Migranti, Meloni annuncia i centri in Albania da agosto e attacca le opposizioni. Ed è lite con Magi (+Europa)

Migranti, Meloni annuncia i centri in Albania da agosto e attacca le opposizioni. Ed è lite con Magi (+Europa)

Migranti, Meloni annuncia i centri in Albania da agosto e attacca le opposizioni. Ed è lite con Magi (+Europa) Photo Credit: Agenzia Fotogramma


Shenjin, pronto da ieri, sarà un hotspot, Gjader, ancora in via di realizzazione, un Cpr. Soddisfatto anche il premier albanese Rama. Ma per le opposizioni si tratta solamente di una "passerella" a pochi giorni dalle elezioni Europee, un "hotspot elettorale"

 I centri per migranti di Shenjin e Gjader in Albania "saranno operativi dal primo agosto", non saranno una "Guantanamo" e non rappresenteranno un costo ma un "investimento" per l'Italia. Giorgia Meloni è arrivata questa mattina in Albania per un sopralluogo ai due siti: Shenjin, pronto da ieri, sarà un hotspot, Gjader, ancora in via di realizzazione, un Cpr. Per le opposizioni la sua è solo una "passerella" a pochi giorni dalle europee, un "hotspot elettorale", ironizza il segretario di +Europa Riccardo Magi, arrivato questa mattina nella struttura albanese e strattonato dalla sicurezza locale. Accuse a cui Meloni replica a muso duro: "Non ho fatto campagna elettorale, continuo a fare il mio lavoro. Quello che non posso fare è scomparire. Vado a Caivano ed è uno spot elettorale, vado in Albania ed è uno spot elettorale...non posso sospendere il mio lavoro per un mese".

I sopralluoghi

Dopo un sopralluogo nell'area di Gjader (con i cantieri ancora aperti) la premier visita rapidamente la struttura di Shenjin prima di un punto stampa insieme al 'collega' Edi Rama. Nel complesso dei due centri - spiega - saranno portate inizialmente circa mille persone per arrivare poi alla capienza di 3 mila previste dall'accordo. Un accordo "di respiro europeo" che "funzionerà", si dice certa, che aprirà una "fase nuova" e che sarà "replicabile in molti Paesi". Lo testimonia, per la premier, la lettera inviata nelle scorse settimane alla Commissione Ue da 15 Paesi su 27. Nel dettaglio, la struttura di Shenjin, situata all'interno del porto, funzionerà come hotspot, per effettuare "screeening sanitario, identificazione, formalizzazione della domanda di asilo" per migranti "salvati in acque internazionali, da navi italiane ufficiali" esclusi "minori, donne, anziani e fragili". A Gjader, nell'entroterra, invece saranno eseguite le "procedure accelerate di frontiera, in massimo 28 giorni" per quelli che "provengono da Paesi sicuri", la cui lista è stata appena ampliata. Avrà dunque anche "funzioni di Cpr per coloro che non hanno titolo a entrare e sono in attesa del rimpatrio". Ci sarà anche "un'area di detenzione per i reati eventualmente commessi all'interno dei centri". In entrambi la "giurisdizione è italiana, con personale italiano" mentre l'Albania collaborerà per la "sicurezza e sorveglianza" all'esterno.

La gestione

La gestione è stata affidata a Medihospes mentre il trasporto verrà effettuato "da navi governative italiane" ma "da settembre" ci sarà il noleggio di un traghetto, un "hotspot flottante" per 13,5 mln. "Il ricorso al noleggio di navi private - ha precisato - è una misura cautelare dovuta alla situazione internazionale" che potrebbe non consentire la piena disponibilità di navi 'ufficiali'. Per quanto riguarda i costi, l'opposizione calcola una spesa che arriverà a un miliardo di euro. Per Meloni i fondi previsti sono "670 mln euro per 5 anni, 134 mln all'anno" pari al "7,5% delle spese di accoglienza" sostenute dall'Italia. E non sarà, per lei, "un costo aggiuntivo" perché i migranti dovrebbero "comunque essere accolti in Italia". E' anzi, rivendica la premier, un "investimento" perché "può rappresentare uno straordinario strumento di deterrenza", riducendo quindi gli arrivi. Per lei, quindi, "a pieno regime in Italia risparmieremmo 136 mln". Alle opposizioni che le chiedono di destinare i soldi previsti per i centri, Meloni replica attaccando: "Sono contrari perché non vogliono risolvere il problema. Io ho diritto di spendere le risorse dei cittadini per fare quello che mi hanno chiesto. Sto facendo il mio lavoro. Piuttosto si potevano spendere in sanità i 17 mld spesi per le truffe sul superbonus, risorse tolte a malati per darle ai truffatori, gettate dalla finestra a causa di norme scritte male". Nel suo intervento, Rama ha tenuto un lungo 'sfogo' nei confronti della stampa italiana, trovando il sostegno di Meloni. "Provo sollievo nel vedervi tutti qui sani e salvi, in quest'area dove secondo il giornale italiano 'Domani' c'è il cuore della malavita albanese - ha ironizzato -. Abbiamo preso molto sul serio questa scoperta inquietante e siccome 'Domani' ha detto che la procura sta indagando, abbiamo chiesto informazioni alla procura speciale che ci ha rassicurato che tagliagole malavitosi non esistono: in Albania ci sono criminali ma non ci sono i presupposti per parlare di una mafia albanese". Con le loro inchieste, dunque alcuni media italiani "anche nel servizio pubblico" (un riferimento a 'Report' che però Rama non cita) vogliono "gettare fango sull'Albania per la cooperazione tra i nostri due governi nella lotta all'emigrazione clandestina. Il diritto a opporsi è stato trasformato in un abuso del quarto potere sulla pelle dell'Albania, degli albanesi e anche degli italiani". E anche la sinistra italiana dovrebbe capire, per Rama, che "la tessera di partito non c'entra un bel niente".

Le parole

Parole a cui fa eco Meloni: "Rinnovo tutta la solidarietà e vicinanza, mia, del governo italiano e del popolo italiano per gli attacchi che hanno ricevuto da quando hanno deciso di offrire questo aiuto. C'è stata una grandissima campagna denigratoria, è stato dipinto un narco-Stato controllato dalla criminalità ma è un racconto che non torna. Penso che la vera ragione non sia attaccare il governo albanese" ma il governo italiano. Ma così, ammonisce, "quando si mette in mezzo, per attaccare il governo, un partner internazionale, si rischia di fare non un danno al governo ma un danno all'Italia: il rischio è che domani ci siano meno Nazioni disposte a stringere accordi con noi".



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