Open arms: dopo 24 udienze e 3 anni di processo, arriva la sentenza di assoluzione per Matteo Salvini

Open arms: dopo 24 udienze e 3 anni di processo, arriva la sentenza di assoluzione per Matteo Salvini

Open arms: dopo 24 udienze e 3 anni di processo, arriva la sentenza di assoluzione per Matteo Salvini Photo Credit: Agenzia Fotogramma


Il vicepremier e ministro dei Trasporti: “Vincono il buon senso, la Lega e l’Italia”; la premier Giorgia Meloni: “Grande soddisfazione. Un giudizio che dimostra quanto fossero surreali le accuse rivoltegli. Avanti insieme contro il traffico di esseri umani”

Ventiquattro udienze, tre anni di processo, quarantacinque testimoni. Sono i numeri del processo Open Arms di Palermo che ha visto alla sbarra il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini, l’accusa era di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio. I giudici, Roberto Murgia Presidente e Elisabetta Villa e Andrea Innocenti, si sono ritirati poco dopo le 11.30 di oggi in Camera di consiglio per emettere la sentenza. Dopo otto ore, ecco il verdetto di assoluzione: “il fatto non sussiste”

La tesi

La tesi dei piemme era quella di aver negato lo sbarco, da titolare dell'Interno, per diciannove giorni a 147 migranti, tra cui 27 minori, soccorsi in tre distinte operazioni dalla ong spagnola Open Arms. Per la Procura di Palermo "almeno dal 14 agosto 2019, Salvini" aveva il "chiaro obbligo" di assegnare all'imbarcazione un porto sicuro. Ma non l'ha fatto, secondo la procura, con "intenzionale e consapevole spregio delle regole", e violando volontariamente "la libertà personale di 147 persone". Così, lo scorso 14 settembre, la Procuratrice aggiunta Marzia Sabella. "Ha agito da solo contro tutti, determinando il caos istituzionale, e senza la presenza di alcun reale rischio per la sicurezza del Paese, ma solo" perché "temeva il fallimento della politica dei porti chiusi". Nessuna "giustificazione giuridicamente, fattualmente e umanamente apprezzabile", ha ribadito Marzia Sabella. E poi, usando una frase ripetuta spesso da Salvini, ha detto: "Difendiamo i confini sì, ma dei diritti umani". "I diritti umani vengono prima".

La difesa

La difesa, che ha depositato a ottobre una memoria lunga 296 pagine, aveva ribadito che "dal 15 al 20 agosto Open Arms aveva tantissime soluzioni di far sbarcare, e non soltanto quelle di cui si è parlato finora". "C'è un varco, c'è una porta sempre aperta che ha creato la Guardia costiera. Qual è questa porta? Il varco erano i diritti umani: bastava dichiarare "soffro di insonnia e di stress" e si scendeva. Non una malattia, qualcosa di diverso", ha detto Giulia Bongiorno durante l'arringa. "Open Arms non si è imbattuta casualmente nel barcone coi migranti né a indicare alla ong la barca coi profughi fu Alarm Phone. La verità è che ci fu una consegna concordata perché qualcuno ha dato indicazioni precise a Open Arms molto prima della segnalazione di Alarm Phone che, peraltro, non era corretta", ha ribadito ancora la difesa durante l'arringa. E ancora: "Open Arms stava dirigendosi a Lampedusa e invece improvvisamente cambia direzione e comincia a pendolare in attesa - spiega - Alle 8 si registra una accostata, un cambio repentino di rotta e alle 8.30 un cambio di velocità. Cosa è accaduto?», si chiede la penalista che ipotizza che la ong spagnola avesse un ½appuntamento» per prendere a bordo i migranti". Per la difesa di Salvini, "questo è un processo politico sotto un preciso punto di vista: poiché più volte è stato offerto a Open Arms la possibilità di una via di fuga, di fare scendere i migranti, e la ong si è rifiutata, ci siamo chiesti perché e la risposta ci è stata data da Oscar Camps che in un video alla fine ha detto che erano felici, ma non per lo sbarco, ma perché era caduto il ministro Salvini. Quindi per loro era una battaglia contro Salvini. È un processo politico quando si dice che la gioia di Open Arms è la caduta di Salvini".

Le reazioni

Non appena il presidente del collegio ha pronunciato la sentenza Matteo Salvini ha stretto in un abbraccio Giulia Bongiorno. L’avvocata ha battuto il palmo della sua mano quattro-cinque volte sulla schiena del ministro. Poi in prima fila è arrivata Francesca Verdini. Visibilmente commossa, è scoppiata in lacrime e poi ha sussurrato qualcosa all’orecchio del compagno. Poi via via si sono fatti avanti il portavoce Matteo Pandini. Il vicesegretario Claudio Durigon, il Ministro Giuseppe Valditara. Pacche sulle spalle, grandi sorrisi e parole di soddisfazione per l’esito del processo. Sulla stessa linea la premier Giorgia Meloni: “Grande soddisfazione. Un giudizio che dimostra quanto fossero surreali le accuse rivoltegli. Avanti insieme contro il traffico di esseri umani”.



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