Papa Francesco e le sue condizioni di salute “Preparavano il conclave, grazie a Dio sto bene”

Papa Francesco e le sue condizioni di salute “Preparavano il conclave, grazie a Dio sto bene”

Papa Francesco e le sue condizioni di salute “Preparavano il conclave, grazie a Dio sto bene”


Il Pontefice ripete “sono ancora vivo” e tornando sull'intervento al colon subito a luglio si è tolto anche qualche sassolino dalla scarpa, qualche prelato – rivela- stava già preparando il conclave

Sono "ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto". Le parole di Papa Francesco si riferiscono al ricovero di luglio e al programmato intervento chirurgico al colon. Il discorso sulla sua salute, stuzzicato dalla conversazione coi Gesuiti di Bratislava durante il recente viaggio apostolico è stata resa nota oggi dal direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro.

IL PAPA E LE “TRAME” ALLE SUE SPALLE

Non deve vivere in un clima idilliaco il Papa, a sentire ciò che ha detto durante l'incontro con i gesuiti. Bergoglio alla domanda “Come sta?” ha risposto “Sono ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto". Era luglio e, con la tradizionale sospensione estiva delle udienze generali, Francesco si era ricoverato al Policlinico Gemelli -come un qualunque paziente era arrivato in macchina e senza scorta- per sottoporsi a un intervento al colon. Ed è a questo punto che ha raccontato apertamente quanto fin qui taciuto: " Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene. Fare quell'intervento chirurgico è stata una decisione che io non volevo prendere: è stato un infermiere a convincermi. Gli infermieri a volte capiscono la situazione più dei medici perché sono in contatto diretto con i pazienti".

POSSO MERITARE ATTACCHI, MA LA CHIESA NO

Il Papa parla degli attacchi che gli vengono rivolti, affrontando anche la questione legata al giro di vite da lui operato sulla messa in latino e che da qualcuno è stato letto come una sconfessione a quanto deciso dal predecessore Ratzinger. Ai Gesuiti slovacchi confida pure di perdere la pazienza davanti ad attacchi senza che ci sia dialogo. “Io personalmente – dice Francesco - posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo. Io l'ho anche detto ad alcuni di loro. Sì, ci sono anche chierici che fanno commenti cattivi sul mio conto. A me, a volte, viene a mancare la pazienza, specialmente quando emettono giudizi senza entrare in un vero dialogo. Lì non posso far nulla. Io comunque vado avanti senza entrare nel loro mondo di idee e fantasie. Non voglio entrarci e per questo preferisco predicare, predicare...”. Il Papa prosegue e sottolinea “Io vado avanti, non perché voglia fare la rivoluzione. Faccio quello che sento di dover fare. Ci vuole molta pazienza, preghiera e molta carità".


IL CORAGGIO DI PARLARE IN FACCIA

Nel dialogo coi Gesuiti di Bratislava, il primo pontefice gesuita della storia della Chiesa, lancia un monito "E' vero che ci sono vescovi che non ci vogliono, è una verità, sì. Ma non si trovi un gesuita che sparli del vescovo!". Là dove ci sia un gesuita che la pensa diversamente dal vescovo Francesco incalza “Abbia il coraggio, vada dal vescovo e gli dica le cose che pensa. E quando dico vescovo, dico anche il Papa".








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