Mostra del Cinema 2025, Bugonia di Yorgos Lanthimos: trama e recensione del film in concorso

Mostra del Cinema 2025, Bugonia di Yorgos Lanthimos: trama e recensione del film in concorso

Mostra del Cinema 2025, Bugonia di Yorgos Lanthimos: trama e recensione del film in concorso


28 agosto 2025, ore 19:00

Visioni disturbanti e umanità smarrita nella nuova pellicola del regista greco

BUGONIA, LA TRAMA

Due giovani, entrambi travolti dall’ossessione per teorie complottiste, decidono di rapire la potente amministratrice delegata di una grande azienda. Convinti che lei sia in realtà un’aliena nascosta tra gli umani, con un piano segreto per distruggere il pianeta Terra, i due si immergono in un vortice di paranoia e delirio che li porta a mettere in atto un gesto estremo, incapaci di distinguere ciò che è reale da ciò che nasce dalla loro mente tormentata.

BUGONIA, LA RECENSIONE

Attraverso il suo stile disturbante e visionario, il regista esplora le crepe della mente umana e riflette su una contemporaneità segnata dalla paranoia, dalla sfiducia e dalla solitudine. Al centro del suo delirio lucido c’è l’essere umano, ormai intrappolato in una realtà che non sa più distinguere dal proprio immaginario distorto, e che forse ha smesso di essere davvero tale. Destabilizzante, eccentrico, grottesco. L’autore mette in scena personaggi che sembrano aver smarrito ogni riferimento emotivo e morale, sospesi in un mondo dove i codici relazionali sono distorti o completamente assenti. L’umanità che ci mostra è fragile, svuotata, spesso incapace di provare empatia, come se il processo di disumanizzazione fosse ormai compiuto. Al tempo stesso, questi individui appaiono come alieni: non nel senso fantascientifico del termine, ma come soggetti profondamente estranei alla realtà che li circonda, incapaci di decifrarla o abitarla davvero. In questo senso, Lanthimos trasforma l’alienazione in una chiave per leggere il presente, suggerendo che forse, oggi, essere umani e sentirsi alieni sono due facce della stessa condizione esistenziale. Il finale di Bugonia è travolgente, sconvolgente e profondamente malinconico. Non offre risposte facili né redenzione, ma lascia lo spettatore immerso in un senso di inquietudine che si sedimenta lentamente. È qui che il film colpisce più duro: ci costringe a guardarci allo specchio, a interrogarci su cosa siamo diventati come esseri umani, su quanto abbiamo fallito nel custodire ciò che ci rende davvero tali. Allo stesso tempo, emerge con forza il ruolo silenzioso ma decisivo della natura — non come sfondo passivo, ma come presenza viva, quasi giudicante. In un mondo dove l’uomo si è fatto alieno alla propria umanità e al pianeta che lo ospita, Bugonia sembra chiederci se non sia già troppo tardi per tornare indietro.

Ancora una volta, il regista greco sfida le convenzioni del racconto, mescolando ironia, inquietudine e immaginazione. Ma soprattutto ci ricorda, con grande razionalità, che a volte il vero mostro non viene da un altro mondo, ma abita proprio il nostro volto riflesso.


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