La dura vita di chi ama fare sport ai tempi del coronavirus, esercizi a casa davanti ad un computer

La dura vita di chi ama fare sport ai tempi del coronavirus, esercizi a casa davanti ad un computer

La dura vita di chi ama fare sport ai tempi del coronavirus, esercizi a casa davanti ad un computer


Sono sufficienti una connessione Wi Fi e un laptop, o anche lo schermo da due pollici di uno smartphone, per dar vita alla sessione ginnica 2.0.

Un limite al movimento

Never give up! Arrendersi, mai. Lo spirito atletico di coloro che sentono il bisogno di muoversi ha subito un graduale ridimensionamento, che ha condotto i più intraprendenti a trovare soluzioni alternative. Il decreto governativo del 7 marzo limitava gli spostamenti, ma permetteva lo sport all’aperto nelle aree pubbliche non recintate; no ad assembramenti, ma lo spirito atletico degli irriducibili trovava spazio e aria pulita per esprimersi nelle discipline praticabili a corpo libero, mantenendo un occhio attento e circospetto alle distanze dalle anime gemellate dallo stesso bisogno: muoversi! Il 15 marzo, il secondo decreto fa chiarezza tra chi si insinua negli interstizi dei divieti, lo sport non deve essere la scusa dei furbetti, quindi, anche i parchi pubblici non recintati diventano off limits oltre che per i furbi anche per gli sportivi. Il 22 marzo, la cinghia si stringe ancora trasformandosi in un cappio intorno al collo di chi sente il bisogno sgranchirsi ossa o muscoli: non si potrà allontanare oltre i 200 metri dalla propria abitazione.


Il virus non ci fermerà

Ma quello spirito vulcanico che arde come la fiamma olimpica in ogni individuo per il quale il movimento non è solo l’appesantito passaggio post prandiale dalla sedia al divano e dal divano al letto. Dunque, quello spirito irriducibile, costretto nelle mura domestiche, con una carica fisica inespressa spaventosa, come è tipico dall’Homo Erectus in poi, applica strategie stravaganti pur di trovare una risposta alle proprie esigenze fisiche e psicologiche, anche per non sconfinare in atti sconsiderati. Sono sufficienti una connessione Wi Fi e un laptop o, quando tutto manca, anche lo schermo da due pollici di uno smartphone, a patto di avere buoni occhi, per dar vita alla sessione ginnica 2.0.

Un soccorso dalla tecnologia

Per capire il contesto, però, bisogna avere un paio di informazioni di natura tecnica, che rendono bene l’idea della devozione nei confronti del dio sport. Attualmente, per ciò che viene comunemente definito lockdown, abbiamo un aumento del flusso dati da rete mobile del 30% e da rete fissa del 60%. Il che produce, se pure le compagnie telefoniche stiano mettendo in campo l’impossibile per coprire la domanda di giga, un sovraccarico della rete e, dunque, un sensibile abbassamento della qualità audio e video dei rendez vous virtuali sulle piattaforme più disparate da Skype a Zoom, da Houseparty a FaceTime. La scena, per chi non è pratico e osserva da fuori, potrebbe convincere i familiari ad optare per la richiesta di un TSO.


Movimenti non sempre coordinati

Naturalmente, l’intraprendenza è anche frutto dell’ingegno di chi si è dovuto reinventare per non morire... tra i tanti ci sono personal trainer; gli istruttori e i preparatori atletici di una moltitudine disarticolata di atleti dilettanti, spesso allo sbaraglio, appunto. E quando si trova convergenza sulle esigenze, l’uomo (più spesso la donna), dà il meglio di sé e supera tutti gli ostacoli virtuali di una rete fortemente stressata. Il risultato è un individuo apparentemente scollegato dalla realtà, che fa movimenti inconsulti e disorganici davanti uno schermo, spesso piccolissimo, dal quale fuoriescono suoni distorti e su cui è rappresentato un ologramma che si muove a scatti con continui stop and go che somigliano più a un attacco epilettico che a una lezione di ginnastica. Ma, come dicevamo, lo spirito atletico è devoto allo sport oltre ogni immaginabile umiliazione, pertanto, l’unica precauzione accettabile è l’isolamento, ché mai ci fu momento storico più azzeccato!​


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