Monsignor Scotti a RTL 102.5: “Papa Francesco fece mettere un cartello sulla porta del suo studio: 'Vietato lamentarsi'”

Monsignor Scotti a RTL 102.5: “Papa Francesco fece mettere un cartello sulla porta del suo studio: 'Vietato lamentarsi'”

Monsignor Scotti a RTL 102.5: “Papa Francesco fece mettere un cartello sulla porta del suo studio: 'Vietato lamentarsi'”


24 aprile 2025, ore 12:00

Don Tino, ex cappellano di Casa Santa Marta, ha raccontato a Non Stop News la quotidianità di Bergoglio

Otto anni trascorsi al fianco di Papa Francesco. Il “coinquilino” del Santo Padre, così lo ha definito qualcuno. Monsignor Tino Scotti, ex cappellano delle suore a Casa Santa Marta ha avuto modo di vivere Bergoglio come pochi altri, standogli vicino nella sua quotidianità. Una routine fatta di “normalità” che, se applicata a un pontefice, assume connotati inediti e sorprendenti. Ve lo immaginate Papa Francesco che va in giro con un sacchetto di plastica, di quelli che si usano per fare la spesa? Oppure con un piatto in mano mentre sceglie il prosciutto cotto nel refettorio? Questi aspetti, e molti altri, della vita del compianto Santo Padre sono emersi nel corso di una lunga intervista a Don Tino Scotti a RTL 102.5.

Monsignore, ci racconta la prima volta in cui è entrato in contatto con papa Francesco? Quei primi giorni, sin dalla scelta di Bergoglio – inconsueta – di vivere a Casa Santa Marta

Sono arrivato a Santa Marta nel 1990, Papa Francesco è stato eletto nel 2013, quindi abitavo lì da più di 20 anni quando è arrivato. Facevo il cappellano delle suore, ce n’erano poche, una decina. Ogni mattina alle sette celebravo la messa per loro. Nel corso della prima funzione insieme ci disse: “Dobbiamo imparare a sopportarsi a vicenda, io sopporterò voi e voi sopporterete me”. Un Papa che abitava in mezzo a 40 preti non era una cosa semplice e non era mai capitato. Dopo quella messa ci salutò uno per uno. Arrivò da me e mi disse: “Lei è il cappellano delle suore, ecco, io vorrei continuare a celebrare alle sette del mattino ma non solo con le suore. Facciamo venire anche altre gente. Mi piace la vicinanza con le persone”. Da quel momento cominciai a stare con lui dalle 5 del pomeriggio fino alle 8 tutti i giorni: si ricevevano delle lettere, si rispondeva, si mandavano inviti. Normalmente facevamo venire le persone più semplici, più umili, mai grandi personaggi. Ogni mattina 50 persone arrivavano e lui, come un buon parroco, alle 6:45 scendeva e chiacchierava con loro, salutando tutti uno per uno.

Come si svolgeva una giornata lì?

Papa Francesco si alzava presto, alle 5 del mattino. Poi scendeva dal secondo piano, dove abitava. Usciva dall'ascensore col suo passo, un po' barcollante, e andava subito a stringere la mano al portinaio o alla portinaia di turno, alla guardia svizzera, al gendarme che aveva fatto la notte, al cameriere, alla donna delle pulizie… gente che magari aveva lavorato tanti anni in Vaticano ma che il Papa lo aveva visto col telescopio. Normalmente si presentava con un sacchetto (quei sacchetti di plastica del supermercato) dove metteva un vasetto di marmellata, una scatola di biscotti… perché c'era sempre qualcuno che compiva gli anni o faceva l'onomastico e lui mai si dimenticava.

Andò a fare un viaggio molto impegnativo in Iraq e tornò la domenica successiva al mio compleanno. Anche in quel caso scese col suo sacchetto e mi disse: “Questo vasetto di marmellata è per lei, non mi sono dimenticato”.

Il Santo Padre mangiava lì, nella mensa con il personale di Santa Marta, vero?

Al mattino, dopo la messa, veniva nel refettorio più grande e prendeva solo un succo di arancia. Qualche volta, a metà mattina, gli portavano qualcosa, mezzo panino, ad esempio. A pranzo i preti arrivavano verso le 2 ma lui mangiava prima, col personale. In un tavolo a parte c'erano quelli che facevano le camere, chi lavava i piatti della cucina… per lui era uno spasso, stava volentieri con loro.

Di cosa si parlava a tavola?

Di tutto, con molta libertà. Anche di calcio. Una volta abbiamo parlato di Loretta Goggi perché in Argentina era molto famosa la sua canzone “Maledetta primavera”. Alla sera mangiava alle 8 in punto, andava al self service e si prendeva in autonomia la sua insalata. All'inizio c'era un po' tanto imbarazzo. Si immagini, avere il Papa lì col piatto in mano non è una cosa di tutti i giorni. Però poi ci eravamo abituati ed era diventata una cosa normale.

Papa Francesco era un uomo molto spiritoso. È vero che faceva delle battute e magari qualcuno se la prendeva pure?

Delle battute fulminanti. Un giorno vennero a messa tre suore, tre superiori generali. Terminata la messa il Papa le salutò e la una di loro gli disse: “Santo Padre, noi desidereremmo che lei facesse beato il nostro fondatore”. Il Papa le rispose: “Ma certo! Il vostro fondatore è sicuramente degno della beatificazione, però – ci fu un attimo di pausa – ha fatto un grave errore: ha fondato il vostro istituto”. La suora rimase un pochino turbata!

Un’altra volta, durante un convegno, era seduto in mezzo a due cardinali. Al momento di andare via disse: “Gesù se ne va, rimangono i due ladroni”.

Una volta arrivai nel suo ufficio e vidi sulla porta del suo studio un grande cartello con scritte cubitali in rosso. Pensai a dei lavori in corso. Avvicinandomi lessi: “Vietato lamentarsi”.

Lo ha mai visto scoraggiato o abbattuto per qualcosa?

Scoraggiato o battuto mai. Però aveva dei momenti di grande silenzio. Una mattina c'era in cappella un gruppo di parenti delle vittime del disastro di Rigopiano, era metà di gennaio del 2018. Prima della messa era veramente affranto e mi disse: “Questa mattina io non faccio la predica perché non so cosa dire a queste persone”. Nei suoi momenti di silenzio probabilmente anche lui sentiva i problemi. Poi aveva una carica interiore fortissima. Dalle 7 alle 8 di sera, prima di andare a cena, stava in chiesa a pregare, seduto sulla sedia, in silenzio. Tutte le sante sere. Era quella la sua carica.

Nel suo ufficio aveva due cassettoni. Su quello di sinistra teneva una statuina che gli aveva regalato sua nonna, l'aveva portata dal Piemonte. Raffigurava San Giuseppe che dorme. Sotto di essa metteva i foglietti piegati col nome delle persone che chiedevano una grazia.

Quale sarà la principale eredità di Papa Francesco? Tra 100 anni per cosa lo ricorderemo?

Ci ho pensato molto in questi giorni. Lo ricorderemo per la sua vita, per la sua testimonianza, per la sua parola… ma soprattutto per i suoi gesti. Perché le parole si dimenticano. Francesco ha avvicinato Dio alla gente, ha fatto vedere che Dio è vicino, misericordioso, tenero, buono… come era lui. La gente potrebbe dire: come è buono Dio se era così buono Papa Francesco.


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