Patrizia Prestipino, ecco cosa accade nel centro migranti in Albania

Patrizia Prestipino, ecco cosa accade nel centro migranti in Albania
31 maggio 2025, ore 20:30 , agg. alle 22:49
La deputata del Pd ha visitato il Cpr di Gjader, la costosissima e mastodontica struttura voluta dal governo Meloni
L'on. Patrizia Prestipino, deputata del Pd si è recata nel Cpr di Gjader, insieme con la collega del Partito Democratico Eleonora Evi, per verificare le condizioni dei migranti trasferiti dall'Italia. La struttura, fortemente voluta dal governo Meloni, è stata aspramente criticata dal centrosinistra per il colossale spreco di denaro pubblico. Il vasto centro di trattenimento e rimpatrio, restato a lungo vuoto, ospita solo una quarantina di persone.
Il Cpr di Gjader, costruito in un'area pianeggiante tra le montagne, è formato da tre blocchi principali ed è circondato da un muro di cemento e acciaio. L'impatto per chi arriva è imponente.
L'on. Patrizia Prestipino ha rilasciato un'intervista a Rtl102.5 volta a far conoscere cosa accade nel centro di accoglienza albanese. La parlamentare ha descritto in modo approfondito l'ispezione effettuata lo scorso 14 maggio, a cui hanno partecipato anche tre collaboratori di ong quali Medici senza Frontiere, Arci e ActionAid.
Ecco il racconto di Patrizia Prestipino.
Prestipino, spesi 800 milioni per una struttura sottoutilizzata
"Il Partito Democratico ha attenzionato il Cpr di Gjader dal primo giorno in cui ha aperto, effettuando controlli per monitorare i flussi. La spesa per realizzare la mastodontica struttura è stata ingente, 800 milioni di euro. E’ chiaro che è sottoutilizzata. Il giorno in cui ho visitato il centro in Albania c’erano 42 ragazzi tutti di colore, solo di colore. Capisco che i paesi da cui provengono queste persone sono l'Africa e l'Asia ma l'impressione che ho avuto, con tutte le differenze del caso, è stata quella di una tratta dei nostri tempi".
Prestipino, toccanti le storie dei migranti incontrati a Gjader
"Io personalmente ho intervistato quattro giovani, provenienti da Ghana, Pakistan e Senegal, da tempo in Italia. Tutti si sono epressi parlando bene la nostra lingua. 'Ma perché siamo qua, quando usciamo?', questa è la prima cosa che mi hanno chiesto. Uno, in particolare, mi ha raccontato di non avere più nessuno in Senegal e di essere giunto in Italia 20 anni fa, all’età di 12 anni. Non solo. Mi ha spiegato di avere una fidanzata a Bologna, città in cui ha trascorso gran parte della sua vita. Nel centro ho trovato ragazzi che avevano commesso piccoli reati, condannati a uno o due anni di prigione. Pene scontate. Altri sono stati trovati con il permesso di soggiorno scaduto, dopo avere comunque lavorato con un contratto, e poi sono finiti nel Cpr. Un giovane pakistano mi ha riferito di avere raccolto i pomodori nei campi e di non essere più riuscito a trovare un' occupazione, dopo essere rimasto senza i necessari documenti".
Prestipino, migranti trasferiti in un mostro di cemento e acciaio
"I giovani, che ora sono trattenuti nel Cpr, un giorno sono stati presi e imbarcati su una nave della Marina Militare senza sapere la destinazione. Sono anche stati costretti a mettere le fascette ai polsi, una sorta di manette soft. Loro si sono trovati all'improvviso nel centro di Gjader, di fronte a quello che io chiamo un mostro di acciaio e di cemento, senza disporre di alcuna informazione".
Prestipino, a Gjader agenti italiani e medici albanesi
"Nel centro di Gjader c’è molta polizia, carabinieri, molti agenti della Guardia di Finanza, diciamo che il personale addetto alla sicurezza è tutto italiano. Anche i funzionari e le organizzazioni presenti nella struttura sono italiani. Medici e infermieri, invece, sono albanesi. Le forze dell'ordine con noi sono state gentilissime, anche il dirigente che è venuto ad accoglierci è stato molto cortese. C'è anche da dire che lì tutto questo gran da fare non c'è. La cosa impressionante da rimarcare è che ci sono più forze dell'ordine, personale sociale e sanitario che migranti".
