La rivincita dei media, con Joe Biden basta "fake news", la portavoce Jen Psaki promette rispetto, verità e trasparenza

La rivincita dei media, con Joe Biden basta "fake news", la portavoce Jen Psaki promette rispetto, verità e trasparenza

La rivincita dei media, con Joe Biden basta "fake news", la portavoce Jen Psaki promette rispetto, verità e trasparenza


Le parole del neo portavoce del presidente degli Stati Uniti vanno verso una nuova stagione non segnata dal populismo

I media si prendono la loro rivincita dopo che per quattro anni Donald Trump li aveva minacciati e delegittimati come 'fake news' e 'nemici del popolo', riducendo i briefing quotidiani con la stampa o trasformandoli in macchina di propaganda per difendere il presidente, manipolare e inventare fatti, assecondare teorie cospirative.


La nuova portavoce della Casa Bianca

Ad inaugurare la nuova stagione con il quarto potere è stata la portavoce del neo presidente Joe Biden: Jen Psaki, 42 anni, veterana della Casa Bianca e del dipartimento di Stato con Obama. "È un onore essere qui con voi. Quando il presidente mi ha chiesto di servire in questo ruolo, abbiamo discusso dell'importanza di riportare verità e trasparenza nella briefing room", ha esordito nel suo primo incontro con i media, entrando con la mascherina, diversamente dai suoi predecessori. "Ho un profondo rispetto per il ruolo di una stampa libera e indipendente nella nostra democrazia", ha proseguito, promettendo briefing quotidiani. "Ci saranno momenti in cui non saremo d'accordo ma abbiamo un obiettivo comune, condividere informazioni accurate con il popolo americano", ha spiegato, usando sempre toni gentili e modi professionali.


Le parole di Biden ad un reporter

Poco prima Biden, nella sua breve passeggiata per entrare alla Casa Bianca, era corso incontro ad un reporter dicendogli "continuate a fare quello che state facendo". Un abisso rispetto ai quattro anni precedenti, durante i quali alcuni media considerati troppo critici erano stati addirittura banditi dalla sala stampa e molti briefing erano stati trasformati in capannelli off-camera. Sean Spicer, il primo dei quattro 'press secretary' di Trump, aveva debuttato minacciando i media per aver ridimensionato la partecipazione all'inaugurazione presidenziale, prima di scivolare sulla gaffe di Hitler che "non ha mai usato armi chimiche". Sarah Sanders, che gli subentrò, fu colta in castagna per aver mentito sul licenziamento del capo dell'Fbi James Comey. Con Stephanie Grisham il podio è stato sepolto dalla polvere: nessun briefing. L'ultima portavoce, Kayleigh McEnany, era una sorta di robot che leggeva risposte preconfezionate sfogliando l'indice di una rubrica. Ora con Psaki si torna ai fatti, alla scienza, al confronto, archiviando insulti e fake news. "È il primo press secretary non bizzarro della Casa Bianca in quattro anni", ha twittato Michael Beschloss, uno storico presidenziale. 


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