Mostra del Cinema di Venezia 2025, No other Chioce di Park Chan-Wook: trama e recensione del film in Concorso

Mostra del Cinema di Venezia 2025, No other Chioce di Park Chan-Wook: trama e recensione del film in Concorso

Mostra del Cinema di Venezia 2025, No other Chioce di Park Chan-Wook: trama e recensione del film in Concorso


29 agosto 2025, ore 21:45

Un’opera sorprendentemente vitale, capace di affrontare con coraggio e lucidità alcune delle questioni sociali più urgenti del nostro tempo

Dopo vent'anni di assenza, Park Chan-Wook torna alla Mostra del cinema di Venezia con No Other Choice, una pellicola che conferma il suo talento visionario e la sua capacità di giocare con i generi cinematografici. Il regista sudcoreano, noto per capolavori come Old boy e Lady Vendetta, è di nuovo sulla Laguna, portando con sé una riflessione sociale potente che non rinuncia mai alla sua inconfondibile forza visiva. Con questo film, Park affronta tematiche universali come la precarietà lavorativa e la crisi dell’identità in una società che sembra non avere spazio per chi è fuori dalle sue logiche produttive. Ma ciò che rende No Other Choice ancora più affascinante è il suo approccio fluido e audace alla narrazione: un mix perfetto di thriller, commedia nera e dramma sociale, che regala sia momenti di risate liberatorie che riflessioni intime e dolorose

NO OTHER CHOICE, LA TRAMA IN BREVE

Man-su è un esperto nella produzione di carta, con venticinque anni di esperienza alle spalle e una vita che considera completa: una carriera stabile, una famiglia affettuosa composta dalla moglie Miri, due figli e due cani, e la soddisfazione di poter affermare sinceramente: “Ho tutto”. Ma questa serenità viene brutalmente spezzata il giorno in cui l’azienda per cui ha lavorato per decenni lo licenzia con poche parole: “Ci dispiace. Non abbiamo altra scelta.” L’impatto è devastante, come un colpo d’ascia. Determinato a non lasciarsi abbattere e a proteggere il futuro della sua famiglia, Man-su si promette di trovare un nuovo lavoro entro tre mesi.

Tuttavia, la realtà si dimostra ben più dura: trascorre oltre un anno saltando da un colloquio all’altro, fino ad accettare un impiego precario in un negozio al dettaglio, mentre la minaccia di perdere la casa acquistata con anni di sacrifici diventa sempre più concreta. In un ultimo atto di disperazione, si presenta senza appuntamento alla Moon Paper per consegnare il curriculum, ma viene umiliato dal caporeparto Sun-chul. Consapevole delle proprie capacità e convinto di meritare quel posto più di chiunque altro, Man-su prende una decisione radicale: se un'opportunità non esiste, allora dovrà crearsela da solo.

NO OTHER CHOICE, LA RECENSIONE

Park Chan-Wook firma un’opera sorprendentemente vitale, capace di affrontare con coraggio e lucidità alcune delle questioni sociali più urgenti del nostro tempo, senza mai rinunciare alla forza immaginifica del cinema. La precarietà lavorativa, la perdita del ruolo sociale, il senso di smarrimento di fronte a un sistema che espelle senza appello chi non è più funzionale: tutto questo è raccontato attraverso la parabola di Man-su, ma il film va ben oltre la denuncia. Park dimostra ancora una volta la sua maestria nel muoversi tra i generi, trasformando un dramma sociale in un'opera ibrida e imprevedibile. Il racconto parte come un thriller esistenziale, scivola con naturalezza nella commedia nera, e infine approda in un dramma umano denso e toccante. Il tono cambia continuamente, ma mai a scapito della coerenza narrativa: è proprio in questi slittamenti che si avverte l’intelligenza registica di Park, capace di far convivere tensione, ironia e malinconia in un equilibrio quasi perfetto.

Si ride di gusto, talvolta in modo liberatorio, davanti alla goffaggine e all’assurdità di alcune situazioni, mentre in altri momenti si è colpiti dalla crudeltà e dalla disperazione che caratterizzano la vita del protagonista. Il passaggio tra i toni è naturale, come se Park fosse un abile direttore d'orchestra che sa quando alleggerire l'atmosfera con ironia e quando farci riflettere sulle difficoltà quotidiane.


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