Open Arms, la Procura ricorre in direttamente in Cassazione contro l’assoluzione di Salvini, lui: “Non mi preoccupo”

Open Arms, la Procura ricorre in direttamente in Cassazione contro l’assoluzione di Salvini, lui: “Non mi preoccupo”

Open Arms, la Procura ricorre in direttamente in Cassazione contro l’assoluzione di Salvini, lui: “Non mi preoccupo”   Photo Credit: agenziafotogramma.it


18 luglio 2025, ore 12:53

I pubblici ministeri contestano la ricostruzione fatta dal Tribunale di Palermo, che nelle scorse settimane aveva depositato la motivazione della propria decisione. L’attuale ministro dell’Interno Piantedosi: "Mi ritengo moralmente imputabile anche io"

In primo grado Matteo Salvini è stato assolto dall’accusa di sequestro di persona. Adesso la Procura di Palermo ricorre in Cassazione: “I fatti sono accertati – hanno scritto i magistrati nel loro provvedimento – è una questione di diritto”. Ovvero, i pubblici ministeri contestano la ricostruzione fatta dal tribunale di Palermo, che nelle scorse settimane ha depositato la motivazione della propria decisione.

Il Tribunale

Il Tribunale che il 20 dicembre scorso assolse Salvini, infatti, nelle motivazioni depositate il 19 giugno non ha contestato la ricostruzione del fatto o le considerazioni dell’accusa intorno alla commissione o meno dei reati contestati; s’è limitato a stabilire che, sulla base dell’interpretazione delle leggi sui salvataggi in mare e delle convenzioni internazionali – definite «precarie», «inaffidabili», «incompiute», fornendo un quadro normativo con «poche certezze e molte aree grigie» – l’Italia non aveva alcun obbligo di concedere alla nave spagnola con i naufraghi a bordo il Pos, ovvero il luogo di sbarco sicuro con cui devono concludersi le operazioni si soccorso. Nel processo i pubblici ministeri avevano sostenuto il contrario, e da lì avevano fatto discendere le accuse all’ex responsabile del Viminale, titolare del potere di accordare il Pos. Sulle quale il tribunale s’è soffermato poco o nulla, proprio in virtù della mancanza del presupposto principale negato dai giudici; di qui il verdetto di non colpevolezza perché «il fatto non sussiste». Se la Corte suprema dovesse respingere il ricorso, la partita giudiziaria sulla Open arms si chiuderebbe in maniera definitiva, in anticipo rispetto ai tempi degli abituali tre gradi di giudizio; se invece il ricorso venisse accolto, allora si andrebbe in Corte d’appello, ma solo per analizzare i principi di diritto che i giudici dovessero eventualmente individuare cancellando la sentenza di primo grado.

Le polemiche

Una strada insolita, dicevamo, che ha riacceso le polemiche intorno a un processo che fin dall’inizio s’è colorato di politica e di polemiche tra i partiti. Non fosse altro perché è stato reso possibile dall’autorizzazione a procedere concessa dal Parlamento dopo la rottura dell’alleanza di governo tra Lega e 5 Stelle; in precedenza, quando i patto tra i due partiti non s’era incrinato e la maggioranza era compatta, sull’analogo caso Diciotti l’autorizzazione a procedere era stata negata e Salvini non andò alla sbarra. Sulla Open Arms l’autorizzazione fu invece concessa dopo che il tribunale dei ministri aveva valutato la sussistenza dei reati, e la Procura (all’epoca guidata da Franco Lo Voi, oggi procuratore di Roma) chiese e ottenne il rinvio a giudizio. A settembre la richiesta di condanna di Salvini a sei anni di reclusione, a dicembre l’assoluzione in primo grado e adesso l’approdo diretto in Cassazione.

Il ministro

Pronta la replica del diretto interessato: "Ho fatto più di trenta udienze, il Tribunale mi ha assolto perché il fatto non sussiste riconoscendo che difendere i confini non è un reato. Evidentemente qualcuno non si rassegna, andiamo avanti: non mi preoccupo", ha affermato Matteo Salvini. Immediata anche la reazione di Piantedosi: “Mi dispiace molto per questa notizia, mi ha colpito molto nel rispetto profondo dei passaggi giudiziari. Mi dispiace umanamente e personalmente e anche professionalmente, io ho vissuto quella stagione da capo di gabinetto di Salvini. Me ne sento ancora più partecipe e rivendico l'azione che fu fatta per contrastare l'immigrazione illegale che non è tanto diverso dalle mafie". Così il ministro dell'Interno. "Mi ritengo moralmente imputabile anche io", ha aggiunto.


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