La Lazio aggira la regola sugli allenamenti, a Formello si gioca tre contro tre

La Lazio aggira la regola sugli allenamenti, a Formello si gioca tre contro tre

La Lazio aggira la regola sugli allenamenti, a Formello si gioca tre contro tre


A Formello proseguono gli allenamenti in vista della riapertura del campionato, si giocano partite tre contro tre che violano le regole rispetto al distanziamento sociale

La Lazio va veloce

Anche troppo. Fino al 18 maggio per gli sport di squadra sono consentiti soltanto gli allenamenti individuali. Ma da un paio di giorni sui campi di Formello è scattata la classica fuga in avanti. Come riporta il Corriere della Sera, peraltro con dovizia di particolari, gli allenamenti della squadra di Simone Inzaghi si concludono con partitelle tre contro tre; pettorine blu contro pettorine verdi, con l’allenatore che raccomanda intensità e chiede tre tocchi e gol di prima nelle porticine. C’è una sessione mattutina e una nel pomeriggio. In una prima fase i calciatori corrono, fanno stretching, provano i tiri in porta da lontano; fin qui tutto regolare. Poi però le sedute si chiudono con una breve partitella, situazione che certo non può garantire il famoso distanziamento. Per proteggere l’attività da sguardi indiscreti, è stata aggiunta una rete verde a protezione del campo Fersini, dove si svolgono gli allenamenti. Ma serve a poco, scrutando tra le piante si vede tutto, o quasi.

Voglia di correre, voglia di vincere 

Il presidente Claudio Lotito è stato il più acceso fautore della ripresa degli allenamenti e delle partite di campionato. Anche perché la Lazio è in scia alla capolista Juventus e non vuole lasciarsi sfuggire questa occasione. Nei giorni scorsi la società biancoceleste ha sanificato il suo centro sportivo, che peraltro è appena stato rinnovato e modernizzato con grande attenzione alle norme igieniche e sanitarie. Il responsabile medico Ivo Pulcini aveva dichiarato: “Il nostro centro sportivo è sanificato, ai calciatori vengono rilevati tutti i dati: temperatura, frequenza cardiaca, ossigenazione. Se i giocatori superano il cancello non significa semplicemente che sono sani, ma che sono perfetti”.

Il rispetto delle regole 

Il discorso sta in piedi, ha una sua logica: se sappiamo che i giocatori sono sani, potrebbero comportarsi da tali. Ma se c’è una regola, questa va rigorosamente rispettata. Il mondo del calcio si è legittimamente lamentato dell’atteggiamento non proprio collaborativo, vagamente ostile di alcune istituzioni (su tutti il ministro dello sport Vincenzo Spadafora); questi comportamenti da furbetti sono proprio ciò che si deve evitare, per non rafforzare il partito degli “anti-calcio”. Che sia chiaro, qui non si vuole demonizzare la Lazio: la voglia di ripartire è comprensibile, soprattutto per chi ha davanti a sé la possibilità di raggiungere un traguardo importante. E poi nessuno può escludere che anche altre squadre abbiano fatto qualche strappo alla regola, magari in centri sportivi più blindati e meno visibili.


Vent’anni dallo scudetto

E oggi per la Lazio è comunque un giorno speciale: sono passati vent’anni dalla conquista dello scudetto. Era domenica 14 maggio 2000, i biancocelesti avevano battuto la Reggina con il punteggio di 3-0, ma per esultare avevano dovuto aspettare più di un’ora, perché a Perugia un nubifragio aveva interrotto la partita tra i padroni di casa e la Juventus. Tutti ricordano le immagini dell’arbitro Collina che con tanto di ombrello aperto valuta la praticabilità del terreno di gioco. Poi il gioco riprese e arrivò il gol del Perugia con Calori; alle 18.04 la Lazio poté festeggiare il titolo conquistato con Sergio Cragnotti presidente, Sven Goran Eriksonn allenatore, e in campo campioni quali Mancini, Nesta, Mihajlovic, Boksic, Simeone, Veron, Nedved, Stankovic, Salas, Marchegiani. E quel Simone Inzaghi, che vent’anni dopo vuole riaccendere un sogno. A costo di qualche strappo alla regola.



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