
Regionali, sul candidato per il Veneto il centrodestra cerca lo sprint. Ma è ancora braccio ferro Lega-Fdi Photo Credit: agenziafotogramma.it
20 luglio 2025, ore 15:30
Il leader del Carroccio Matteo Salvini si augura che domani e il vertice del centrodestra possano essere il giorno di svolta. Ipotesi Matteo Piantedosi (ministro dell’Interno) in Campania, con Luca Zaia (presidente uscente del Veneto) alla guida del Viminale
Domani potrebbe essere un momento significativo per cercare di sbloccare la candidatura del centrodestra per il Veneto. Un passaggio ancora pieno di incognite ma che una volta superato dovrebbe creare l'atteso effetto domino che consentirebbe a Giorgia Meloni di accelerare la chiusura di tutte le caselle per le Regionali.
Lupi
"Vogliamo dare più forza al centro del centrodestra anche in Veneto. Credo che lunedì, come coalizione, daremo indicazione del candidato alla presidenza della Regione", annuncia da Padova il presidente di "Noi moderati" Maurizio Lupi. "Sarà certamente la persona migliore, capace di tenere insieme una coalizione, tenendo presente una storia e tenendo presenti le esigenze dei vari territori. Per noi la grande sfida è dare seguito al buon governo del presidente Zaia". Al riguardo, l'esponente centrista ricorda una regola "che Silvio Berlusconi ha portato nel centrodestra 30 anni fa: la coalizione è compatta e chi la guida lo scelgono gli elettori. In questo momento è Giorgia Meloni a guidare il centrodestra, non è più solo la leader di Fratelli d'Italia ma è leader di tutta la maggioranza, e la preoccupazione del leader è quella di tenerla unita". Quanto alla figura del candidato in Veneto, nel dopo-Zaia "si dovrà tenere presente la storia di questi anni. Ma anche che è legittimo che Fratelli d'Italia, essendo in questo momento il primo partito, voglia avere un ruolo. Il lavoro che farà Giorgia Meloni -aggiunge Lupi -sarà trovare la situazione che regga meglio l'unità della coalizione".
Il ragionamento
Un ragionamento che lascia pensare in alcuni ambienti della maggioranza che il braccio di ferro tra Fdi e Lega si possa chiudere con un nome indicato dal partito della premier. Un epilogo che in altri settori del centrodestra viene valutato più come il desiderio del leader di Noi Moderati di accreditarsi per la poltrona di sindaco di Milano con il sostegno di Fratelli d'Italia. Ma la Lega non sembra voler mollare facilmente la posizione, tenendo anche d'occhio proprio quanto accade nel capoluogo lombardo con l'inchiesta che ha coinvolto la giunta di Giuseppe Sala. Il partito di Salvini anche su questo fronte si mostra molto attivo sottolineando la necessità di intercettare un elettorato (anche di giovani e professionisti) che di solito sfugge alla coalizione nella metropoli lombarda. Dentro FdI non mancano profili più politici, come Carlo Fidanza e Marco Osnato. Sono ragionamenti emersi anche nel tavolo su Milano che il centrodestra ha aperto a fine 2024. Ma questo dossier però - è la linea di Meloni- non deve rientrare nel confronto sulle Regionali (una cautela che varie fonti collegano anche ai casi aperti della ministra Daniela Santanchè e di un'assessora siciliana di FdI). Un dossier che oltre alla questione Veneto dovrà fare i conti con il nodo Campania (dove resiste il pressing di FI)."Siamo pronti al confronto con Roberto Fico. Discontinuità sarà la parola che accompagnerà questo percorso. Sia Fico sia il centrodestra concordano sulla necessità di voltare pagina sulla sanità, sul lavoro, sui diritti. È un punto di partenza importante per un dialogo civile", afferma Fulvio Martusciello, segretario regionale di Forza Italia in Campania.
Salvini
Salvini si augura che domani possa essere il giorno di svolta per decisioni importanti sulle candidature ma più di tanto non si sbilancia. E in una intervista a Libero ricorda la buona amministrazione di Luca Zaia ("tra i Governatori più apprezzati in Europa"), nonché il fatto che in veneto la Lega oggi ha 161 sindaci e più di 1500 amministratori locali: "un patrimonio unico" - rimarca - che mettiamo a disposizione del centrodestra unito". Sullo sfondo la questione della legge elettorale, con Meloni che lavora per convincere la Lega ad accettare una formula più proporzionale. Se FdI e Pd convergessero su questa soluzione, anche FI si potrebbe accodare.