Prestipino, una struttura smisurata per pochi migranti
"Quello che ho notato subito è stata la sproporzione tra le grandezze di questo luogo e il numero di persone ospitate. Da Tirana fai un'ora e mezza in auto e arrivi in un'area praticamente desertica ai piedi di una collina che, tra l'altro, è a rischio idrogeologico. Mi hanno riferito che sono stati fatti parecchi lavori di consolidamento. Immaginate i costi. Non si poteva trovare un luogo più idoneo? Ho trovato inquietanti il cancello imponente all'ingresso della struttura e il viale di cemento lunghissimo che si deve percorrere per raggiungere la zona logistica".
Prestipino, difficoltà per fare entrare collaboratori delle ong
"Un parlamentare ha il famoso potere ispettivo e lì, anche se è territorio albanese, siamo sotto giurisdizione italiana. A noi non ci possono fermare. All’ingresso hanno solo fatto un po' di storie per fare passare i nostri tre collaboratori delle ong. Io insegno latino e greco, avevo bisogno di figure pronte, esperte e competenti per indivifuare eventiali criticità sanitarie e sociali. Alla fine hanno consentito anche a loro di entrare e abbiamo avuto modo di vedere tutto, di girare all’interno del centro e di incontrare alcuni migranti".
Prestipino, clima di depressione e tentativi di suicidio
"Noi abbiamo chiesto di parlare con i ragazzi ma non tutti si sono mostrati disponibili. C'è anche da tenere presente il clima di forte depressione che si respira lì dentro. Noi abbiamo preteso di leggere il famoso libro delle criticità dove devono essere appuntate, con dovizia di particolari, tutte le cose brutte che accadono all'interno della struttura, dagli incidenti di percorso alle risse. E' agghiacciante quello che abbiamo scoperto. Ci sono stati anche tentativi di suicidio, ragazzi che hanno cercato di impiccarsi con le lenzuola, poi sostituite con teli di carta, e casi di giovani che hanno ingoiato litri di shampoo. Diciamo che la situazione a livello psicologico è molto grave. C'è stato un ragazzo che mi ha detto: 'Mi sembra di stare in un canile, lavano le gabbie, ci spostano in un'altra gabbia e poi ci rimettono ancora in gabbia'. Ci sono spazi all'aperto ma parliamo di un cortile coperto da una rete, come si usa nei gattili per non fare scappare gli animali. Quando guardano il cielo lo vedono a quadretti. Ricordiamoci che non stiamo parlando di pericolosi assassini bensì di ragazzi che, nella maggioranza dei casi, sono rei di non avere avuto il permesso di soggiorno rinnovato. A Gjader i migranti non hanno la televisione, per i cellulari pare che forniranno dei telefoni di quelli vecchio stampo senza telecamere. Possono parlare solo dieci minuti al giorno con parenti, familiari o amici. E' chiaro che impazziscono. 'Faccio dei giretti nel cortile e un pò di addominali per tenermi in forma altrimenti divento matto', così si è espresso uno dei giovani che ho incontrato".
Prestipino, incomprensibile il criterio di scelta
"Non sappiamo il criterio di scelta dei migranti che devono essere trasferiti in Albania. Io ho avuto la netta impressione che, in qualche modo, dovevano riempire il Cpr. Riempire è una parola che fa ridere, c'erano 42 migranti in una struttura che ne può ospitare mille. Un centro immenso per pochi ospiti che cambiano continuamente. La cosa assurda è che non vengono intercettati in mare, vengono presi e prelevati dall'italia dove vivono da anni. Vi siete accorti adesso che stavano nel nostro Paese questi migranti? Si tratta di persone che hanno lavorato in cantieri edili, nei campi... Ripeto, la mia impressione è che loro, in fretta e furia, abbiano preso e fermato persone senza permesso di soggiorno. Parlano tutti bene l'italiano, vuol dire che nel nostro Paese non sono arrivati ieri. Uno dei ragazzi mi ha parlato addirittura in siciliano. Dove vengono portati i migranti quando lasciano il centro? Non abbiamo avuto una riposta. Non c'è chiarezza neanche su questo".
Prestipino, imponente spreco di denaro pubblico
"Posso dire che la cosa più impressionante è lo spreco di denaro pubblico con uno sfoggio di materiali e di grandezza che tende a sciacciarti, a farti sentire piccolo. E' una struttura, quella di Gjader, eccessiva anche per chi ci lavora. Per chiudere voglio ribadire il concetto di imponenza e di esagerazione e il contrasto tra la funzione che dovrebbe avere e il modo con cui è stata concepita".