Mostra del Cinema di Venezia 2025, After the Hunt di Luca Guadagnino: trama e recensione del film

Mostra del Cinema di Venezia 2025, After the Hunt di Luca Guadagnino: trama e recensione del film

Mostra del Cinema di Venezia 2025, After the Hunt di Luca Guadagnino: trama e recensione del film


29 agosto 2025, ore 18:45

Un Guadagnino in tono minore: il peso dell'accusa in After the Hunt

Non è davvero Venezia senza Luca Guadagnino. Il regista italiano, presenza ormai quasi simbolica della Mostra, torna al Lido con il suo nuovo film After the Hunt, presentato fuori concorso. Con lui, per la prima volta al Festival, una delle star più attese di questa edizione: Julia Roberts, protagonista del film e al centro dell’attenzione fin dal suo arrivo.

AFTER THE HUNT, LA TRAMA

Il film è un thriller psicologico che segue la storia di una professoressa universitaria la cui quotidianità viene sconvolta quando una studentessa, ritenuta tra le più promettenti del corso, solleva un’accusa nei confronti di un docente dell’ateneo. Questo evento innesca una catena di conseguenze che porta la protagonista a confrontarsi non solo con le dinamiche complesse dell’ambiente accademico in cui lavora, ma anche con aspetti irrisolti della propria vita. Mentre l’indagine interna prende forma, la professoressa si trova costretta a rivedere le sue posizioni, le sue relazioni professionali e i ricordi che ha cercato di lasciarsi alle spalle. 

AFTER THE HUNT, LA RECENSIONE

Partiamo da un dato di fatto: After the Hunt segna un passo indietro per Luca Guadagnino, un regista che, negli ultimi anni, ci aveva abituati a un livello altissimo di sperimentazione e raffinatezza. Con Bones and All, Challengers e, lo scorso anno in Concorso a Venezia con Queer, Guadagnino aveva raggiunto tre vette di purissimo cinema, opere profondamente diverse tra loro ma unite da una comune tensione verso l’innovazione, il rischio, il desiderio di spingersi sempre oltre i confini del linguaggio cinematografico e dei generi. In questo nuovo film, invece, quella spinta si attenua, lasciando spazio a una narrazione più trattenuta e convenzionale, che pur affrontando un tema di grande attualità fatica a ritrovare l’energia e la complessità tipiche della sua poetica. Inizia come un film di Woody Allen e finisce come Effetto Notte di Francois Truffaut. Nel mezzo, però, si fatica a ritrovare il guizzo autoriale di Luca Guadagnino: alcune tracce della sua poetica restano, come l’uso sapiente e mai banale della musica, ma stavolta il regista palermitano sceglie consapevolmente di asciugare la forma per concentrare l’attenzione sul tema trattato. Il risultato è un racconto dal ritmo incerto, con uno sviluppo narrativo che procede a singhiozzo, ma che riesce comunque a mettere al centro, con una certa forza, le estreme conseguenze del movimento MeToo.

Il film evidenzia come una causa nata per dare voce alle vittime possa essere deformata e trasformata in uno strumento di potere e vendetta personale. In questa narrazione, la denuncia non è più solo un atto di coraggio o giustizia, ma diventa una leva per riequilibrare forze, manipolare dinamiche e colpire l’altro con la stessa violenza – solo in forme diverse. Un ribaltamento inquietante che interroga lo spettatore sul confine sottile tra legittima rivendicazione e strumentalizzazione. Julia Roberts è algida, fredda e spietata, lontana anni luce dal suo consueto calore, in una performance sorprendentemente glaciale. Forse il vero limite della pellicola è che si chiude in una forma di elitarismo, smettendo di parlare a tutti. Dopo aver toccato temi urgenti e universali, il film sembra ripiegarsi su sé stesso, scegliendo un linguaggio più criptico, intellettuale, quasi autoreferenziale. Invece di rilanciare il confronto o lasciare un segno netto, la narrazione si fa rarefatta, distante, perdendo quella forza inclusiva che aveva caratterizzato le opere precedenti. Il risultato è un epilogo che, più che mancare di chiarezza, rinuncia a comunicare davvero, lasciando fuori chi avrebbe voluto essere coinvolto fino in fondo. Guadagnino ci aveva abituati al cinema che brucia. Qui, invece, resta solo il fumo.


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