Quarant'anni dal sisma che, domenica 23 novembre dell'80, mise in ginocchio Campania e Basilicata, toccando anche Molise e Puglia

Quarant'anni dal sisma che, domenica 23 novembre dell'80, mise in ginocchio Campania e Basilicata, toccando anche Molise e Puglia

Quarant'anni dal sisma che, domenica 23 novembre dell'80, mise in ginocchio Campania e Basilicata, toccando anche Molise e Puglia


Il sisma fu misurato a 6,9 gradi della scala Richer, corrispondente al decimo grado della scala Mercalli, fece circa 3000 vittime e 8800 feriti, i senza tetto furono 280.000


Le 19.34, Via Cilea, Vomero, Napoli, rampa della tangenziale in uscita, la R5 arrancava. Una impressione, la terra trema. Ma in fondo, la macchina era un po’ ballerina. Non ci facemmo caso. Ma arrivati in cima il traffico si blocco’. Scesi, dall’enorme palazzone che si staglia sull’uscita, cominciò a scendere di corsa un’orda umana. “Che è stato ?” “O’ terremoto, o’ terremoto”. Solo allora mi resi conto di un lampione che oscillava paurosamente.


Sono passati 40 anni, ricostruzione non ancora completata

Dopo 40 anni la ricostruzione non è ancora completata , della pioggia di denaro pubblico del 1981, con concessioni per attività di tipo industriale, oggi resta qualche isola felice, qua e là, ma molte aziende hanno chiuso, altre sono fallite. Con storie spesso torbide. La legge 219 comprese 506 Comuni danneggiati delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno. E anche la “ricostruzione” dei fotogrammi di quella domenica, può risultare difficile. Anche se eventi come quello possono segnare la vita. La mia storia è legata alla radio, come sempre, all’epoca c’erano le radio libere, a Radio Zodiaco, poi Campania Radio Uno, facevo il mio programma musicale, scegliendo principalmente musica rock, pop, e new wawe. Ma anche uno spazio di recensioni sui libri, con un titolo che poteva anche avere un doppio senso, “Letti per voi”, ma dal contenuto serio. Perché Pino Telesco, co -conduttore , lo è. Pino è il nipote di Umberto Telesco, fotografo rock, dell’epoca del neapolitan power, all’epoca compagno di Jenny Sorrenti, sorella del più famoso Alan. A Napoli si respirava musica ad ogni angolo, anche adesso per carità, ma ognuno è legato alla sua epoca. Ero con lui, qui i ricordi si offuscano, forse avevamo visto una partita di basket femminile, di sicuro dovevamo scegliere dischi o libri. Da quel momento , siamo usciti a fatica dal caos, e abbiamo raggiunto ognuno la propria abitazione


Guagliò, stiamo a casa, è sicura, da il “Mattino” “Fate presto”

Le prime notizie, una scossa di 90 secondi aveva colpito Irpinia e Basilicata, facendo tremila vittime, 8800 feriti e 280.000 senza tetto, si seppe dopo. In quel lasso di tempo un sisma di magnitudo 6.9 della scala Richter, decimo grado della scala Mercalli, aveva polverizzato tante piccole realtà dell’Italia della sana provincia italiana. Le onde del terremoto toccarono anche Molise e Puglia e furono avvertite fino alla pianura padana, in Emilia, e nel verso opposto in Sicilia. Tra i simboli della tragedia il crollo della chiesa madre di Balvano , provincia di Potenza dove morirono 66 persone. Il titolo del quotidiano di Napoli e del mezzogiorno, “Il Mattino” è tra quelli che restano nella memoria collettiva più di altri. “ FATE PRESTO”. Era difficile comunicare, non solo con le zone colpite, dal terremoto. Ognuno fece le sue scelte, molti passarono la notte all’aperto, nel mio quartiere il Vomero, all’interno del vicino stadio “Collana”, in macchina. Noi no. Mio padre, sempre sereno. Guardò me e mia madre. Disse, dormiamo a casa, è sicura. Poteva dirlo ,aveva partecipato alla costruzione. E fu così che con la replica dell’ 1 della notte, ho potuto vivere la spiacevole esperienza del terremoto. Che poi, anche per professione, ho incontrato ancora molte volte. L’ultima volta ad Amatrice.


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