Luci nel bosco, misteri e crimini rurali tra i boschi della Val Brembana: i retroscena del libro con l’autore, Massimo Gardella

Luci nel bosco, misteri e crimini rurali tra i boschi della Val Brembana: i retroscena del libro con l’autore, Massimo Gardella Photo Credit: "Luci nel bosco" di Massimo Gardella, Tre60
07 giugno 2025, ore 09:00
Una storia si ammanta del forte fascino esercitato da un’ambientazione fuori dagli schemi ordinari: un caso da risolvere e tanta storia a cui attingere nel mentre
Nulla ti fa viaggiare come un buon libro. È indubbiamente bello lasciarsi ammaliare dalle copertine delle pubblicazioni, che settimana dopo settimana rimpolpano gli scaffali di proposte interessanti. Arrivare poi alla cassa per portare a casa il proprio preferito equivale a staccare un biglietto per nuove destinazioni.
E di “mete”, nel corso delle nostre settimane, ne abbiamo toccate parecchie. Siamo andati negli States con “Il giudice dei dannati” di Daniele Soffiati. Abbiamo toccato le sponde di Liten, l’isoletta tra Danimarca e Svezia, ne “La condanna del silenzio” di Arwin J. Seaman. Abbiamo visitato anfratti mozzafiato della Corea del Sud in “A Jeju nasce il vento” di Kim Ho-Yeon.
Questa volta rallentiamo – o meglio, evitiamo di spostarci in lungo e in largo per il globo – e facciamo i turisti a casa nostra. Perché spesso non c’è bisogno di voli intercontinentali per godere di scorci suggestivi come quelli offerti delle nostre catene montuose alpine. Sono proprio loro, le vette dei massicci rocciosi (e non solo) tra i protagonisti di “Luci nel bosco”, il libro di Massimo Gardella pubblicato da Tre60. Ne abbiamo parlato con l’autore.
LUCI NEL BOSCO, MISTERI FITTI COME LA VEGETAZIONE CHE LI CELA
Ciao Massimo, come da tradizione lascio a te la parola per un'introduzione: cosa troviamo in "Luci nel bosco"?
“Ciao Dario, allora "Luci nel bosco" è in sostanza un thriller antropologico, perché il mistero della morte di una donna sconosciuta nella Pineta di Piazzatorre, il piccolo paese della Val Brembana dove si svolge buona parte del romanzo, ha una trama che affonda ben più lontano nella caccia al colpevole di un efferato e al tempo stesso "sacro" delitto. Quindi direi che nel libro si trovano: atmosfera, storia, mistero, indagini e vicende umane.
Quando dico storia mi riferisco anche e soprattutto alla Storia della Valle, davvero antichissima e ancora oggi non troppo nota o d'interesse. Attraverso la trama ho voluto raccontare un po' di quella Storia fantastica, davvero misteriosa e suggestiva.”
Come nasce l'idea di ambientare la storia tra le cime d'Italia?
“L'idea in realtà è nata davvero decenni fa. La mia famiglia ha una casa e frequenta la valle da mezzo secolo, sono posti in cui sono cresciuto e dove vado tuttora, e mi sono sempre stupito che nessuno ci avesse mai ambientato qualche storiaccia, diciamo. Poi uscì il Blair Witch Project, e mi fu chiaro che ero sulla strada giusta. L'avevano girato nei boschi dietro casa, e davanti alla mia c'era la pineta del parco delle Orobie di 20km quadrati. Da lì è nata l'idea di una storia crime/horror che ha preso molte forme e traiettorie prima di diventare "Luci nel bosco". E poi, come dicevo sopra, perché sono luoghi antichi e magnetici, dovevo scrivere di quei posti prima o poi.”
Quanto influisce il set geografico sulla costruzione dei personaggi? In termini caratteriali degli stessi e di tempo necessario per dargli la giusta stratificazione. Perchè immagino che per essere credibile un libro con una determinata ambientazione debba avere anche dei personaggi che si calino credibilmente nell'atmosfera...
