
Sangiuliano, la Procura Roma ha chiuso le indagini su Maria Rosaria Boccia: “L’ex ministro indotto alle dimissioni” Photo Credit: Agenzia Fotogramma
22 luglio 2025, ore 16:30
I reati ipotizzati: lo stalking, la diffamazione, le lesioni personali aggravate (in ambito di relazione affettiva e con finalità persecutorie), l’interferenza illecita nella vita privata e il falso ideologico. L’imprenditrice adesso rischia il processo
La Procura di Roma ha chiuso l'inchiesta che vede indagata l'imprenditrice Maria Rosaria Boccia, accusata dalla Procura di Roma di stalking, lesioni, interferenze illecite nella vita privata e diffamazione ai danni dell'ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
I reati
A Boccia - che rischia il processo dopo il 415 bis notificato dai pm - è contestato anche il reato di false dichiarazioni nel curriculum redatto per l'organizzazione di eventi. Nel procedimento risultano parti offese Sangiuliano, sua moglie e l'ex capo di gabinetto del dicastero, Francesco Gilioli. Nel capo di imputazione relativo allo stalking a carico dell'imprenditrice Maria Rosaria Boccia i pm, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, scrivono che l'indagata "con condotte reiterate ossessive e di penetrante controllo della vita privata, professionale e istituzionale rivolte verso Sangiuliano - con cui intratteneva una relazione affettiva extraconiugale e anche successivamente alla definitiva rottura dei rapporti - cagionava nello stesso un perdurante e grave stato di ansia e paura che si estrinsecava in un forte stress, un notevole dimagrimento, pensieri suicidi, modo tale da costringerlo ad alterare le proprie abitudini di vita, compromettendone la figura pubblica, inducendolo a rassegnare le dimissioni dalla carica istituzionale, a evitare i luoghi abitualmente frequentati, limitare le uscite private e pubbliche e partecipazioni a convegni o viaggi istituzionali e privati; condotte consistite in quanto di seguito descritto".
L’atto
Boccia, è scritto nell'atto, "chiedeva dapprima velatamente e poi in modo sempre più esplicito di lavorare insieme con nomina fiduciaria del ministro, al fine di giustificare la presenza quotidiana presso gli uffici ministeriali, contestualmente ponendo in essere azioni volte a screditare i suoi collaboratori più vicini, con progressivo isolamento, ed avanzando continue richieste di essere portata a conoscenza dei colloqui istituzionali o con il proprio staff". E ancora, secondo i magistrati, Boccia "effettuava plurime pressanti richieste di consegnarle il telefono cellulare, utilizzato da Sangiuliano anche per i contatti istituzionali, per ispezionarlo, anche pretendendo la consegna di password o comunque lo sblocco delle applicazioni o, in alternativa, di consentirle indiscriminato accesso da remoto" e "imponeva all'allora ministro, quantomeno a partire dal'11 giugno del 2024, di non portare la fede nuziale e, infine, sottraendola". Prima del 22 luglio dell'anno scorso faceva poi credere al giornalista di avere mandato la foto dell'anello alla moglie "via WhatsApp".
Il ‘giallo’
Quello che scaturisce dalle pagine firmate dai piemme somiglia ad un atto d’accusa che appare come un copione di un thriller sentimentale. Sicuramente il rapporto Sangiuliano-Boccia era un rapporto malato, fatto di manipolazioni, messe in scena con messaggi WhatsApp e storie di Instagram, pressioni ossessive, gravidanze finte, messaggi minacciosi, telefonate all’alba e la disperata ricerca di un incarico pubblico. Con un controllo, secondo le accuse, completo: del telefono, delle mail, degli spostamenti. Tanto che i magistrati, come scritto sopra, prospettano “la progressiva dissoluzione di un uomo, l'ex ministro della Cultura, sottoposto ad un perdurante e grave stato di ansia e di paura, che si sarebbe sostanziato in un dimagrimento vistoso e pensieri suicidi”. Parole queste dei pubblici ministeri chiarissime.