Morte di un Dio, un thriller in viaggio nelle profondità della psiche umana: i retroscena del libro con l’autrice, Emanuela Valentini

Morte di un Dio, un thriller in viaggio nelle profondità della psiche umana: i retroscena del libro con l’autrice, Emanuela Valentini Photo Credit: "Morte di un Dio" di Emanuela Valentini, Piemme
30 agosto 2025, ore 09:00
Un racconto forte e che si sviluppa lentamente ma senza sosta, portando lettori e lettrici in un viaggio di scoperta progressiva dove ogni pagina aggiunge tasselli fondamentali al puzzle narrativo
Il ritorno a casa e alla quotidianità di milioni di vacanzieri è praticamente cominciato nel corso di questa settimana. Una vera e propria transumanza che, dalle mete turistiche estive – balneari o montuose – portano tantissimi italiani ad affollare nuovamente le città. Un controesodo che spinge nuovamente a confrontarsi con la vita di tutti i giorni, fatti di impegni più o meno fissi e di scadenze da rispettare, personali e professionali.
Sembra ieri – e probabilmente lo era, maledetto tempo che fugge – che si poteva stare comodamente stesi al mare o all’ombra di una quercia, per riposare o – ancora meglio – perdersi tra le pagine delle proprie letture preferite. L’estate 2025 è stata in particolar modo un proliferare di grandi produzioni letterarie, come evidenziato dallo spazio domenicale dedicato alle uscite più interessanti della settimana. Ma il sabato, da queste parti, è il momento dedicato agli autori e alle autrici. Il frangente in cui si va a fondo delle loro storie, come avvenuto nelle ultime settimane con “L’Ordine del Drago” di Gigi Paoli oppure “Piccoli miracoli sotto la pioggia” di Piero Meli.
Oggi sotto la lente d’ingrandimento ci finisce “Morte di un Dio”, il thriller dalla forte componente psicologica firmato da Emanuela Valentini e pubblicato da Piemme.
MORTE DI UN DIO, UN THRILLER CHE FLUISCE ATTRAVERSO IL MONDO NATURALE
Ciao Emanuela, ti passo subito la palla per le presentazioni: cosa troviamo in "Morte di un Dio"?
“Grazie per l'accoglienza! Dunque, in Morte di un dio credo si trovino diverse cose che proverò a riassumere: l'incanto di fronte a certe manifestazioni naturali, ai paesaggi che non sono solo cornice, ma personaggi anch'essi. La meraviglia per la vita. Il linguaggio del mondo (nel romanzo tutto il mondo naturale si esprime come un flusso di coscienza, una saggezza antica e immutabile), ma anche il dolore nelle sue innumerevoli forme. Il dolore personale, il dolore universale. La ricerca di sè nel caos che è l'esistenza. L'inizio e la fine delle cose. Il tema della salute mentale, la redenzione.”
I tuoi racconti sono spesso caratterizzati da un forte simbolismo, un plus non da poco ma che richiede una grande cura nel maneggiarlo. Nasce prima la storia e poi il simbolismo gli gravita attorno o viceversa?
“Per me è difficile scrivere senza attingere nel mare dei simboli. Ci sguazzo letteralmente tanto che stavolta con Morte di un dio temevo di avere esagerato... ma la risposta dei lettori è pazzesca e piena di entusiasmo. E questo mi fa credere che siamo tutti in cerca di storie profonde e intense, più che mai in un momento storico complicato dal punto di vista dell'attenzione, come questo.”
La storia, nelle fasi iniziali di "Morte di un Dio", appare volutamente caotica, salvo poi sbrogliarsi magistralmente con il susseguirsi degli eventi. Quanto è stato difficile trovare la formula giusta affinchè tutto quadrasse nel modo giusto senza creare senso di spaesamento? In sostanza è come se accompagnassi lettori e lettrici verso la soluzione in maniera quasi naturale...
“Faccio per mestiere la coach letteraria. Insegno scrittura creativa e come minimo devo saper creare trame e strutture originali per i miei lettori. Morte di un dio è una storia spiraliforme che tende a restringersi drammaticamente verso il finale. L'idea era quella di "strozzare" il lettore, di togliergli gradualmente il fiato (non sono una serial killer giuro!) con una costruzione al millimetro. Per realizzarla ho lavorato a sottrazione, valutando cosa non dire anziché cosa dire. E dalle tue parole mi pare di capire che ha funzionato!”
NATURA E PSICHE, DUE UNIVERSI DA ESPLORARE
Tra le tue passioni c'è la fotografia, soprattutto di paesaggi naturali e urbani. Quanto incide nell'economia dei tuoi racconti? Ho notato una grande cura nella narrazione degli ambienti in cui si muovono i personaggi...
“Sono una grande osservatrice. La profondità dello sguardo è sempre una materia importante nei laboratori di scrittura che curo, perché sono convinta che tutte le storie del mondo ci passano accanto mentre facciamo la spesa, o mentre prendiamo un caffè al bar. Mentre camminiamo per la città o in un bosco. Il saper guardare ha un ruolo potente, essenziale quando poi andiamo a scrivere una storia. Sappiamo di cosa stiamo parlando, l'abbiamo visto coi nostri occhi e dunque possiamo scriverlo. Mostrarlo. Show, don't tell, dice una delle prime regole della scrittura.”
È un thriller psicologico dove la psicologia assume un ruolo di primissimo piano. Avevi già nozioni approfondite sull'argomento? Oppure ti sei dovuta documentare per destreggiarti tra le potenziali insidie della materia?
“Ho un carissimo amico psichiatra. Che non a caso si chiama Santo. Solo che di cognome fa Rullo, non Ottaviani.
E aderisce in tutto e per tutto al personaggio del romanzo. Lui salva davvero un sacco di giovani. Gestisce tra le altre cose una comunità di minori con problemi di salute mentale che si chiama La Casa e io faccio parte della grande famiglia che partecipa e sostiene il progetto. Sono una scrittrice, lavoro nel mondo della comunicazione e mi faccio voce di questa realtà tutte le volte che posso.
Anni fa Santo ha fondato la prima squadra di calcio di pazienti psichiatrici e oggi esiste un campionato mondiale, non scherzo: c'è un film dedicato a lui e alla sua impresa. Si chiama Crazy for football e lo si trova su RAI Play.
Ecco. Santo mi ha aiutato a capire molte cose, a comprendere le patologie raccontate nel romanzo. Ma soprattutto mi ha trasmesso la voglia di continuare a parlare di salute mentale, tema oggi più che importante. Vitale.”
Se questo libro fosse una canzone, quale diresti che sarebbe?
“È il tema portante della colonna sonora dell'Ultimo dei Mohicani. Ho scritto l'intero romanzo con quel brano nelle orecchie. Giuro. Prova e vedrai che le frasi accompagnano la musica come una lunga, lunga canzone.”
Hai già altri progetti in cantiere? Qualche nuova storia pronta a prendere forma?
“E certo! Ho l'idea giusta e mi tira per la manica perché vuole essere sviluppata. Questa volta ci distacchiamo dalla trilogia del folklore che si chiude con Morte di un dio.
Il mio quarto romanzo sarà l'inizio di una nuova corrente personale. Sempre thriller naturalmente, con un impianto tutto nuovo, che va sempre più ad attingere nel sociale.”