
La fuga degli infermieri dall’Italia: Antonio Torella, 41 anni: ecco perché ho lasciato il mio paese Photo Credit: agenzia fotogramma
08 aprile 2025, ore 15:30
Antonio Torella, infermiere 41enne, racconta la sua esperienza di fuga dall’Italia per lavorare all'estero, dove ha trovato migliori opportunità professionali e condizioni di lavoro.
In Italia, il settore sanitario sta attraversando una crisi sempre più problematica, con pochi professionisti qualificati e condizioni di lavoro che spingono molti, soprattutto infermieri, a cercare opportunità all'estero. E’ proprio ciò che ha fatto Antonio Torella, un infermiere di 41 anni che è tornato a Bologna dopo aver lavorato per diversi anni in Inghilterra; sebbene abbia avuto altre opportunità di lavorare all'estero, ha scelto di tornare in Italia per rimanere vicino alla famiglia e ai suoi figli. Nonostante questa sua decisione, la tentazione di tornare a lavorare all'estero in lui è ancora forte, con offerte che arrivano fino a 1.500 euro a settimana, oltre che master universitari, corsi di formazione e di specializzazione retribuiti. Una differenza rilevante rispetto a quanto guadagnerebbe lavorando in un ospedale italiano. Tuttavia, il ritorno in Italia per lui non è stato facile. Antonio si è trovato a dover fare i conti con la realtà del sistema sanitario italiano, dove la carenza di personale continua a peggiorare e le condizioni lavorative rimangono problematiche.
Un settore in crisi
La carenza di infermieri è un problema crescente in Italia. Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dell'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), L’Italia è uno dei Paesi più colpiti in Europa dalla fuga di personale sanitario, e questa situazione sta diventando una vera e propria emergenza. I motivi principali di questo problema sono che è difficile trovare infermieri che restino a lungo, molti hanno contratti temporanei e lo stipendio non basta. Spesso si trovano a lavorare troppo, con turni lunghi e un carico di lavoro sempre più pesante e senza essere pagati adeguatamente per tutto quello che fanno. “In Inghilterra, dove la figura dell’infermiere è storicamente valorizzata, vanno alla ricerca di personale qualificato, come quello italiano, per mantenere alti gli standard soprattutto del rapporto quantitativo infermiere-pazienti.” sostiene Antonio in un' intervista al "Corriere della Sera" In questa situazione, molti infermieri professionisti decidono di cercare lavoro all'estero, come ha scelto Antonio, dove le condizioni sono migliori. Paesi come la Gran Bretagna, la Germania o la Svizzera offrono stipendi più alti e contratti più sicuri. Lì infatti Antonio ha trovato un lavoro che paga di più e meno stressante rispetto a quello che faceva in Italia.
La fuga degli infermieri dall’Italia
Il caso di Antonio è uno dei tanti casi di fuga di infermieri dall'Italia all'estero, che sta diventando un fenomeno consolidato e difficile da fermare. Spesso questi professionisti preferiscono affrontare il rischio di trasferirsi all'estero piuttosto che restare in Italia, dove il sistema sanitario, secondo loro, non è in grado di garantire una qualità della vita sostenibile. Le motivazioni di tutto ciò sono legate alle retribuzioni molto basse in Italia, legate a tagli, a spese e a finanziamenti, oltre al numero sempre maggiore di pazienti mentre in molti paesi europei gli infermieri godono di maggiori tutele contrattuali e opportunità di carriera.
L’inglese come lingua per il lavoro
L’esperienza di Antonio è utile anche per capire un altro aspetto, quello della lingua. Per lavorare all'estero, soprattutto in Inghilterra, è fondamentale conoscere bene l’inglese. Per molti infermieri italiani, la lingua può essere da un lato un ostacolo, ma allo stesso tempo dall'altro rappresenta un’opportunità di crescita sia professionale che personale perché è l’occasione di affinare le proprie conoscenze o addirittura impararne di nuove. Alcuni italiani sono già preparati da questo punto di vista, ed hanno un bagaglio professionale molto più ampio rispetto ai colleghi inglesi. La grande richiesta di infermieri in Gran Bretagna ha portato anche molte strutture sanitarie inglesi a investire nella formazione, soprattutto linguistica, per garantire che il personale sia sufficientemente formato per poter comunicare meglio con i pazienti.