un manuale di formazione all’amore. Queste parole mi hanno lusingato e seppure io lo abbia scritto in ottica pedagogica, riconosco che per essere bravi genitori, educatori, insegnanti, bisogna per prima cosa abbracciare il proprio bambino interiore. Dunque nel libro ci sono dei passaggi che aiutano a fare questo viaggio dentro di sé. E degli “esercizi” che in effetti valgono per la vita di tutti i giorni, al di là di specifiche situazioni scolastiche.”


Pensi che il mondo scuola debba evolvere in qualche modo specifico? Per esempio, se parliamo di meritocrazia...?

“A me piacerebbe che nella costituzione non ci fosse solo l’obbligo scolastico, ma anche l’obbligo al piacere scolastico. Credo fortemente che sia possibile nascere crescere vivere e lavorare perseguendo le proprie stelle personali per poi brillare nel mondo. E questo è il percorso per il benessere. La scuola dovrebbe guidare ogni singolo alunno verso la luce. Lo viviamo ogni giorno in classe: i bambini hanno una naturale curiosità e piacere nell’apprendere. Basterebbe partire da quello…

Il tema della meritocrazia è delicato, perché su questo si fonda il sistema sociale degli adulti. Io credo nell’idea di portare i bambini e tutti gli studenti a saper vivere la meritocrazia. Il tema dei confronti è naturale, così come lo è la valutazione delle prestazioni. Io cerco d’invitare i bambini a farsi forti nel cuore, e ad accettare le valutazioni su prestazioni diverse. Cerco di sostenere i bambini nei fallimenti, aiutandoli ad accettare che si può sbagliare un compito, ma che si può lo stesso sentirsi bene nel cuore. Da qui nasce anche una sorta di “pedagogia del fallimento”. Chi ha detto che le sconfitte, i fallimenti e gli errori debbano puzzare? Li possiamo profumare, e renderli passaggi fertili per crescite personali.”

Se il tuo libro fosse una canzone, quale sarebbe?

“Altra bella domanda. “Non insegnate ai bambini” di Giorgio Gaber rappresenta per bene il libro.”


Hai altri progetti in cantiere? Che siano inerenti libri, social o altro...

“Per quanto sia un tema delicato, vorrei riuscire a trovarmi in un contesto in cui le mie competenze e la mia passione per la comunicazione siano sfruttate al meglio. Intorno alla mia figura si sono create divisioni e questo mi ha pesato e mi pesa un pochino.

Vorrei capire come diventare formatore per insegnanti/genitori e in quest’ottica mi piacerebbe diventare professore universitario. Ma vorrei lavorare anche in una scuola diversa rispetto a dove sto che mi dia qualche libertà in più e mi permetta di raccontare meglio il mondo-scuola dal di dentro.

Fuori da scuola col mio amico Fabio Agnello abbiamo creato un piccolo podcast con come protagonisti i bambini, chissà che questa idea non si evolva. Il mio più grande sogno è realizzare un giorno un pullimino-scuola in cui ogni giorno non si sale in classe ma si sale sul pullmino per andare a fare esperienze nuove.”



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