Prosegue la telenovela Djokovic, ora si indaga su una sua possibile falsa dichiarazione alla dogana di Melbourne

Prosegue la telenovela Djokovic, ora si indaga su una sua possibile falsa dichiarazione alla dogana di Melbourne

Prosegue la telenovela Djokovic, ora si indaga su una sua possibile falsa dichiarazione alla dogana di Melbourne


Dall'Australia non è ancora arrivata una decisione definitiva, il governo non ha stabilito se il tennista serbo debba essere espulso; nel frattempo emerge una presunta falsa dichiarazione nei documenti presentati allo sbarco.

ANCORA INCERTEZZA

La telenovela continua. Quella di oggi non è certo l’ultima puntata. Il ministro australiano dell’immigrazione Alex Hawke sta ancora valutando la situazione e non ha ancora sciolto la sua riserva sulla permanenza nel paese del tennista No Vax. Si sta ancora studiando il caso, ben sapendo che ci sono i fari del mondo puntati addosso. La sentenza del giudice federale ha annullato la cancellazione del visto di Djokovic e ha rimescolato le carte. Si ragiona sul filo del diritto, l’Australia vuole applicare la legge senza dare l’idea di una corsia preferenziale concessa al campione, dall’altra si vuole evitare che un tennista dalle posizioni molto discutibili passi per martire ed eroe. In una nota si legge che “il ministro Hawke sta valutando se annullare il visto a Novak Djokovic, in linea con il principio del giusto processo, il ministro esaminerà a fondo la questione”. Nessun accenno ai tempi che serviranno per questi ulteriori accertamenti, ma ormai in Australia è notte, quindi nelle prossime ore non dovrebbero esserci sviluppi.


FALSA DICHIARAZIONE?

In tutto questo emerge un nuovo elemento che potrebbe costare caro a Djokovic. E’ stata aperta una nuova inchiesta che dovrà fare chiarezza sull’ipotesi che il serbo abbia rilasciato una falsa dichiarazione di viaggio: appena atterrato a Melbourne, alla polizia di frontiera ha negato di aver viaggiato nei 14 giorni precedenti al suo arrivo in terra australiana: ma questa sarebbe una bugia, visto che Djokovic prima di Natale si era andato ad allenare in Spagna. In effetti sull’ultimo mese del tennista serbo c’è poca chiarezza. Si è parlato di una positività al Covid riscontrata il 16 dicembre, e sarebbe stato questo l’appiglio per chiedere l’esenzione per entrare in Australia senza essere vaccinato. Ma diverse cose non tornano: le richieste di esenzione andavano presentate entro il 10 dicembre, poi nei giorni successivi alla presunta positività, Djokovic se ne è andato in giro come se nulla fosse e ha partecipato - ovviamente senza mascherina- a diversi appuntamenti pubblici: ha incontrato un gruppo di giovani tennisti, ha ritirato un premio del quotidiano francese L’Equipe. Quindi se era negativo è un bugiardo; se era positivo è un irresponsabile che mette a rischio la salute degli altri.


GUELFI E GHIBELLINI

Come accade in questi tempi, anche su questa vicenda l’opinione pubblica si è spaccata in due squadre, stiamo vivendo la riedizione dell’eterna sfida tra Guelfi e Ghibellini, il tutto incendiato dai toni senza controllo tipici dei social. Chi sta con Djokovic e sposa la sua battaglia No Vax lo considera un eroe che non si arrende davanti a nulla: tra questi ci sono i suoi familiari, protagonisti ieri di una conferenza stampa tenutasi a Belgrado: un mix di retorica e nazionalismo, senza fornire risposte alle domande scomode. Poi ci sono coloro che apprezzano le indiscutibili doti tecniche di un campione, ma vorrebbero invitarlo a limitarsi a giocare a tennis. Quando le regole, sportive non, glielo consentono.



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