“Sì, certo, e vale sia per la costruzione dei personaggi umani sia di quelli naturali. Nel romanzo, la pineta e i sentieri di Piazzatorre descritti sono precisi, l'attenzione e la descrizione del paesaggio è altrettanto efficace a quella del capitano Pavone che indaga sull'omicidio rituale, ed è un uomo del tutto estraneo alla montagna, alla natura o al modo di vivere di quelle persone. Lo stesso vale per lo strambo e a suo modo cinico saggio pragmatico, Marzio Bottazzi, erudito dell'antichità e montanaro d'adozione, un contrasto.
Mi è stato fatto notare che manca una connotazione gergale per rappresentare i residenti della valle. È una scelta precisa, a parte un paio di espressioni comuni citate una volta e basta, per rendere più largo lo spettro dei lettori senza nulla togliere alla realtà locale. Non era necessario, avrebbe appesantito la fluidità del testo. Ho scritto un thriller per tutti, in fondo. Ma credo di avere reso l'amore per quei luoghi e persone nel romanzo, quindi una scelta stilistica accettabile.
Per quanto riguarda la stratificazione, sì, hai ragione; anche per me ci vuole il tempo necessario per lasciare che un personaggio evolva, si costruisca nel corso della trama. Altrimenti parti e finisci con un blocco di granito parlante, e spesso succede che il personaggio poi diventi altro da quanto immaginato, quasi si ribelli per seguire un suo percorso, e per seguirlo ci vuole tempo. È a lenta carburazione, diciamo, ma poi esplode.”
Restiamo sulla stessa linea della domanda precedente: considerando i contenuti del libro (i cenni relativi agli aspetti storico-geografico-geologici), quanto studio è stato necessario per poterne scrivere con cognizione di causa?
“Tanta ricerca, certo, oltre al fatto di conoscere già quei luoghi è stato fondamentale trasferirmi lì per tre mesi abbondanti, e come spesso succede più si fanno ricerche e più si trovano altri fili da collegare alla trama o vere e proprie "rivoluzioni" nell'impianto narrativo. È facile perdersi nella storia antica della Val Brembana, è davvero un pozzo di storie incredibili.
Le descrizioni della conca di Piazzatorre dal sentiero 121, sul Monte Torcola, sono quelle che vedevo io stesso facendo quel percorso più volte la settimana, e sicuramente questa esperienza diretta aiuta a trovare il modo di descriverla.”
LUCI NEL BOSCO, TRA ISPIRAZIONI E SGUARDO AL FUTURO
Scrivere un libro come questo, è evidente, ha sicuramente richiesto sforzi importanti in termini di "costruzione" del pacchetto completo. Hai qualche modello di riferimento che ti ha ispirato?
“Dunque, non mi sono ispirato a un vero e proprio autore/titolo in particolare. Forse volevo evitare paragoni immediati con altre opere, anche serie tv o film, di genere crime con ambientazione montana, Twin Peaks su tutti. Ecco non c'è niente di questo.
Per l'aspetto "ancestrale" delle indagini, come anche chiaro dall'esergo, il riferimento è Lovecraft, o meglio i suoi racconti ambientati in qualche zona boschiva. Il modo in cui HPL trasmette una sensazione di pace apparente, e di qualche terribile e antichissimo terrore che si aggira sempre nell'ombra, maledetto e invisibile, è quello con cui era mia intenzione rendere l'aspetto più sinistro della pineta nel mio romanzo. Più che altro, in certi momenti, preferivo che fosse una versione "malata" di "Northern Lights", vecchia splendida serie televisiva da noi nota come "Un medico tra gli orsi". Il senso di spaesamento di fronte alla natura, i piccoli misteri di una comunità chiusa e fiera di esserlo. Poi nel mio romanzo prende una piega molto "locale", e anche in questo la storia della Val Brembana mi è venuta in soccorso.”
Se il tuo libro fosse una canzone, quale sarebbe?
“Questa è difficile... Direi "Slum Creeper" dei Calla, dal loro primo album "Scavengers" (del 2001) e "Congregation" dei Low.”
Hai già qualcosa che bolle in pentola in vista del futuro?
“Sì certo ho sempre qualcosa in pentola, compresa l'evoluzione di questo romanzo in un nuovo libro, una "non serie" seriale, se mi perdonate la schifezza del gioco di parole.”