La fortuna del principiante, misteri da risolvere nella periferia romana: alla scoperta del libro con il suo autore, Valerio Marra

La fortuna del principiante, misteri da risolvere nella periferia romana: alla scoperta del libro con il suo autore, Valerio Marra

La fortuna del principiante, misteri da risolvere nella periferia romana: alla scoperta del libro con il suo autore, Valerio Marra Photo Credit: "La fortuna del principiante" di Valerio Marra, Piemme


Errori che si riverberano nel tempo e che hanno contraccolpi a lungo termine: un thriller urbano dove personaggi e anche la città che fa da sfondo hanno un’importanza fondamentale

Come ogni sabato diamo il via alle danze del fine settimana dedicato al mondo dei libri. Un ecosistema fatto di tantissime tonalità, ognuna con il proprio pubblico di riferimento. Ed è un viaggio, quello tra gli scaffali delle librerie e tra le pagine dei volumi, che ci ha permesso di saperne di più di moltissime letture in tanti modi differenti.

Grazie agli approfondimenti domenicali dedicati ai libri più interessanti della settimana, per esempio. O ancora grazie alle intervista con autori e autrici che nei libri mettono loro stessi e loro stesse. Basti dare uno sguardo alle recenti interviste per “Figlie selvagge” o “11 Miglia”, per averne un assaggio.

Oggi il nostro focus si sposta su un volume approdato nelle ultime settimane sugli scaffali. Si intitola “La fortuna del principiante” di Valerio Marra, pubblicato da Piemme. E proprio con l’autore siamo andati dietro le quinte per saperne qualcosa in più sulle scelte effettuate in fase di scrittura, e che hanno permesso al libro di vedere la luce così com’è.


LA FORTUNA DEL PRINCIPIANTE, UN THRILLER DI VITA VISSUTA

Ciao Valerio, come da mio modus operandi lascio a te la parola per le presentazioni: cosa troviamo ne "La fortuna del principiante

“Ciao, Dario. In La fortuna del principiante c’è tanto di me. Mi sono spremuto l’anima e l’ho messa su carta, senza sconti. Dentro ci trovi la voce di chi ha sbagliato, di chi prova a rimettere insieme i pezzi, ma soprattutto il punto di vista di chi vive dall’altra parte: quella degli invisibili, degli esclusi, dei reietti. Quelli che la società guarda solo quando serve un capro espiatorio. È un romanzo agrodolce: ironico, malinconico, ma molto vero.”


Ho notato che è una storia dove - al netto dell'aspetto thriller di fondo - la componente psicologica legata al quotidiano dei personaggi (e soprattutto del protagonista) ha un grande rilievo: come mai questa scelta, ai fini narrativi?

“È un po’ una mia caratteristica, in effetti. Mi piacciono i “gialli pretesto”, dove l’indagine – sempre se si possa davvero chiamare così – è solo un espediente narrativo per raccontare altro. In questo caso, più che mai, l’inchiesta è un filo sottile che tiene insieme la vera storia: quella degli esclusi, degli invisibili, di chi la società non vede e non ascolta.”


Anche il territorio (di Roma nella fattispecie) ha uno so peso specifico nello sviluppo della storia?

“Hai colto in pieno. Il territorio, per me, non è mai solo uno sfondo: è un personaggio. In questo caso è Roma, ma non quella da cartolina. È il quartiere Don Bosco, con i suoi palazzi scrostati, i bar, le sale scommesse, le panchine o i marciapiedi abitati. Un mosaico, sì, ma fatto di pezzi spaiati, rumorosi, stanchi. Eppure vivi, vibranti, veri. Come i personaggi che lo abitano.”


La tua è una storia che si articola su due binari temporali che nel racconto si sviluppano in parallelo, tra passato e presente. Quando hai lavorato alla storia hai pensato prima alla storia che mostra il protagonista nel presente o agli eventi del passato che poi hanno portato il protagonista a essere cosí com'è nel presente?

“In realtà ho pensato il tutto in maniera simultanea. Non riuscivo a immaginare il presente di Audaci senza sapere da dove venisse. Il presente, dopotutto, è la somma del passato: degli errori, delle scelte sbagliate, dei rimpianti. E anche delle cose belle e delle scelte giuste. Audaci, alla fine, è così anche per il suo passato. Un po' come tutti noi...”



L’IMPORTANZA DELL’INTERATTIVITÀ

In questo libro (così come nel precedente, "La nuova maestra") giochi con i lettori anche con l'ausilio di pagine disegnate. Come mai questa scelta? E com'è cambiato l'uso che hai fatto di questa "feature" in questo libro rispetto al precedente?

“Con “La nuova maestra” ho provato ad arricchire la lettura con una forma di interattività, e si può dire che in Italia sia stato un esperimento: sono stato infatti il primo a inserire disegni narrativi integrandoli nella trama di un thriller. In “La fortuna del principiante” l’approccio è cambiato: adesso c’è un uso più consapevole del mezzo. E poi ho avuto la fortuna di lavorare con due professionisti incredibili, Ale e Ale, che voglio ringraziare di cuore. Sono stati bravissimi, umili, creativi. Degli artisti fantastici che hanno dato un’anima visiva ai pensieri più nascosti del protagonista.”


Ti faccio ora una domanda/gioco a tema: se il tuo libro fosse una canzone, quale sarebbe?

“Direi “Io sì (Seen)”, la canzone di Laura Pausini scritta per il film con Sofia Loren. Parla di chi c’è anche quando nessuno ti vede. Di chi sceglie di restare accanto agli invisibili, anche se fa male, anche se costa fatica. Che è esattamente lo spirito del libro: dare voce a chi non ce l’ha, o a chi l’ha persa lungo la strada.”

Nuovi progetti in cantiere? Hai già qualcos'altro che bolle in pentola?

“Al momento non ho nuovi progetti concreti, ma mi piacerebbe proseguire con la storia di Guido Audaci. Questo romanzo si presta bene a diventare una serie, anche perché il protagonista ha ancora parecchi fantasmi da affrontare… e un bel po’ di “invisibili” da incontrare lungo la strada.”



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