Ragazze uccise sulle strisce pedonali a Roma, le motivazioni della sentenza, il Gup, elevato grado colpa Genovese

Ragazze uccise sulle strisce pedonali a Roma, le motivazioni della sentenza, il Gup, elevato grado colpa Genovese

Ragazze uccise sulle strisce pedonali a Roma, le motivazioni della sentenza, il Gup, elevato grado colpa Genovese


La notte del 21 dicembre del 2019 ci fu una gara di sorpassi, quando vennero travolte ed uccise sulle strisce pedonali, Gaia e Camilla. Furono urtate dal Suv guidato da Pietro Genovese

Gaia e Camilla, la tragica notte del 21 dicembre del 2019, non avevano attraversato in maniera azzardata la strada, loro erano sulle strisce pedonali dopo che il semaforo dedicato ai perdoni era diventato verde. Le due giovani vennero centrate in pieno dall’auto guidata da Pietro Genovese e uccise sul colpo. Per questo delitto stradale il gup di Roma Gaspare Sturzo, ha condannato il 19 dicembre scorso il ventenne a otto anni di carcere per omicidio stradale plurimo. Lo stesso giudice nel motivare la sentenza sostiene che “è assai elevato il grado di colpa dell'imputato, sotto il profilo del quantum di evitabilità dell'evento, essendo l'incidente frutto anche di una negligente scelta di mettersi alla guida dopo aver fatto uso di alcol, pur sapendo che era obbligato a non bere qualora avesse voluto condurre un'auto, secondo la sua età e per il tempo in cui aveva preso la patente”.


Le motivazioni della sentenza

Sono 197 le pagine delle motivazioni in cui il giudice ricostruisce tutta la vicenda delle due 16enni romane investite ed uccise mentre attraversavano la strada. Il Gup afferma che le due giovani sono state travolte mentre erano "sulle strisce pedonali, nel tratto della terza corsia di sinistra di corso Francia, dopo che queste avevano iniziato l'attraversamento con il verde pedonale ma si erano fermate per aver notato alla loro sinistra provenire dal precedente semaforo ad alta velocità tre auto impegnate, di fatto in una gara di sorpassi, che non accennavano a rallentare”.


Genovese alla guida con il cellulare

Nelle motivazioni si legge anche che l'imputato ha effettuato una serie di sorpassi utilizzando anche un cellulare per inviare messaggi. Ma non solo, superando il limite di velocità a quell’ora di notte e iniziando un ultimo sorpasso di un'auto che aveva cominciato a frenare e, poi, si era fermata. Genovese non ha attivato "i dovuti doveri di diligenza, nell'avvicinarsi ad un incrocio, notoriamente attraversato da diversi utenti, soprattutto a piedi, ben noto per il pericolo di improvvisi attraversamenti tra gli esercizi commerciali e le abitazioni collocate ai due lati della duplice carreggiata" e "senza verificare il motivo della frenata e dell'arresto dell'auto che lo precedeva, in relazione all'incrocio incriminato, soprattutto quanto alla possibile presenza di altri utenti della strada davanti all'auto che stava sorpassando".


Genovese capace di intendere e volere

Il giudice ha definito l'imputato "un soggetto capace di intendere e di volere al momento del fatto. E le dichiarazioni spontanee che ha reso hanno mostrato la sua capacità al momento del fatto e quella di comprendere perfettamente la gravità della situazione e dei fatti e che per questi era sottoposto ad un giudizio penale". Inoltre sostiene che “è vero, che nonostante gli arresti domiciliari aveva ricevuto alcuni amici e ascoltato, probabilmente ad alto volume, della musica, infastidendo qualche vicino, ma - prosegue il giudice – anche questo elemento assieme agli altri sopra annotati deve essere inquadrato in un complesso di immaturità dell'imputato, dovuta alla giovane età e al tentativo di sbandierare una goliardia, qualche istinto di bullo, per nascondere le sue insicurezze e qualche eccesso di solitudine".


Il commento dei legali delle famiglie delle ragazze uccise

Per i legali delle famiglie delle ragazze uccise "la motivazione della sentenza è una conferma netta della piena regolarità di condotta di Gaia e Camilla, così sgombrando definitivamente il campo da fantasiose ipotesi di attraversamento azzardato che, in alcuni casi, null'altro hanno costituito che gratuiti e ingiustificati attacchi alla memoria delle due povere ragazze, inizialmente incluse, addirittura, in un inventato gioco di attraversamento con il semaforo rosso che non ha avuto il benché minimo riscontro processuale".



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