PD, l’era-Schlein al via fra i (molti) dubbi dei liberal, l’addio dei cattolici e la mano tesa del M5S

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Per la nuova segreteria i nomi in campo sono quelli di Chiara Braga e Chiara Gribaudo, per il gruppo alla Camera, e di Francesco Boccia e Anna Rossomando, per quello al Senato. Peppe Provenzano, il vicesegretario uscente, probabile presidente del partito

Da una parte ci si prepara a governare un partito spaccato nei numeri, cercando di non ripetere errori del passato. Dall'altra ci si lecca le ferite, in attesa di fare una analisi della sconfitta. Questo il quadro nei due campi del Partito Democratico che si sono confrontati alle primarie, chiuse ieri sera con la vittoria di Elly Shlein, e oggi con il passaggio di consegne fra Enrico Letta e la nuova Segretaria (che ha ricevuto in dono dall’ex premier un melograno di ceramica come simbolo portafortuna). La prima assemblea del nuovo corso si terrà il 12 marzo, lei - che ha anche sentito al telefono il Presidente Mattarella - ha promesso di "lavorare per la massima unità del partito, ma con una linea chiara e comprensibile, apriremo al più presto il tesseramento”.


Bonaccini

Tra i sostenitori di Bonaccini il clima è così mesto dal consigliare di rimandare di qualche giorno riunioni per fare il punto sul risultato. Un dirigente di peso vicino al Governatore, tuttavia, esterna la sua personale analisi di quanto accaduto. "La prima cosa che ha pesato è stata la rabbia dei nostri elettori dopo la sconfitta alle elezioni politiche". Rabbia che si è sfogata punendo quelli che erano identificati direttamente con il Pd come lo si è conosciuto fino ad oggi: "La gente ha voluto una rottura totale con il passato e ha scelto l'offerta che appariva più innovativa". Assieme a questo "voto di opinione" c'è però, un altro elemento che viene individuato dai sostenitori di Bonaccini: "Il voto di opinione è stato netto, ma è chiaro che c'è stata tutta una schiera di persone che sono rientrate e che volevano regolare i conti con il passato". Il riferimento è agli ex di Articolo Uno che sono tornati a votare al congresso del Pd in virtù del percorso costituente avviato da Enrico Letta. Ora, il rischio che si percepisce nell'area liberal e riformista è che, "se non si gestisce bene questa fase, un pezzo di Pd potrebbe andarsene". Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, già lo ha paventato. E non tanto e non solo i dirigenti, "ma soprattutto gli elettori che potrebbero non riconoscersi più in questa offerta politica". Da qui gli appelli di due dirigenti di primo piano come Enrico Borghi e Alessandro Alfieri.


Le novità

"Le novità di un voto diversificato tra iscritti ed elettori e di cambio di linea politica richiedono sensibilità e intelligenza per tenerci uniti", avverte Borghi. "Molti sono preoccupati delle dinamiche che, se non gestite, può innescare l'esito del voto", spiega Alfieri: "Tuttavia ho l'esperienza per sapere che, in politica come nella vita, si cade e ci si rialza. Sarò, saremo leali con la nuova segretaria", aggiunge il senatore dem. Dal fronte opposto, tra chi ha sostenuto Elly Schlein, si sottolinea la necessità di non ripetere gli errori del passato. "Ci vuole un cambio netto rispetto al passato, sotto molti aspetti", spiega una fonte della sinistra dem, "per non ripetere gli errori del passato quando, per cercare l'unanimità a tutti i costi si sono conservati alcuni assetti dando l'impressione che il partito non si rinnovasse mai". La prima prova davanti alla quale si troverà la neo segretaria sarà quella che riguarda i gruppi parlamentari 'disegnati' dalle liste di Enrico Letta. Le due capigruppo, per decisione dello stesso Letta, sono state prorogate "fino a conclusione del congresso", per essere rinnovate con la nuova segreteria. Tra le fila di Schlein c'è apprezzamento per il lavoro compiuto fin qui da Simona Malpezzi e Debora Serracchiani a Palazzo Madama e Montecitorio (entrambe disponibili ad un passo indietro), ma c'è anche la consapevolezza che occorre dare un segnale di rinnovamento. I nomi in campo sono quelli di Chiara Braga e Chiara Gribaudo, per il gruppo alla Camera, e di Francesco Boccia e Anna Rossomando, per quello al Senato. Per la segreteria si fa il nome di Marco Furfaro come vice di Schlein ma un posto di rilievo potrebbe spettare anche a Peppe Provenzano: il vicesegretario uscente potrebbe essere indicato come presidente del partito.


La discontinuità

Ma la discontinuità riguarderà anche e soprattutto la linea del partito riguardo alle alleanze. "Il 14 e 15 maggio si vota per le amministrative e la nuova segreteria dovrà fare nuove scelte di campo", sottolinea Francesco Boccia: "Schlein avrà la forza di consentire al Pd di fare il salto di qualità unendo la sinistra. La rottura dell'alleanza con i 5 Stelle ci ha fatto perdere le elezioni". Il presidente M5S, Giuseppe Conte, facendo gli auguri di buon lavoro a Elly Schlein, sottolinea anche che gli "elettori Pd hanno chiesto un cambiamento rispetto a chi ha barattato le misure del Conte II su lavoro, ambiente, povertà, sostegno a imprese e ceto medio con la vuota agenda Draghi. Su questi temi noi abbiamo già da tempo progetti chiari". Più di una mano tesa nei confronti della nuova segretaria dem.



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