Donald Trump non ha nascosto tutta la sua frustrazione per le violazioni alla tregua arrivate da entrambe le parti, che hanno rischiato di mandare in frantumi sin da subito l'iniziativa, sconfessando l'annuncio che il tycoon aveva dato nella notte.
L'ATTACCO "SIMBOLICO"
In particolare l’esercito israeliano aveva accusato Teheran di aver lanciato due missili balistici subito dopo l’inizio del cessate il fuoco, aggiungendo di avere intenzione di rispondere con forza. Ma a frenare Israele è intervenuto proprio il presidente americano, che in una telefonata insolitamente ferma ha chiesto al premier Netanyahu di non attaccare. Da qui la scelta di Tel Aviv di procedere con un contrattacco puramente simbolico, colpendo un vecchio radar a nord della capitale iraniana.
NO A UN CAMBIO DI REGIME IN IRAN
“Il cessate il fuoco è in vigore” ha scritto ancora Trump, aggiungendo che l’iran non ricostruirà mai più le sue strutture nucleari. Poi, interpellato dai giornalisti a bordo dell'Air Force One - diretto al vertice NATO - ha spiegato di non puntare al cambio di regime nella Repubblica Islamica. “
Porterebbe il caos” ha dichiarato “
e non non lo vogliamo”. Infine il tycoon ha spiegato di aver ricevuto la chiamata di Vladimir Putin, che gli avrebbe offerto aiuto per risolvere la situazione in Medio Oriente. "
Gli ho risposto che non ho bisogno di aiuto con l'Iran ma con lui" ha raccontato Trump, dicendosi fiducioso di riuscire a porre fine presto al conflitto in Ucraina.
UN'INTESA PER GAZA
E mentre la tregua, seppur delicata, sembra concretizzarsi con l'Iran, si lavorerebbe anche per trovare un'intesa tra Israele ed Hamas per Gaza, dove la situazione resta drammatica. Sono 46 i morti solo oggi, colpiti dal fuoco israeliano mentre si trovavano vicino a centri di distribuzione degli aiuti. 21 civili sono stati uccisi stamattina, 25 poco fa, negli stessi minuti in cui il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha annunciato che uno dei suoi operatori è stato ucciso mentre lavorava in un ospedale da campo a Rafah. Si tratta del quinto operatore ucciso dall'inizio del conflitto.