Oggi, domenica 8 giugno, è la Giornata Mondiale degli Oceani 2025, scatta l’allarme overtourism

Oggi, domenica 8 giugno, è la Giornata Mondiale degli Oceani 2025, scatta l’allarme overtourism

Oggi, domenica 8 giugno, è la Giornata Mondiale degli Oceani 2025, scatta l’allarme overtourism   Photo Credit: foto agenzia fotogramma.it


08 giugno 2025, ore 08:00

L’oceano soffre e nella giornata dedicata a queste immensi mari come ricorda il messaggio delle Nazioni Unite, senza oceani sani, non può esserci un pianeta sano, ma è allarme per le plastiche e per l’overtourism

Oggi, domenica 8 giugno, si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani e mai come quest’anno è forte la preoccupazione per lo stato di salute di questi mari. Tra barriere coralline distrutte, fondali invasi dalla plastica e il turismo marino sempre più incontrollato e pericoloso, gli oceani sono messi a dura prova. La Giornata degli Oceani 2025, che si celebra oggi, è l’occasione per riflettere e soprattutto per agire. Serve più conoscenza, più educazione, e un’azione politica e individuale più decisa. “L’oceano è il cuore blu del nostro pianeta, ma i suoi ritmi sono sconvolti dallo sfruttamento e dall’inquinamento”, sostiene la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ricordando che proprio nei giorni scorsi è stato presentato il nuovo Patto per gli Oceani. La strategia europea è quella di invertire la rotta e avviare una tutela dei mari che sia duratura nel tempo. Un messaggio è più severo arriva invece da Christine Lagarde, presidente della BCE, che al Blue Economy and Finance Forum ha lanciato un chiarissimo monito sostenendo che : “Dobbiamo tagliare in modo decisivo le emissioni di gas serra. Ogni decimo di grado in meno può significare una barriera corallina salvata, una tempesta evitata, un tratto di costa ancora abitabile”.

L'overtourism marino

Quello dell’overtourism marino è un fenomeno che sta sempre più diventando pericoloso e non a caso ci vengono in mente le immagini delle baie turchesi e dei fondali trasparenti che invogliano ad una visita per godere di queste bellezze. Ma tutto questo nasconde una drammatica realtà. Il fenomeno del turismo di massa è ormai fuori controllo e sta devastando alcuni degli ecosistemi marini più delicati al mondo. L’allarme è stato lanciato dall’associazione Marevivo che parla di fenomeno spesso sottovalutato: ancoraggi selvaggi, snorkeling di massa e costruzione di villaggi turistici in aree sensibili stanno causando, secondo l’associazione, danni irreversibili. “Stiamo distruggendo un patrimonio senza neanche conoscerlo”, denuncia Rosalba Giugni, presidente di Marevivo. “Oltre l’80% dei fondali marini e il 98% di quelli abissali sono ancora inesplorati. Non conosciamo la biodiversità del mare, eppure continuiamo a sfruttarla in ogni modo possibile”.

Le zone più colpite

Il fenomeno ormai interessa diverse zone nel mondo, tra queste la Maya Bay in Thailandia, la Maddalena in Sardegna, Hanauma Bay alle Hawaii, ma anche la Grande Barriera Corallina in Australia. I danni sono inestimabili, si parla di ecosistemi di mangrovie rasi al suolo, di cetacei cacciati dai propri habitat, ma anche di barriere coralline scolorite o morte.

La plastica

Un altro fenomeno molto preoccupante è l’inquinamento dei mari causato dalla plastica. Un’indagine di AstraRicerche per Greenpeace Italia mette in evidenza che per più del 91% degli italiani, l’ambiente di mari e oceani è sotto grave minaccia. Tra le principali cause l’inquinamento da plastica (39,8%), seguito dall’inquinamento idrico (26,9%) e dagli sversamenti di petrolio (21,7%).

I cambiamenti climatici

Come ultimo fattore, ma non meno importante, c’è quello di cambiamenti climatici. L’aumento delle temperature marine, l’acidificazione delle acque e l’innalzamento del livello del mare stanno producendo effetti visibili e drammatici per molte comunità costiere, ma soprattutto per l’equilibrio ecologico degli oceani.


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