
Maria Grazia Chiuri lascia Dior: si chiude un capitolo femminista nella storia dell’alta moda
29 maggio 2025, ore 15:45
Dopo nove anni alla guida creativa della maison francese, la stilista romana saluta Dior con una collezione spettacolare a Roma. Il suo successore sarà con ogni probabilità Jonathan Anderson.
Dopo nove anni intensi e rivoluzionari, Maria Grazia Chiuri lascia la direzione creativa di Dior. L'annuncio è arrivato il 29 maggio, solo due giorni dopo l’ultima sfilata della stilista per la maison francese, tenutasi nella sua Roma natale, nei giardini di Villa Albani. La collezione Cruise 2026, arricchita anche da capi di haute couture, si è conclusa con una standing ovation. Il congedo è stato accolto con emozione, confermando i rumors che circolavano da tempo nel mondo della moda.
Chiuri, 61 anni, è stata la prima donna a ricoprire il ruolo di direttrice creativa di Dior, occupandosi di Haute Couture, prêt-à-porter e accessori dal 2016. Nel suo messaggio di saluto, diffuso anche via social, ha espresso gratitudine al gruppo LVMH, alla presidente Delphine Arnault e a tutti gli atelier che l’hanno accompagnata in questo viaggio: «Abbiamo scritto un capitolo straordinario e d’impatto di cui sono immensamente orgogliosa», ha dichiarato.
UNA RIVOLUZIONE SILENZIOSA FATTA DI IMPEGNO E VISIONE
L’approdo di Maria Grazia Chiuri a Dior fu un evento storico non solo per la maison ma per l’intero sistema moda. Dopo un lungo sodalizio con Pierpaolo Piccioli da Valentino, Chiuri ha impresso a Dior una svolta femminista, artigianale e inclusiva. È sua l’iconica t-shirt “We Should All Be Feminists”, ispirata al saggio di Chimamanda Ngozi Adichie, che nel 2016 aprì il suo debutto sulla passerella parigina.
Nonostante critiche a volte dure, in quanto alcune delle sue collezioni sono state definite “banali” e “troppo commerciali” da parte della critica e del pubblico social, Chiuri ha saputo portare risultati concreti: sotto la sua guida, i ricavi di Dior sono quadruplicati, passando da 2,2 miliardi di euro nel 2017 a 9 miliardi nel 2023.
Oltre ai numeri, la stilista ha lasciato un’impronta culturale importante. Ha portato le sfilate Dior in luoghi lontani dai classici circuiti della moda, valorizzando l’artigianato locale e collaborando con artiste e intellettuali femministe. Ogni collezione è stata un progetto interdisciplinare, dove moda, arte e filosofia si intrecciavano in un dialogo contemporaneo.
UN’EREDITÀ CHE GUARDA A ROMA
Se Parigi ha segnato il suo apice professionale, il cuore di Chiuri è rimasto legato a Roma. Non a caso, il suo ultimo atto per Dior è avvenuto proprio lì. E sarà ancora Roma, probabilmente, al centro del suo futuro. La stilista ha acquistato il Teatro della Cometa, uno spazio culturale storico della capitale, con l’intenzione, insieme alla figlia Rachele Regini, di riportarlo al centro della vita intellettuale romana. Il prossimo progetto, dunque, sembra un ritorno alle radici.
VERSO UNA NUOVA ERA CON JONATHAN ANDERSON
La partenza di Chiuri apre le porte a una nuova fase per Dior. Sebbene non ci sia ancora l’annuncio ufficiale, tutti gli indizi portano a Jonathan Anderson come suo successore. Lo stilista nordirlandese, già alla guida di JW Anderson e protagonista del rilancio di Loewe, è stato nominato ad aprile direttore creativo della linea maschile di Dior. È lui il candidato più accreditato per dirigere anche le collezioni femminili.
Visionario, colto, capace di fondere moda, arte e cultura pop, Anderson ha costruito una nuova identità per Loewe, rendendolo uno dei brand più influenti del lusso contemporaneo. In molti osservatori del settore scommettono che sarà lui il primo stilista nella storia di Dior a occuparsi sia della linea uomo che di quella donna.
Il cambio della guardia avviene in un momento di grandi rivoluzioni nel panorama della moda. Tra addii, nomine e riorganizzazioni nei maggiori gruppi del lusso, l’uscita di scena di Maria Grazia Chiuri da Dior non è solo la fine di un’epoca per la maison, ma anche un segno dei tempi: più che mai, le case di moda cercano un equilibrio tra identità, mercato e impatto culturale. E la sfida per Anderson sarà proprio questa: riuscire a scrivere un nuovo capitolo, tanto solido quanto quello firmato Chiuri.